Cosa è successo a Padova?
Il sindaco del più grande comune governato dalla Lega è caduto dopo le dimissioni dei consiglieri di Forza Italia: per molti è un segnale di cose più grandi
Sabato mattina la giunta di Massimo Bitonci, sindaco di Padova, il più grande comune italiano governato dalla Lega Nord, è caduta in seguito alle dimissioni di 17 consiglieri comunali, tra cui due consiglieri di maggioranza eletti con Forza Italia. Insieme a loro hanno firmato le dimissioni 15 consiglieri del PD, delle liste civiche e del Movimento 5 Stelle. Secondo i consiglieri dimissionari, la crisi di Padova ha ragioni interne all’amministrazione cittadina: secondo molti però, tra cui lo stesso Bitonci, quello che sta avvenendo in città è anche un risultato dello scontro interno a Forza Italia, un partito diviso sull’opportunità di rimanere alleato con la Lega Nord.
Bitonci è stato eletto al ballottaggio nel 2014, dopo che per otto anni Padova era stata governata dal centrosinistra e dal sindaco Flavio Zanonato del PD. Bitonci vinse con una coalizione che comprendeva tutto il centrodestra e diverse liste civiche, ma dopo la sua vittoria la maggioranza che lo appoggiava si dimostrò instabile e litigiosa. Secondo il Mattino di Padova, Bitonci «ha perso per strada, dopo una brevissima luna di miele, i moderati e poi pezzi di Forza Italia fino a inimicarsi anche gli alleati più stretti». La situazione è precipitata la scorsa settimana, quando si è dimesso l’assessore alla Sicurezza, Maurizio Saia, uno dei più importanti della giunta.
Dopo un pomeriggio di trattative, nella tarda serata di venerdì 17 consiglieri (la metà più uno dei 32 membri dell’assemblea cittadina) si sono riuniti nello studio di un notaio in centro città per firmare le dimissioni, che sono state poi presentate la mattina dopo all’apertura degli uffici comunali. Secondo Saia, le sue dimissioni e la crisi del comune hanno origini nella situazione locale della città: «C’è stato un tradimento del programma elettorale e del patto politico. Non c’è mai stato confronto, Bitonci non ha mai coinvolto nessuno, non è stato corretto né leale. Ha tradito il profilo da “pontiere” che l’aveva fatto vincere e la voglia di cambiamento che aveva interpretato. Oggi non è neanche più il sindaco della Lega. È un uomo solo».
Simone Furlan, coordinatore provinciale di Forza Italia (a volte indicato dai giornali come “commissario”, perché era stato nominato coordinatore direttamente da Silvio Berlusconi lo scorso agosto), ha spiegato al Post che Bitonci: «Si comportava da tiranno. Da un anno non chiamava più il capogruppo di Forza Italia alle riunioni di maggioranza, aveva eliminato un nostro assessore, aveva cacciato diversi nostri presidenti di commissione e aveva perso l’appoggio delle liste civiche. La raccolta delle dimissioni è stato solo un atto formale».
Secondo molti, però, dietro le dimissioni dei due consiglieri di Forza Italia ci sono anche ragioni legate alla politica nazionale. Sabato, il giorno della caduta della giunta, era in corso proprio a Padova una manifestazione organizzata da Stefano Parisi, ex candidato sindaco di Milano per il centrodestra e considerato oggi uno dei principali leader del partito. È stato un incontro importante per Parisi, che, dopo le cautele utilizzate nel corso delle sue prime manifestazioni, ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di prendere la guida della parte “moderata” del centrodestra.
Oggi è il giorno della svolta. Noi non siamo quello che c'è a Firenze oggi pomeriggio. Ci candidiamo a guidare il Paese, e il momento è ora.
— Stefano Parisi (@s_parisi) November 12, 2016
Contemporaneamente, a Firenze, la Lega Nord stava tenendo una manifestazione a favore del “No” al referendum costituzionale a cui partecipavano lo stesso Bitonci e Giovanni Toti di Forza Italia, presidente della Liguria e considerato il principale rivale di Parisi dentro Forza Italia. Lunedì mattina, mentre era ospite del programma L’Aria che tira, Bitonci ha commentato: «Coincidenza? Ma io direi proprio di no». Anche secondo Furlan le dimissioni dei consiglieri di Padova hanno un aspetto nazionale: «In alcuni luoghi la Lega ha la tendenza a fagocitare gli alleati. È evidente che io sono tra coloro i quali ritengono che Forza Italia non deve seguire il lepenismo e deve tornare attrattiva per i moderati».
Furlan, che è tra i non molti leader di Forza Italia ad aver espresso simpatia per l’iniziativa di Parisi, ha detto di non aver partecipato alla manifestazione di Padova perché impegnato a gestire le conseguenze della crisi locale, ma ha aggiunto che avrebbe partecipato volentieri. Furlan dice di considerarsi ancora un seguace di Berlusconi e di essere pronto a seguire la strada che indicherà il presidente del partito. Le dimissioni dei due consiglieri, però, hanno mostrato che il partito è ancora diviso e privo di una direzione chiara. Mentre i consiglieri preparavano le loro dimissioni Niccolò Ghedini, parlamentare padovano di Forza Italia e avvocato di Berlusconi, aveva chiesto ai suoi compagni di partito di non far cadere la giunta. Dopo l’annuncio delle dimissioni i due consiglieri di Forza Italia sono stati sospesi dal coordinatore nazionale di Forza Italia e Furlan ha presentato le sue dimissioni da coordinatore provinciale.