Libri da distruggere
Pagina99 racconta il successo dei manuali creativi di Keri Smith, che invitano il lettore a graffiare, scarabocchiare, macchiare e bucarne le pagine
Ferruccio Giromini ha raccontato su Pagina99 il successo dell’illustratrice, blogger e artista Keri Smith e del suo libro più famoso, Distruggi questo diario: uscito dieci anni fa negli Stati Uniti, ha venduto 3,6 milioni di copie in tutto il mondo, di cui 35 mila in Italia, dov’è stato pubblicato da Corraini nel febbraio 2015. Il libro è una sorta di manuale che invita alla creatività: ogni pagina è illustrata con scritte e immagini che chiedono al lettore di strapparla, bucarla, graffiarla, disegnarci o incollarci qualcosa.
«Un nuovo fantasma si aggira anche per l’Europa, dal Canada da dove è partito. Ha nome Keri Smith ed è una giovane tutto pepe, che forse con un cognome così anonimo aveva bisogno di sentirsi in qualche modo speciale – e ci è riuscita benissimo. Illustratrice, blogger, artista, in pochi anni è diventata uno degli autori di libri (scrittore non è la parola più adatta, e vedremo perché) più venduti nel mondo. Dati alla mano: il suo best-best seller Distruggi questo diario (Wreck This Journal nell’edizione originale Penguin) a dieci anni dalla prima pubblicazione ha venduto 2,1 milioni di copie in Nordamerica e 3,6 milioni di copie altrove nel mondo (quasi 1 milione in Brasile, 800mila nel Regno Unito, 500mila in Germania, 350mila in Russia, 150mila in Spagna, oltre 100mila in Francia – e 35mila in Italia, in costante ascesa). E gli altri titoli – ne sforna più o meno uno all’anno – non sfigurano, uno tira l’altro.
Sono libri obiettivamente diversi da tutti gli altri. Interattivi. Piacerebbero alle buonanime dell’Umberto Eco di Opera aperta e dell’Italo Calvino di Se una notte d’inverno un viaggiatore. E sono un vanto della casa editrice Corraini, non a caso la più munariana che ci sia, che ne ha tradotti un buon numero in confezioni attente e fantasiose e con risultati di vendita sempre più allargantisi come cerchi nell’acqua. Ma adesso, certo, qualcuno vorrà sapere di cosa si tratta. Partiamo dunque dal primo e ben rappresentativo Distruggi questo diario, che ha per ancor più illuminante sottotitolo Creare è distruggere.
In ognuna delle sue pagine, disegnate, si trovano quasi solo istruzioni: viene da dire iconoclaste, idealmente, ma forse sarebbe meglio biblioclaste (nello specifico: diarioclaste?). Il genere è: strappa, macchia, graffia, incolla, buca. Ma la cosa migliore è offrirne un florilegio di esempi: «Rompi la copertina. – Scarabocchia all’impazzata, intensamente, con spericolato abbandono. – Fai un movimento improvviso, distruttivo, imprevedibile con il diario. – Fallo cadere, trascinalo per terra. – Fai disordine. Riordina. – Incolla un ritratto di te che non ti piace. Rovinalo. – Documenta nel dettaglio un evento noioso. Scrivi o disegna con la mano sinistra», e così via, con inventiva sempre più feroce».