La crisi di Stefanel
La storica azienda di abbigliamento è nei guai da tempo: il cda ha detto di voler presentare domanda di ammissione a una particolare formula di concordato preventivo
Stefanel S.p.a, società di cui fa parte la storica omonima azienda di abbigliamento con sede a Ponte di Piave in provincia di Treviso, è in crisi da tempo: nei primi sei mesi dell’anno le perdite hanno superato i 13 milioni di euro, i ricavi sono passati da 77 a 67 milioni e lo scorso settembre il debito con le banche, al quarto giro di mancato rimborso, è salito a circa 86 milioni di euro. Negli ultimi giorni il consiglio di amministrazione ha fatto sapere di aver «valutato e deliberato» di presentare domanda di ammissione al concordato preventivo «in bianco» o «con riserva». Durante la riunione è stato deciso che anche Finpiave S.p.a., che detiene poco più del 20 per cento del capitale di Stefanel, presenterà una domanda simile.
La formula del concordato preventivo «in bianco» o «con riserva» prevede che si presenti al tribunale una domanda incompleta di concordato preventivo, uno strumento a disposizione di un’impresa in crisi o in stato di insolvenza. All’atto del deposito il giudice concede un termine compreso fra 60 e 120 giorni (prorogabile di ulteriori 60 giorni in presenza di giustificati motivi) per integrare il ricorso stesso. Chi ne fa richiesta, Stefanel in questo caso, viene tutelato da possibili azioni dei singoli creditori, può proseguire con la sua attività e guadagna tempo per trovare una soluzione alla crisi. Allo scadere dei termini fissati dal tribunale, l’impresa deve o presentare il piano di concordato definitivo con la necessaria documentazione o depositare una domanda per l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti (trovare cioè un accordo con i creditori per ripagare solo parte dei debiti, e sottoporlo semplicemente all’omologazione del tribunale).
Stefanel è stata fondata nel 1959 da Carlo Stefanel; a quel tempo, fino al 1980, si chiamava “Maglificio Piave”. L’attuale presidente e amministratore delegato è Giuseppe Stefanel, figlio di Carlo, che è anche il principale azionista del gruppo con circa il 56,4 per cento delle quote. Nel 1980 aprì a Siena il primo negozio a marchio, due anni dopo un punto vendita a Parigi e nel 1987 Stefanel S.p.a si quotò in Borsa: ha circa 1.100 dipendenti, 550 punti vendita di cui 150 fuori dall’Italia. Dopo il successo degli anni Ottanta, per Stefanel la crisi è cominciata seriamente nel 2009 con vendite e fatturato in continuo calo a causa della generale diminuzione dei consumi e della concorrenza delle aziende della cosiddetta “fast fashion”, cioè “moda veloce”, che producono e vendono capi economici e alla moda, proponendone continuamente di nuovi: tra i marchi più famosi ci sono Zara, H&M e Primark.
Le banche creditrici di Stefanel sono una decina: Intesa Sanpaolo, Unicredit Mps e, in misura minore, Banco Popolare, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Bnl e Mediocredito del Friuli Venezia Giulia. Con il deposito della domanda di concordato preventivo con riserva Stefanel avrà 120 giorni, prorogabili di altri 60, per trovare una nuova strategia senza la scadenza di fine anno fissata con le banche creditrici. Dunque, avrà tempo fino al gennaio del 2017 per evitare il fallimento, rinegoziare il debito con le banche e cercare un investitore esterno. Scrive La Stampa:
«Il dossier è sul tavolo da maggio e a luglio la ricerca è stata circoscritta a una rosa di pochi nomi, dai dieci che si erano fatti inizialmente avanti. Una tra queste proposte è risultata più interessante. A pochi mesi dalla fine dell’anno l’accordo però non è ancora perfezionato come pure la rinegoziazione del debito con le banche. Per questo ieri il Cda ha deciso l’attivazione del concordato preventivo «in bianco» che mette al riparo il gruppo da eventuali richieste dei creditori. I tempi però sono strettissimi».
Mercoledì 2 novembre, dopo l’annuncio del consiglio di amministrazione, il titolo di Stefanel è crollato in borsa: è stato sospeso al ribasso, ha ripreso le contrattazioni, ma ha chiuso la giornata con un calo di circa il 39 per cento.