“Parole che speravamo di non dover scrivere mai”
L’editoriale del Washington Post sull’elezione di Trump, che il giornale aveva molto avversato
di Staff di editorialisti del Washington Post
Martedì Donald Trump è diventato il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Sono parole che speravamo di non dover scrivere mai. Ma Trump ha scioccato i sondaggisti, cavalcando un’onda sospinta in parte dagli elettori delle aree rurali e della cosiddetta Rust Belt [la regione a nordest degli Stati Uniti che comprende diversi stati in passato molto industrializzati e oggi in difficoltà], che si sono sentiti messi da parte dall’establishment politico. Anche se forse Trump non avrebbe fatto lo stesso nel caso di una vittoria della sua rivale, Hillary Clinton, tutti gli americani devono accettare il giudizio degli elettori e lavorare per raggiungere il miglior risultato possibile per il paese e il mondo.
Cosa vuol dire, in pratica? Innanzitutto, sperare che Trump sia un presidente migliore di quanto temiamo, e sostenerlo quando fa la cosa giusta. Presto Trump sarà a capo di un apparato federale che cresce in modo incontrollato, di forze dell’ordine e agenzie di intelligence avanzate, e delle forze armate più potenti al mondo. Ci auguriamo davvero che capisca che il sistema di governo degli Stati Uniti non riguarda e non è per una persona sola. Non può sistemarlo da solo. I poteri dello Studio Ovale non servono a punire i suoi nemici, un’ipotesi sulla quale Trump si è soffermato verso la fine della campagna elettorale, secondo un recente articolo del New York Times.
Il nuovo presidente si troverà ad affrontare sfide immani e inesorabili già dal primo giorno. Eredita un mondo in cui la democrazia liberale è in declino e ci sono dubbi sulla leadership degli Stati Uniti. Il Medio Oriente è in subbuglio, l’arsenale nucleare della Corea del Nord sta crescendo, Russia e Cina stanno mostrando i muscoli. Negli Stati Uniti, il presidente Obama lascia in eredità un’economia in buona salute, ma con dei problemi: la crescita lenta, le disuguaglianze perduranti e una pressione duratura sul bilancio federale.
Non possiamo fingere di essere ottimisti sul fatto che rispetto a questi problemi improvvisamente Trump troverà risposte più razionali di quelle che ha offerto in campagna elettorale, né che scoprirà di avere la disciplina e la saggezza che finora non ha mostrato. Nel corso della sua campagna elettorale, Trump ha detto di voler incarcerare Clinton, denunciare le donne che l’hanno accusato di molestie sessuali, neutralizzare lo speaker della Camera e revocare la libertà di stampa. Secondo l’articolo del New York Times, Trump ha detto di voler creare un super PAC [un comitato elettorale che può ricevere donazioni illimitate da singoli individui] che si occuperà delle sue vendette politiche. Ha promesso di deportare milioni di persone, stracciare gli accordi commerciali firmati dagli Stati Uniti, introdurre test religiosi e sabotare gli sforzi internazionali contro il cambiamento climatico: tutte cose che danneggerebbero molte persone.
Se Trump proverà a perseguire questi obiettivi e queste inclinazioni, altre persone dovranno unirsi in difesa dei principi costituzionali e del buon governo. I leader dei Repubblicani al Congresso hanno appoggiato Trump scommettendo sulla possibilità che avrebbe sostenuto la loro agenda legislativa e rispettato la loro autorità. Queste persone saranno messe alla prova. Le agenzie che controllano le forze dell’ordine devono stare in guardia contro qualsiasi tentativo di ricorrere al loro operato in modo illegittimo. Il potere giudiziario, l’amministrazione pubblica, i media e la società civile più in generale avranno un ruolo importante.
Gli americani non sono e non sono mai stati uniti dal sangue o dal credo religioso, ma dalla lealtà verso un sistema di governo democratico che spartisce i poteri, coltiva lo stato di diritto e rispetta la dignità delle persone. Speriamo che il nostro nuovo presidente dimostri di avere rispetto per questo sistema. Gli americani devono essere pronti a sostenerlo nel caso in cui lo faccia, e a sostenere il sistema che lui lo faccia o meno.
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