Stefano Pioli è il nuovo allenatore dell’Inter
È terzo di questa stagione, dopo Roberto Mancini e Frank de Boer: il suo ingaggio è stato confermato oggi dalla società
Stefano Pioli è il nuovo allenatore dell’Inter: la società lo ha confermato con un comunicato diffuso nel pomeriggio di oggi. Pioli, ex calciatore e in precedenza allenatore di Lazio, Bologna, Palermo e Chievo, prenderà il posto di Frank de Boer, l’allenatore olandese ingaggiato a fine agosto ma esonerato la settimana scorsa dopo diversi risultati negativi, e ha firmato un contratto fino al 2018. Pioli sarà presentato alla stampa il 10 novembre.
Negli ultimi giorni l’Inter aveva contattato diversi allenatori, da Gianfranco Zola a Vítor Pereira, ma da subito i due favoriti per il posto erano sembrati Stefano Pioli e Marcelino, allenatore spagnolo che negli ultimi anni ha allenato il Siviglia e il Villarreal. Sia Pioli che Marcelino sono stati a colloquio sabato a Milano con Steven Zhang, figlio di Zhang Jingdong (proprietario del gruppo Suning), Yang Yang, vicepresidente di Suning, e Kia Joorabchian, consulente del gruppo cinese. In un primo momento, la scelta di Marcelino sembrava quella più probabile, considerando anche che i dirigenti del gruppo Suning lo avevano contattato già tempo fa per allenare lo Jiangsu, la squadra cinese di proprietà del gruppo.
Chi è Pioli
Pioli ha 51 anni e fra gli anni Ottanta e Novanta ebbe una buona carriera come calciatore fra Juventus, Hellas Verona e Fiorentina. Iniziò ad allenare nel settore giovanile del Bologna alla fine degli anni Novanta, poi passò alla primavera del Chievo. Nel 2003 ebbe il suo primo incarico da allenatore con la Salernitana, in Serie B. L’anno successivo andò ad allenare a Modena, sempre in Serie B: ci restò due stagioni in cui ottenne un settimo e un quinto posto, poi venne assunto dal Parma, squadra della città in cui è nato, per la stagione 2006/2007. A febbraio la società decise di esonerarlo e sostituirlo con Claudio Ranieri. Negli anni successivi fece l’allenatore di Grosseto, Piacenza, Sassuolo, Chievo e Palermo, ma in nessuna di queste squadre rimase per più di una stagione.
Cinque giornate dopo l’inizio della stagione 2011/2012, Pioli venne chiamato dal Bologna per sostituire Pierpaolo Bisoli. Prese una squadra con diverse potenzialità inespresse e la portò al nono posto finale in Serie A. Nella stagione successiva si piazzò al 13esimo posto e l’anno dopo ancora venne esonerato dopo diciotto partite di campionato, in cui ottenne nove sconfitte e sei pareggi. Nell’estate del 2014 venne assunto dalla Lazio al posto di Edoardo Reja, che a sua volta era stato chiamato dalla società per portare la squadra al termine della stagione dopo l’esonero di Vladimir Petkovic. Al primo anno alla Lazio, dopo un inizio non entusiasmante, Pioli trovò una certa solidità attorno a due moduli simili – un 4-3-3 con l’esperto Stefano Mauri come “falso nove” o il 4-2-3-1 con Mauri dietro un centravanti – e contemporaneamente iniziò a segnare e giocare in maniera eccellente l’attaccante esterno brasiliano Felipe Anderson. Le caratteristiche principali della Lazio di Pioli furono il pressing e l’aggressività, specialmente nei primi minuti di gioco, e un’intensità minore che via via scorreva con la partita. Al termine della sua prima stagione a Roma, Pioli portò la Lazio al terzo posto in classifica e ai preliminari di Champions League per la prima volta dopo otto anni. In special modo nella seconda parte di campionato, la Lazio fu la squadra che espresse il miglior calcio in Italia.
L’incarico di Pioli alla Lazio tuttavia si concluse pochi mesi dopo. All’inizio della passata stagione perse i preliminari di Champions contro il Bayer Leverkusen e nei mesi successivi venne parecchio contestato. In quel periodo Pioli dovette fare i conti con moltissimi infortuni: a turno si fecero male praticamente quasi tutti i centrocampisti e gli attaccanti titolari, mentre il difensore olandese Stefan de Vrij, fondamentale per il reparto, saltò quasi tutta la stagione per via di un grave infortunio al ginocchio sinistro. Pioli provò a inventarsi qualcosa, cambiando spesso modulo e formazione titolare, ma senza ottenere grandi risultati, e dopo un derby di aprile perso per 4 a 1 venne esonerato.
Cosa potrebbe fare all’Inter?
L’incarico che Pioli si appresta a ricoprire nell’Inter sarà con ogni probabilità il più difficile della sua carriera. In estate il club ha speso più di 120 milioni di euro per tornare ad avere una rosa competitiva dopo quattro stagioni deludenti ma ora si trova in una situazione ben diversa da quella che un po’ tutti si immaginavano: in campionato l’Inter è nona dopo cinque sconfitte, due pareggi e cinque vittorie e ha tredici punti di distanza dalla Juventus prima in classifica. In Europa League, dopo l’ultima sconfitta contro il Southampton, è molto vicina all’eliminazione dalla fase a gironi. Oltre a questo, la squadra, nonostante sulla carta sia molto forte, ha evidenziato diversi problemi, sia caratteriali che tattici, e circolano molti dubbi sull’organizzazione societaria, in particolare sul ruolo effettivo di alcuni suoi dirigenti e sul rapporto tra il vecchio proprietario di maggioranza, l’indonesiano Erick Thohir, e la nuova proprietà del gruppo cinese Suning Holdings Group. È un periodo complicato quindi, forse il più complicato dal triplete del 2010, e per giunta l’Inter è sempre stata una squadra difficile da allenare, anche in periodi più tranquilli, per via della pressione che sta intorno al club, al pubblico esigente e a una mancanza di disciplina che va avanti da anni.
La scelta dell’Inter di assumere Pioli preferendolo ad altri allenatori stranieri è secondo molti esperti quella più logica, considerando il momento: la stagione è iniziata da tre mesi e per un allenatore straniero mancherebbe il tempo necessario ad adattarsi un minimo al campionato italiano. Pioli conosce bene il campionato italiano e presumibilmente anche molti dei giocatori dell’Inter, avendoci giocato contro diverse volte. Per quanto riguarda la gestione della squadra, è molto probabile che Pioli tenterà di dare una sistemazione provvisoria e il più efficace possibile alla squadra, per poi lavorarci meglio nella sosta invernale. In campionato non è ancora troppo tardi per riportarsi almeno fra le prime cinque, mentre il passaggio del turno in Europa League non dipende solo dalle prestazioni contro Sparta Praga e Hapoel Beer Sheva, ma è legato anche ai risultati delle altre squadre: le possibilità che l’Inter passi sono molto basse.