Argentina e Cile vogliono uccidere tantissimi castori
C'è una specie di invasione che ha gravi conseguenze sulla vegetazione: l'abbattimento di 100.000 animali è sostenuto anche dagli ambientalisti
I governi di Cile e Argentina hanno deciso di affrontare il problema dei castori che stanno causando gravi danni alle foreste e all’ambiente. Lunedì scorso i funzionari argentini hanno annunciato di aver concluso un accordo con il Cile per abbattere 100 mila castori nella regione della Patagonia, che si estende tra i due paesi.
Il problema dei castori ha avuto inizio nel 1946, quando la Marina argentina lasciò in libertà 25 coppie di castori portati dal Canada all’Isla Grande, l’isola principale dell’arcipelago della Terra del Fuoco, all’estremità meridionale dell’America del Sud. Lo fecero per arricchire l’ecosistema di quei luoghi e anche l’industria locale delle pellicce: gli australiani fecero una cosa simile con i conigli nei primi anni del Diciannovesimo secolo. Entrambi i piani però sono falliti. Nel giro di 70 anni le coppie originarie di castori nella Terra del Fuoco si sono riprodotte molto velocemente in un ambiente per loro privo di predatori naturali (orsi e lupi, per esempio), causando cambiamenti irreversibili nell’ecosistema di quelle foreste e cominciando anche ad avanzare sul continente. Ora la popolazione è fuori controllo, e ci sono diverse preoccupazioni.
(La salvifica strage di conigli in Australia)
Il castoro è il secondo più grande roditore sulla terra, dopo i capibara: gli adulti possono arrivare a pesare 30 chilogrammi e a misurare più di un metro. Ci sono due specie di castoro: il Castor fiber o castoro europeo, e il Castor canadensis o castoro Nord Americano, molto più diffuso. Le due specie differiscono tra loro per la forma delle ossa nasali, tanto che alcuni studiosi le considerano come due sottospecie di un’unica specie. Entrambe le specie, comunque, modificano i loro ambienti tagliando rami e interi tronchi d’albero per costruire dighe, canali e tane. Le dighe sono utilizzate solitamente per ampliare l’area intorno alle tane e aumentare la profondità dell’acqua. Un’altra caratteristica dei castori è la loro capacità di riprodursi in modo molto veloce in diversi habitat: sette castori vennero per esempio liberati in Finlandia nel 1937 e una decina di anni fa è stato stimato che il loro numero avesse raggiunto i 12.000 mila esemplari.
A differenza degli alberi più a nord, più resistenti, molti alberi del Sud America muoiono dopo che vengono “attaccati” dai castori che possono tagliare un piccolo tronco in poche ore e uno grande in pochi giorni. Si tratta di alberi che hanno anche 100 o 150 anni che spesso si trovano sulle rive dei fiumi. Le dighe costruite dai castori possono raggiungere anche i 100 metri di lunghezza e causare inondazioni che hanno gravi ripercussioni sulla vegetazione autoctona o provocare accumuli di fango che seppelliscono i semi che normalmente consentono la rigenerazione della foresta. Diversi studi hanno dimostrato che dopo 20 anni di presenza attiva dei castori la foresta non è in grado di tornare al suo stato originale. I castori hanno distrutto intere aree del paese che sommate, è stato stimato, hanno un’estensione doppia rispetto a quella della capitale dell’Argentina, Buenos Aires. Le attività dei castori causano danni anche alle strade, alle fogne e ai ponti.
La biologa Giorgia Graells, che lo scorso anno ha pubblicato uno studio sui danni ambientali causati dai castori, ha spiegato che «potrebbero esserci popolazioni di castori che si muovono nel continente e nelle isole» in modo “invisibile” tanto che riuscire a stimare il numero totale degli esemplari potrebbe essere impossibile e che il numero di 100 mila potrebbe essere di molto inferiore alla reale quantità di individui. Da una serie di ricerche è ad esempio risultato che dalla Terra del Fuoco i castori si sono espansi sul continente nel 1968, 26 anni prima che venissero visti per la prima volta.
Il tasso di distruzione delle foreste ha convinto molti che l’abbattimento fosse ormai l’unica opzione: «Quando abbiamo visto la foto di una diga creata dai castori nella foresta ci ha colpito molto: sembrava che fosse caduta una bomba», ha detto Nicolas Iacouzzi, che ha girato un documentario sul tema: «La situazione era così grave che le persone che si occupano di conservazione della specie e della natura hanno detto che l’unica cosa che restava da fare era ucciderli».
L’abbattimento è sostenuto dalle Nazioni Unite e anche dai gruppi ambientalisti. Ma si parla di 100 mila esemplari che vivono in zone aspre e spesso inaccessibili. Il processo non sarà dunque facile: gli esperti dicono che potrebbe essere molto lungo e richiedere dai 10 ai 15 anni.