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  • Mercoledì 16 novembre 2016

Sembra che stiamo processando la persona sbagliata

Oggi comincia a Palermo il processo del trafficante di esseri umani arrestato lo scorso giugno, ma ci sono sempre più prove che ci sia stato uno scambio di persona

Oggi, mercoledì 16 novembre, davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Palermo ci sarà la prima udienza dell’uomo eritreo arrestato lo scorso 24 maggio in Sudan, estradato in Italia il 7 giugno e rinviato a giudizio lo scorso settembre con l’accusa di traffico di persone. Si tratterebbe di Medhane Yehdego Mered, ritenuto uno dei più grandi trafficanti di esseri umani sulla cosiddetta “rotta libico-subsahariana” e al centro di un’indagine condotta dalla procura di Palermo. L’avvocato dell’uomo arrestato e che oggi si presenterà in tribunale dice però che sia l’arresto che l’estradizione sono un caso di scambio di persona: i media britannici e in particolare il Guardian lo avevano sostenuto già lo scorso giugno e negli ultimi giorni hanno pubblicato alcuni documenti e nuove foto a favore di questa tesi.

Dall’inizio
Mercoledì 8 giugno il ministero dell’Interno italiano e la National Crime Agency del Regno Unito avevano annunciato l’arresto in Sudan e l’estradizione in Italia di Medhane Yehdego Mered, un uomo di 35 anni originario dell’Eritrea accusato di essere uno dei capi di una grande organizzazione internazionale che gestisce il traffico di migranti verso l’Europa e coinvolto nel viaggio di almeno 13 mila persone. I magistrati avevano intercettato per mesi il cellulare di Medhane Yehdego Mered raccogliendo informazioni sul suo conto e sulle sue attività.

Dopo l’arresto, i media britannici avevano cominciato ad avere dei dubbi, scrivendo che la persona arrestata, estradata e ora sotto processo fosse in realtà Medhanie Tesfamariam Berhe: un eritreo di 29 anni che non era mai stato in Libia, che non ha niente a che fare con la presunta rete per il traffico di migranti e che si è dichiarato innocente. Dei testimoni avevano effettivamente sostenuto la tesi dello scambio di persona: rifugiati che avevano avuto contatti con il vero trafficante e che non avevano riconosciuto l’uomo arrestato o amici dell’uomo arrestato che hanno escluso il suo coinvolgimento in organizzazioni criminali. Alcuni testimoni avevano tra l’altro chiesto di rimanere anonimi per paura che il vero trafficante ancora in libertà si vendicasse con le loro famiglie. Il Guardian, tra le altre cose, aveva anche pubblicato i documenti di identità di Berhe forniti dalla sua famiglia.

scambio persona Mered

Le nuove “prove”
Il Guardian ha pubblicato oggi nuove fotografie che sembrano mostrare Medhane Yehdego Mered alla celebrazione del matrimonio di suo nipote nell’ottobre 2015. Lo si vede tra gli amici, mangiare la torta, in posa con gli invitati.

Mered

Due ospiti della festa hanno dichiarato che l’uomo fotografato era il trafficante che gli italiani affermano di aver messo sotto processo. Scrive il Guardian: «L’uomo nelle fotografie appare nettamente diverso dall’uomo estradato in Italia, ma ricorda da vicino la persona descritta come Mered nelle foto segnaletiche rilasciate dai pubblici ministeri italiani negli anni precedenti».

(Nella foto: a sinistra l’uomo che secondo il Guardian è Medhanie Tesfamariam Berhe, al centro e a destra Medhanie Yehdego Mered in una foto segnaletica e in una foto del matrimonio)

mered

Dice ancora il Guardian: «Le rivelazioni sollevano ulteriori preoccupazioni circa la competenza delle operazioni anti-contrabbando italiane e britanniche. Nel mese di giugno, entrambi i paesi avevano presentato il presunto arresto di Mered come una grande vittoria». Michele Calantropo, avvocato dell’uomo arrestato in Sudan, ha detto che «queste foto sono molto importanti perché dimostrano ciò che abbiamo cercato di dire in questi ultimi mesi: dimostrano che il trafficante è ancora in libertà e che non è, ovviamente, il mio cliente».

A parte le fotografie ci sarebbero anche altre prove a sostegno della tesi dello scambio di persona e sono state elencate dal Guardian: i procuratori, nel giorno del rinvio a giudizio, non hanno presentato alcun testimone contro l’uomo attualmente a processo, la perizia fonica non ha prodotto risultati rilevanti, non è stato cioè possibile dire se la voce di Berhe corrispondesse a quella di Mered ascoltata nelle intercettazioni telefoniche del 2014, i documenti di Berhe fanno pensare che lui e Mered siano persone diverse, le immagini cruente presenti sul telefono di Berhe, che i pubblici ministeri avevano sostenuto essere fotografie dei suoi clienti morti, erano in realtà state scaricate da un sito asiatico, due delle persone che avevano avuto a che fare con Mered, infine, non hanno riconosciuto Berhe.

La tesi dell’accusa si basa in gran parte sulle telefonate intercettate tra Berhe e alcuni trafficanti: l’avvocato dell’uomo arrestato non contesta che queste intercettazioni abbiano a che fare con il suo cliente, ma sostiene che le chiamate non contengano alcuna prova incriminante. Molti eritrei che intendono partire o aiutare qualcuno a partire sono poi regolarmente in contatto con i trafficanti in Libia: «Se un eritreo vuole lasciare il paese non può esattamente andare in un aeroporto: è costretto a contattare un contrabbandiere». La famiglia di Berhe ha confermato questa dichiarazione, che cioè il figlio abbia avuto contatti per conto di altre persone.