Negli hotel degli sfollati
Mattia Feltri ha raccontato come stanno andando le cose per chi, dopo il terremoto di domenica scorsa, è stato trasferito sulla costa
Le stime sul numero degli sfollati dopo il terremoto di domenica 30 ottobre in Centro Italia non sono ancora chiare. Parte delle persone coinvolte hanno deciso di restare vicino alle loro case; in circa 5 mila sono stati invece trasferiti sulla costa marchigiana e ospitati nelle strutture alberghiere. Mattia Feltri ha raccontato sulla Stampa dove si trovano, come stanno andando le cose per loro e di che cosa hanno bisogno.
«“Una volta la morte veniva dall’alto e adesso viene dal basso, ma continua a inseguirmi” dice Hadjere Sherifi. Siede fuori dall’hotel Miramare, Civitanova Marche, Macerata, ad assorbire un po’ di sole del mattino. La vecchia a cui bada, in sedia a rotelle, ha uno sguardo d’odio: “Tu parla pure, ma girami”. Hadjere sposta la sedia a rotelle e comincia a raccontare, mentre la vecchia ci dà le spalle, e dalla testa salgono ciuffi di capelli grigi, ritti per abbandono. Da qui si vede il Comune. Sulla facciata c’è un cartello scritto a mano: “Offerte appartamenti per terremotati”. L’assessore al Patrimonio, Cristiana Cecchetti, dice che domenica sera hanno lavorato fino a mezzanotte per organizzare l’accoglienza: “In 24 ore ci hanno offerto trentacinque o quaranta seconde case ma ce ne servono centinaia. C’è bisogno di generosità. Tutti si devono rendere conto che è un’emergenza apocalittica, è come la guerra. Qui arriva le gente in pigiama, e non ha più niente”.
La gente è generosa, sì che lo è. A Porto Sant’Elpidio, nel camping Holiday, vivono cinquecento sfollati. Uno si chiama Daniele Boldrini e faceva il portalettere a Visso e Ussita e ora, adagiato sulla sedia di plastica nel giardinetto del bungalow, dice troppo, abbiamo troppo, “non me lo aspettavo. Questo paese è meglio di come lo raccontiamo”. All’hotel Velus di Civitanova è arrivata una donna con due barbie e i fumetti di Topolino e Tex per i bambini; tre, fra gli otto e i dodici anni, venuti giù coi genitori dalle loro montagne disastrate. Al Velus sono una ventina, tutti di Castel Sant’Angelo sul Nera, e ieri, dopo tortellini al ragù e bistecchine di maiale, hanno avuto anche il dessert, offerto da una pasticceria del quartiere».