Le librerie indipendenti puntano su internet
Hanno sempre valorizzato la presenza sul territorio e il rapporto coi clienti, ora per crescere usano i social network e creative spedizioni online
Dieci anni fa, con la diffusione delle grandi catene, le piccole librerie indipendenti entrarono in crisi tanto che molti le consideravano una realtà destinata a scomparire. Oggi la situazione è decisamente cambiata: mentre le grandi catene soffrono la concorrenza di Amazon e del commercio online, le librerie indipendenti sono in ripresa, anche grazie alle nuove strategie messe a punto dai librai, che stanno cercando di reinventare il loro lavoro. Le librerie indipendenti hanno sempre valorizzato la presenza fisica sul territorio e il rapporto quotidiano con i lettori – probabilmente il loro principale punto di forza – ma ora molte stanno cercando di allargarsi anche online, gestendo in modo creativo e interessante i social network o iniziando a vendere su internet.
Il New York Times racconta per esempio il caso di Brilliant Books, una libreria aperta cinque anni fa a Traverse City, una località turistica a pochi chilometri da Detroit, in Michigan. Il proprietario, Peter Makin, sapeva di non potersi affidare al modello di vendita tradizionale in un posto dove per nove mesi all’anno le persone presenti sono meno della metà che in estate, quando ci sono i turisti. Così si è messo a vendere i libri online spedendoli gratis in tutti gli Stati Uniti. Non pensava certo di competere con i prezzi di Amazon, ma ha cercato di fidelizzare i suoi clienti con abbonamenti personalizzati: in questo modo il lettore ha quasi l’impressione di recarsi personalmente in libreria.
Iscrivendosi al Brilliant Books Monthly, per esempio, si riceve per posta una cartolina da compilare a mano – la calligrafia, le frecce e gli scarabocchi fatti sulle cartoline sono un elemento importante per conoscere meglio i clienti – indicando i propri autori, generi e stili letterari preferiti. Le cartoline vanno rimandate alla libreria, dove vengono scannerizzate e raccolte in un database. Ogni mese Makin e i suoi dipendenti decidono in base ai gusti del singolo iscritto – al momento sono duemila – il libro da inviargli, impacchettandolo a mano. Il lavoro dietro a questo servizio è sicuramente molto lungo, ma è stato ripagato dalla crescita nelle vendite. Aimee Jodoin, la social media manager di Brilliant Books spiega che «siamo nel XXI secolo, e noi siamo una libreria del XXI secolo. I piccoli negozi sono il modo per battere Amazon. Se le persone comprano online, noi dobbiamo essere anche là».
Essere presenti su internet non significa esclusivamente vendere online: avere un seguito sui social network può rivelarsi molto utile. Peter Shankman, social media strategist e autore di un manuale sull’argomento, spiega che «ciò che avvantaggia le piccole librerie rispetto alle grandi catene, è la possibilità di conoscere i propri clienti, ma poi sono restie a coinvolgerli online. Tutto cambia quando i librai capiscono che rendere il rapporto personale diventa un modo per far tornare i clienti».
Un esempio di successo sui social network è The Last Bookstore, una libreria che ha aperto in una ex banca nei bassifondi di Los Angeles nel 2009. Grazie agli ambienti insoliti (la sezione dei libri di fantascienza si trova in un ex caveau) e alla riqualificazione della zona avvenuta negli ultimi anni, le foto della libreria fatte dai visitatori sono circolate molto su Instagram, dove The Last Bookstore ha 24 mila follower. Lo staff della libreria è molto attivo sui social network ed è riuscito a vendere bene alcuni libri semplicemente pubblicandone le foto su Instagram.
Il successo online della libreria Wild Fig Books and Coffee di Lexington, in Kentucky, si deve invece a un personaggio inventato per scherzo, quello della Barbie Barista. L’idea è di Ron Davis, artista visuale e tra i proprietari della libreria, che si mise a pubblicare le foto di una Barbie mentre legge libri, beve caffè e fa commenti insolenti.
Una foto pubblicata da The Wild Fig (@wildfigcoffeeandbooks) in data: