Corrado Passera ha ritirato la sua proposta per MPS
Aveva detto di aver trovato investitori disposti a spendere 2 miliardi di euro, ora spiega che gli sono state negate «le condizioni minime per procedere»
Corrado Passera ha ritirato la sua offerta per il risanamento del Monte dei Paschi di Siena, che era stata presentata lo scorso 13 ottobre. Passera aveva avanzato la sua proposta qualche settimana fa in alternativa al piano principale studiato fra gli altri dal governo italiano. In una lettera inviata al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale di MPS, Passera ha fatto sapere che la sua decisione è stata una «conseguenza dell’atteggiamento di chiusura esplicita della Banca» e del fatto che gli sono state negate «le condizioni minime per procedere».
Il Monte dei Paschi di Siena è in difficoltà da molti anni. I lunghi periodi di cattiva gestione hanno lasciato alla banca una zavorra di miliardi di euro in crediti deteriorati. I crediti deteriorati sono i prestiti che le banche hanno difficoltà a riscuotere e che oggi sono considerati il principale problema del sistema finanziario italiano. MPS possiede da sola circa 26 miliardi di euro di “sofferenze” (una sottocategoria che comprende i crediti deteriorati particolarmente difficili da riscuotere), cioè più del 10 per cento di tutte le “sofferenze” del sistema finanziario italiano.
Il principale piano per risolvere i problemi del Monte dei Paschi era stato annunciato lo scorso luglio e prevedeva la cessione di gran parte dei crediti deteriorati e un aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro. Per la riuscita del salvataggio era stato coinvolto un gruppo di banche, tra cui JP Morgan, e Atlante, un fondo privato ma con una forte sponsorizzazione da parte del governo creato per l’occasione. Si trattava di un piano complesso che, secondo i tempi stabiliti, avrebbe dovuto concludersi a novembre. Lo scorso settembre l’amministratore delegato Fabrizio Viola aveva dato però le sue dimissioni (ed era stato sostituito da Marco Morelli) e poco dopo si era dimesso anche il presidente Massimo Tononi. Secondo gli analisti molto probabilmente il piano sarebbe stato rimandato di qualche mese, fino all’inizio del 2017.
Nel frattempo Corrado Passera – ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ex ministro dello Sviluppo Economico nel governo Monti, già fondatore di un partito ora sciolto e più di recente candidato a sindaco di Milano – aveva presentato un piano alternativo. Nella lettera in cui Passera annuncia il ritiro della sua offerta ci sono alcuni dettagli della sua proposta: si basava sull’ingresso nel capitale di MPS di alcuni grandi soci finanziari, i cui nomi non sono stati resi pubblici. I nuovi azionisti avrebbero portato risorse per 2 miliardi di euro. Una parte della liquidità avrebbe dovuto poi essere reperita attraverso la mancata distribuzione dei dividendi per qualche anno e la cartolarizzazione – cioè la trasformazione in titoli obbligazionari – dei crediti sofferenti per 31,1 miliardi di euro, cioè per un importo superiore rispetto al piano di JP Morgan.
Secondo Passera l’ostacolo principale che ha condizionato la sua decisione è stato il rifiuto di avviare la «due diligence» sui conti della banca, e cioè un’attività di studio e approfondimento. La lettera si conclude dicendo che «la banca e i suoi amministratori hanno deciso di puntare tutto su una unica alternativa e mi auguro, non solo nell’interesse della Banca, ma dell’intera Italia, che questa strategia, alquanto rischiosa, porti comunque ai risultati sperati».