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  • Martedì 15 novembre 2016

Chi è questo Stephen Bannon

Donald Trump ha scelto come suo principale stratega e consigliere una persona accusata da anni di essere estremista, razzista e antisemita

(ROBYN BECK/AFP/Getty Images) Drew Angerer/Getty Images)
(ROBYN BECK/AFP/Getty Images) Drew Angerer/Getty Images)

Negli Stati Uniti si sta discutendo molto della scelta del presidente eletto Donald Trump di nominare consigliere speciale e chief strategist, un importante ruolo alla Casa Bianca, Stephen Bannon, l’ex capo del sito di estrema destra Breitbart News. Bannon e soprattutto Breitbart News sono stati associati spesso a posizioni antisemite, razziste ed estremiste, e moltissimi politici e organizzazioni hanno accolto con preoccupazione e indignazione la sua nomina in un ruolo così importante nella prossima amministrazione Trump.

Bannon ha quasi 63 anni ed è nato in Virginia: ha studiato alla Virginia Tech e alla Georgetown University, e si è specializzato in Economia alla Harvard Business School. Nella sua vita è stato un ufficiale di Marina, ha lavorato per Goldman Sachs, ha cofondato un centro di studi di orientamento conservatore e nel 2012 è diventato presidente esecutivo di Breitbart News, forse il più importante sito di estrema destra americano, che è un punto di riferimento soprattutto per l’“alt-right”, cioè il movimento di “destra alternativa” ai Repubblicani tradizionali che ha costituito un’importante base elettorale per Trump, e che comprende soprattutto giovani bianchi che vedono multiculturalismo e immigrazione come gravi minacce per gli Stati Uniti.

Bannon e Trump si conoscono da molti anni, e durante le primarie Repubblicane Bannon ha trasformato Breitbart in una specie di organo officiale della campagna elettorale di Trump, sostenendolo anche con notizie false e complottiste. Ben Shapiro, un editorialista di Breitbart che lasciò il sito durante le primarie, disse che era diventata «la Pravda di Trump». Nell’agosto del 2016, a meno di tre mesi dalle elezioni americane, Bannon è stato nominato chief executive della campagna elettorale di Trump. Poco dopo l’ex moglie lo ha accusato di non aver voluto mandare i loro figli in una scuola perché frequentata da bambini ebrei: lui ha negato.

Breitbart, che è sempre stato un sito dai toni allarmistici e con contenuti estremisti, durante la gestione di Bannon ha pubblicato articoli che, per esempio, definivano l’editorialista conservatore Bill Kristol un “traditore ebreo”, o che sostenevano fin dal titolo che “La soluzione per gli abusi online è semplice: le donne dovrebbero disconnettersi” o che “Non c’è nessun pregiudizio contro le donne nella tecnologia: fanno solo schifo ai colloqui di lavoro”. In altri casi, il sito ha parlato di “cultura dello stupro musulmana” o ha celebrato la bandiera confederata poco dopo la sparatoria nella chiesa di Charleston, o ha definito la deputata Democratica Gabby Giffords, a cui spararono in testa nel 2011, lo “scudo umano della campagna per il controllo delle armi”.

Il ruolo di chief strategist assegnato a Bannon da Trump è molto importante: nonostante non abbia compiti molto definiti, è sostanzialmente uno dei principali – se non il principale – consiglieri del presidente, verso il quale ha accesso praticamente illimitato. Nell’amministrazione Obama, durante il primo mandato il consigliere con compiti più simili fu David Axelrod, e per George W. Bush fu invece Karl Rove: entrambi diventarono tra i membri più conosciuti dei rispettivi staff presidenziali ed ebbero molta influenza sulle presidenze di Obama e Bush. In molti credono però che Bannon possa avere poteri concreti ancora maggiori: Trump non ha nessuna esperienza politica ed è risaputo che di molti temi, sia di politica interna che estera, non sa praticamente niente. È probabile – e lo ha anche già lasciato intendere – che delegherà molte decisioni e incarichi, oltre che alla vicepresidenza e ai vari Dipartimenti, anche al suo staff, e quindi soprattutto a Bannon. L’altra importante nomina politica fatta da Trump finora, quella di Reince Priebus a capo di gabinetto – chief of staff – è molto diversa, perché Priebus è un politico navigato appartenente all’establishment del Partito Repubblicano da anni. Breitbart News ha criticato spesso molti politici Repubblicani e soprattutto Paul Ryan, speaker della Camera vicino a Priebus.

La nomina di Bannon ha attirato critiche trasversali. La preoccupazione generale è che possa portare nell’amministrazione Trump istanze e proposte della destra estrema e razzista, cosa che non era mai successa nella storia americana recente, neanche nelle amministrazioni Repubblicane più di destra. Deborah Lipstadt, una storica ebrea che ha sostenuto Hillary Clinton, ha dettoPolitico che l’alt-right «è un bastione dei suprematisti bianchi, dei nazionalisti bianchi, delle espressioni antisemite, razziste e islamofobe, e che un uomo che è stato così legato all’alt-right, che ha contribuito a renderla mainstream, abbia la fiducia del presidente, mi lascia esterrefatta». Diverse associazioni, come il Consiglio per le relazioni islamico-americane, hanno chiamato Trump per chiedergli di riconsiderare la nomina di Bannon. Jonathan Greenblatt, capo della Lega americana anti-diffamazione, ha detto che dopo l’elezione di Trump c’è stato un aumento dei crimini con connotazioni razziste, e ha detto che nonostante sia pronto a collaborare con l’amministrazione Trump, la nomina di Bannon è un grosso problema.

Anche all’interno del Partito Repubblicano ci sono state diverse lamentele: John Weaver, consigliere del governatore dell’Ohio John Kasich e del senatore John McCain, ha consigliato all’America di «stare attenta» perché «la destra razzista, fascista ed estrema è rappresentata all’uscio dello Studio Ovale»; Pete Wehner, consigliere dell’amministrazione di George W. Bush, ha detto che il movimento dell’alt-right non dovrebbe essere rappresentato nella Casa Bianca.

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In una email al Wall Street Journal, Axelrod ha spiegato che è difficile prevedere quanto sarà determinante Bannon nell’amministrazione Trump, perché i compiti concreti del chief strategist sono indefiniti: «ogni amministrazione è diversa. Chiaramente eserciterà una grande influenza. Il fatto che non sia chief of staff implica che non controllerà le assunzioni nell’amministrazione e le decisioni, ma nessuno sa come funzionerà questa amministrazione». John Sununu, già chief of staff del presidente George H.W. Bush, ha detto che solo Trump sa quanto sarà influente Bannon.

Nella sua prima conferenza stampa dopo l’incontro privato con Trump, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non ha parlato direttamente della nomina di Bannon, dicendo solo che «è importante lasciarlo prendere le sue decisioni. Gli americani decideranno nel giro di un paio d’anni se sono d’accordo con quello che fa». Ha ribadito il suo suggerimento a Trump sul fatto che smontare la riforma sanitaria conosciuta come Obamacare sarebbe impopolare, e che venire meno agli accordi sul clima di Parigi o a quelli sul nucleare iraniano – tra le cose che costituiscono l’eredità di Obama, la cosiddetta legacy – sarebbe complicato. Ha anche spiegato che Trump dovrà tenere a freno alcuni aspetti del suo carattere, perché, come capirà da solo, non sono adatti alla presidenza.