La lettera di Giuliano Ferrara al Foglio, su Trump
Il fondatore ed ex direttore ha da ridire su alcune cose del suo giornale
Il Foglio ha pubblicato sabato un’anomala lettera – ma al Foglio le anomalie sono nell’identità del giornale – di Giuliano Ferrara, fondatore ed ex direttore del quotidiano. Ferrara ha da tempo adottato una posizione severamente critica e scandalizzata nei confronti di Donald Trump, malgrado alcune cose nel carattere del personaggio avessero delle sintonie con le campagne “anti politically correct” del Foglio e le inclinazioni di Ferrara ad apprezzare gli uomini forti e sovversivi, o reversivi: secondo Ferrara – che ha cominciato a scriverne da tempo – Trump e il suo sostegno sono una deriva peggiorativa, terroristica e degradante delle battaglie contro le ipocrisie liberal a cui il Foglio ha sempre aderito.
Invece, il Foglio del nuovo direttore Claudio Cerasa ha avuto spesso atteggiamenti indulgenti nei confronti di Trump, atteggiamenti che sono poi diventati veri e propri compiacimenti dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali: e ancora sabato il Foglio ospitava diversi articoli su questa vittoria nell’ottica della soddisfazione contro gli sconfitti (posizione che ha generato anche alcune divisioni all’interno del giornale). La “circolare” di Ferrara cita uno per uno alcuni giornalisti del Foglio interpreti di questa linea, accusati, bonariamente ma decisamente, di essersi lasciati trascinare lontano dalle leggerezze e articolazioni tradizionali del giornale.
Questa è una rozza circolare elefantesca, che spero non abbia effetto, paradosso, perché lasciando la direzione del giornale non ho dato una delega con riserva, ho proposto un lascito pieno a chi deve impadronirsi fino in fondo della propria gioventù, della sua felice inesperienza, della sua baldanza e capacità di errore, che spero robuste come lo furono le mie. Detesto i vecchi che non mollano, vogliono morire con gli stivali, mangiucchiano i loro figli da cui non sanno imparare. Quindi, paradosso, non mollo. Ma solo nel senso che dico la mia da ospite grato di un foglio che si sta rivitalizzando e che promette non bene, benissimo.
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