Chi era Janet Reno, la prima procuratrice generale donna degli Stati Uniti
È morta lunedì a 78 anni, era stata a capo del dipartimento di Giustizia americano sotto la presidenza di Bill Clinton
Il 7 novembre è morta Janet Reno, la prima donna a ricoprire l’incarico di procuratore generale degli Stati Uniti, cioè il capo del dipartimento di Giustizia americano, l’equivalente del nostro ministro della Giustizia. Reno, che aveva 78 anni ed era malata di Parkinson, era stata nominata procuratrice generale durante il mandato di Bill Clinton e aveva ricoperto la carica dal 1993 al 2001. Solo un altro procuratore generale ha avuto un mandato più lungo del suo: William Wirt, tra il 1817 e il 1829. Dopo di lei c’è stata un’altra donna a ricoprire lo stesso incarico: Loretta Lynch, nominata dal presidente Barack Obama nel 2015 in sostituzione del dimissionario Eric Holder. Lynch è stata anche la prima donna nera a diventare procuratrice generale.
Reno ebbe un ruolo importante durante due degli episodi più discussi avvenuti durante la presidenza Clinton, il raid e l’assedio compiuti contro una setta religiosa a Waco, in Texas, nel 1993; e il caso di Elián González, un bambino cubano per la cui custodia ci fu una battaglia legale internazionale. Il primo fu un fallimento dell’agenzia federale Bureau of Alcol, Tobacco and Firearms (ATF): l’ATF aveva organizzato un attacco alla setta dei davidiani – un gruppo di circa cento persone guidate da un uomo di nome David Koresh – perché sapeva che i membri della setta avevano accumulato illegalmente un grande numero di armi. A causa di una cattiva gestione dell’operazione, il raid al ranch dei davidiani fallì e il successivo assedio, gestito dall’FBI, durò cinquantuno giorni, alla fine dei quali ci fu un grosso incendio e morirono 76 persone. Reno fu molto criticata per l’esito e la gestione dell’operazione.
Reno fu criticata anche per la storia di Elián González, un bambino cubano. Il 21 novembre 1999 la madre del bambino, Elizabeth Brotons, partì da Cuba con lui e altre 12 persone su una piccola imbarcazione diretta verso la Florida. La barca aveva un guasto al motore e affondò e Brotons non sopravvisse, mentre González fu salvato e affidato ai parenti di suo padre, che vivevano in Florida. Il caso nacque quando il padre del bambino, che viveva a Cuba, chiese che gli fosse restituito il figlio, ma i parenti si opposero. Chiesero per il bambino il diritto d’asilo e iniziò una questione legale e familiare che in breve tempo si trasformò in una controversia politica internazionale tra gli Stati Uniti e Cuba. Dopo che la richiesta di asilo fu respinta, Reno stabilì che González dovesse tornare a Cuba, dove vive tuttora. In Florida molte persone la criticarono per la sua decisione. Quando nel 2002 Reno si candidò a governatrice dello stato della Florida contro il governatore uscente Jeb Bush, perse le elezioni.
Reno non aveva un rapporto strettissimo con la presidenza e ci teneva alla sua indipendenza. Lasciò che ci fosse un’inchiesta indipendente sulla cosiddetta indagine Whitewater per stabilire se il presidente Bill Clinton avesse mentito sotto giuramento in merito alla sua relazione con la stagista Monica Lewinksy, ma nonostante questo Clinton la confermò come procuratrice generale nel 1996, dopo la sua seconda elezione. Reno era contro la pena di morte e riteneva molto importante garantire la protezione delle donne che volevano abortire, oltre a quella delle cliniche in cui si eseguivano gli aborti. Era nota per il modo diretto in cui parlava, caratteristica che fu ripresa in una nota imitazione al Saturday Night Live.