L’ultimo viaggio di Obama da presidente
È arrivato ad Atene, poi andrà a Berlino e a Lima: incontrerà tra gli altri Angela Merkel, Xi Jinping e Matteo Renzi, e cercherà di rassicurarli
Barack Obama è partito per il suo ultimo viaggio internazionale da presidente degli Stati Uniti. Da oggi al 17 novembre sarà in Grecia, dove ha già incontrato il primo ministro Alexis Tsipras; poi andrà in Germania fino al 18, e dal 19 sarà in Perù. Nel corso del viaggio incontrerà molti presidenti e primi ministri, tra cui, oltre ad Angela Merkel e al presidente del Perù Pedro Pablo Kuczynski, anche Theresa May, Matteo Renzi, François Hollande e il presidente cinese Xi Jinping. Di sicuro Obama non dirà ai leader che incontrerà in questo viaggio le stesse cose che avrebbe detto se fosse stata Hillary Clinton a vincere le elezioni dell’8 novembre. Probabilmente Obama si impegnerà a rassicurarli sulla transizione dalla sua amministrazione a quella del presidente eletto Donald Trump. Il viceconsigliere alla Sicurezza nazionale Ben Rhodes ha detto che Obama e i suoi collaboratori si aspettano che le elezioni presidenziali saranno il principale argomento di discussione.
Durante la campagna elettorale Trump ha criticato sia le politiche sull’immigrazione di Angela Merkel – dicendo anche di non voler accogliere persone in fuga dalla guerra in Siria – sia il governo cinese, che ha accusato, per esempio, di usare pratiche commerciali scorrette ed essersi inventato il cambiamento climatico. Trump ha anche annunciato di voler rendere più amichevoli i rapporti tra Stati Uniti e Russia e in una recente intervista al Wall Street Journal ha detto che per sconfiggere lo Stato Islamico è meglio non mettersi contro il presidente siriano Bashar al Assad, di cui la Russia è alleata. Obama dovrà cercare di far dimenticare ai leader stranieri che prima delle elezioni aveva detto che Trump è «straordinariamente non qualificato» per essere presidente e «caratterialmente inadatto» a comandare l’arsenale nucleare degli Stati Uniti.
In Perù Obama parteciperà a un vertice dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), un gruppo di 21 paesi affacciati sull’Oceano Pacifico, tra cui Cina, Russia, Australia, Messico e Canada. Se il Congresso non glielo avesse impedito, Obama sarebbe arrivato al vertice con la ratifica del Trans-Pacific Partnership (TPP), un accordo commerciale internazionale che riguarda il commercio fra 12 dei paesi sempre affacciati sul Pacifico – Cina e Russia escluse. Trump ha detto di essere contrario al TTP e la ratifica del trattato, considerata ormai molto improbabile, è stata posticipata a dopo l’insediamento del nuovo presidente, il 20 gennaio 2017. I rapporti tra Cina e Stati Uniti potrebbero risentire anche della posizione di Trump sull’accordo internazionale sul clima di Parigi, da cui Trump ha detto di voler ritirare gli Stati Uniti. In questo caso però la ratifica è già avvenuta, quindi le cose per Trump sono un po’ più complicate.
Un ulteriore tema sul quale Obama potrebbe dover rassicurare i rappresentanti degli altri paesi è la NATO. Trump ha più volte criticato l’alleanza militare di cui fanno parte tra gli altri molti paesi dell’Unione Europea. Trump per esempio ha accusato i paesi europei di non avere contribuito sufficientemente all’alleanza e sostenuto che gli Stati Uniti dovrebbero valutare di volta in volta se intervenire in difesa di un altro stato membro NATO oppure no.
Obama ha deciso di andare ad Atene – il piano originale per questo viaggio aveva come uniche tappe Berlino e Lima – perché non è mai stato in Grecia nei suoi otto anni alla presidenza e voleva visitare il Partenone, tra le altre cose. In Grecia terrà un discorso sull’integrazione tra i vari paesi del mondo; questo discorso è stato programmato e scritto dopo l’esito delle elezioni dell’8 novembre.