Julian Assange sarà interrogato sulle accuse di stupro
Il caso era bloccato da più di sei anni: sarà ascoltato dalla procura svedese dentro la sede dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, ma le domande saranno poste da un pm ecuadoriano
Su richiesta della procura svedese, lunedì 14 novembre Julian Assange – cittadino australiano e fondatore del sito WikiLeaks – sarà interrogato nella sede dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nell’ambito delle indagini sulla violenza sessuale di cui è stato accusato più di sei anni fa. L’Ecuador ha accolto la domanda delle autorità svedesi, dopo i due tentativi falliti del giugno 2015 e del gennaio 2016.
L’interrogatorio avrà però dei limiti: sarà condotto da un pubblico ministero ecuadoriano e per la Svezia saranno presenti la vice procuratrice capo Ingred Isgren e l’ispettrice di polizia Cecilia Redell. Le domande sono già state presentate e alle autorità svedesi sarà consentito solamente chiedere dei chiarimenti dopo le risposte di Assange, ma non fare nuove domande o domande conseguenti alle sue risposte. Un portavoce della procura svedese ha detto che questa procedura è stata l’unica possibile per convincere l’Ecuador, e che altrimenti la richiesta di interrogatorio sarebbe stata nuovamente respinta. Il compromesso è stato accettato perché era l’unico modo di portare avanti il caso.
Come si è arrivati fino a qui
Nel 2010 Assange fu accusato in Svezia di avere aggredito sessualmente una donna e di averne stuprata un’altra. Il 20 agosto di quello stesso anno le autorità svedesi spiccarono un mandato di arresto nei suoi confronti, che però fu ritirato il giorno successivo: le indagini su di lui comunque continuarono. Nel settembre 2010 fu riaperta l’indagine che riguardava l’accusa di stupro e due mesi dopo, nel novembre 2010, un tribunale svedese approvò la richiesta di arresto per Assange relativa a quattro accuse: coercizione illecita, due accuse di molestie sessuali e una di stupro. Contro di lui fu emanato anche un mandato di arresto internazionale.
Assange ha sempre negato le accuse, dicendo che sono parte di una campagna organizzata dalla CIA per screditarlo e per estradarlo negli Stati Uniti, paese dove rischia di essere processato per le attività di WikiLeaks. Dal giugno del 2012 Assange vive chiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che gli ha dato ospitalità, e ha sempre cercato di evitare di essere estradato in Svezia, perché sostiene che il governo svedese potrebbe estradarlo negli Stati Uniti dove è accusato di spionaggio a causa dei documenti segreti diffusi dalla sua organizzazione, Wikileaks: per i reati di cui è accusato potrebbe anche essere condannato a morte, cosa che però rende improbabile un’estradizione da parte della Svezia. La Corte europea dei diritti dell’uomo vieta infatti l’estradizione in paesi che applichino la pena di morte per i reati contestati: in teoria la Svezia non può estradare Assange negli Stati Uniti e la tesi di Assange è stata messa in discussione diverse volte in passato.
L’avvocato di Assange negli Stati Uniti ha però fatto notare che, con l’elezione di Trump alla Casa Bianca, la situazione potrebbe essere cambiata in meglio per lui. Trump ha detto più volte di apprezzare WikiLeaks e l’episodio più recente in cui l’organizzazione è stata coinvolta è la diffusione di migliaia di email del Partito Democratico statunitense che secondo alcuni esperti – e secondo le agenzie di intelligence statunitensi – erano state rubate da alcuni hacker russi e diffuse da Wikileaks per favorire il candidato Repubblicano alle elezioni presidenziali. Dopo l’episodio il governo dell’Ecuador aveva limitato l’accesso a Internet ad Assange.
In Svezia Assange non è comunque incriminato formalmente: la legge svedese, così come quella di molti altri paesi, prevede che l’accusa venga formalizzata dopo un’approfondita indagine. La richiesta di estradizione del governo svedese riguardava proprio la possibilità di interrogarlo, un passaggio necessario per procedere all’eventuale incriminazione. Per molto tempo le autorità svedesi si erano rifiutate di andare a Londra, sostenendo la necessità che Assange tornasse in Svezia. Nel novembre 2014 la rigidità delle autorità svedesi era stata criticata anche dalla Corte d’Appello del paese, che aveva accusato i procuratori di non avere esplorato vie alternative. Nel marzo 2015 le autorità svedesi avevano detto di avere cambiato idea e di essere disposte a interrogare Assange a Londra secondo un protocollo anche molto limitato come di fatto sarà quello di oggi, ma a quel punto era stato il governo ecuadoriano a negare loro il permesso. Le trattative erano andate avanti per mesi, ma nel frattempo, nel 2015, tre delle quattro accuse contro Assange erano andate in prescrizione. Resta in piedi l’accusa di stupro, la più grave, per la quale Assange potrà essere incriminato fino al 2020.
Cosa potrebbe succedere
Nell’ambito delle indagini, l’ufficio del procuratore svedese ha detto anche che Assange potrebbe essere sottoposto a un test del DNA e che, a seconda dei risultati, il pubblico ministero potrebbe decidere se incriminarlo oppure no. La fattispecie di cui è sospettato Assange è «stupro di minor gravità». Secondo la donna che l’ha accusato, Assange avrebbe avuto un rapporto sessuale non protetto mentre lei dormiva. La donna, in precedenza, aveva anche chiaramente espresso il desiderio che lui si mettesse un preservativo.
Nel 2005 la Svezia ha modificato la sua legislazione riclassificando come stupro tutti i rapporti sessuali avuti con una persona incosciente. Lo «stupro di minor gravità», punibile con il carcere da due a quattro anni, è definito come un atto di breve durata, commesso senza violenza o altre umiliazioni, ma per il quale non c’è stato comunque alcun consenso. La probabilità però che il caso arrivi un giorno in tribunale è piuttosto bassa, perché è molto raro che un procuratore proceda con l’incriminazione per «stupro di minor gravità», dato che i fatti sono difficili da dimostrare.