“Munich”, la storia vera
Il film di Steven Spielberg racconta la ricerca e l'uccisione degli assassini degli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972, prendendosi qualche libertà
Munich, il film che Sky Cinema 1 trasmetterà questa sera alle 21.15, è il racconto della ricerca e dell’uccisione, da parte di un gruppo di volontari incaricati dai servizi segreti israeliani, dei terroristi palestinesi responsabili dell’uccisione di undici atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Il film, uscito nel 2005, è stato diretto da Steven Spielberg, mentre la sceneggiatura di Tony Kushner è un adattamento del libro Vendetta del giornalista ungherese-canadese Tony Jonas. Nel film recitano tra gli altri Eric Bana, che interpreta Avner Kaufman, il capo del commando, Geoffrey Rush nella parte dell’ufficiale del Mossad – il servizio segreto di Israele – cui Kaufman fa riferimento, Daniel Craig e Mathieu Kassovitz.
Nelle prime sequenze, il film racconta i fatti avvenuti a Monaco il 5 settembre 1972: l’irruzione nel villaggio olimpico dei militanti di Settembre Nero, l’uccisione dei primi due atleti israeliani e il sequestro degli altri nove che poi furono uccisi anch’essi alla base aerea di Furstenfeldbruck, dove la polizia tedesca aveva tentato di trarre in trappola i terroristi che avevano chiesto un aereo per volare al Cairo. In Israele il primo ministro Golda Meir, dopo una riunione con i vertici politici e militari del paese, decide di vendicare gli atleti morti uccidendo i responsabili: «in casi estremi», dice Meir nel film, «lo Stato deve rompere i limiti morali». Dell’operazione, che sarà chiamata “Ira di Dio”, viene incaricato l’agente Avner Kaufman, ebreo di origini tedesche, che si dimette dal servizio segreto affinché lo stato di Israele non abbia formali legami con gli omicidi. Il gruppo che dovrà agire viene completato da altri quattro volontari ebrei: un ex soldato dell’esercito israeliano, un esperto di bombe belga, un falsario danese e un autista sudafricano. Le informazioni sui bersagli da uccidere vengono loro fornite da un informatore di origine francese, che poi si scoprirà fare il doppio gioco.
(Gli atleti israeliani di Monaco 1972 furono torturati, prima di essere uccisi)
I cinque iniziano a cercare e a uccidere uno ad uno i membri del commando terrorista di Settembre Nero, seguendo le tracce di ciascuno in giro per l’Europa e il Medio Oriente: Roma, Parigi, Cipro, Beirut, Atene. Si spostano poi a Londra, dove si è nascosto l’organizzatore del massacro di Monaco, Ali Hassan Salameh, ma non riescono ad ucciderlo a causa di alcuni statunitensi ubriachi (che erano in realtà – anche se il film non lo dice esplicitamente – agenti della CIA, il servizio segreto americano che stava proteggendo Salameh in cambio della sua rinuncia ad attaccare diplomatici statunitensi). Tre membri della squadra di Kaufman vengono in seguito uccisi: lui e il suo ultimo compagno riescono di nuovo a trovare Salameh, in Spagna, ma anche stavolta il tentativo di assassinarlo è sventato dalle guardie private del terrorista. Kaufman quindi torna in Israele e poi alla sua nuova casa di New York, dove si trova a convivere con una continua paranoia e con una sindrome da disturbo post-traumatico. Un cartello, alla fine del film, ricorda che 9 degli 11 terroristi di Monaco furono trovati e uccisi, compreso Salameh, che morì a causa di un’autobomba a Beirut, nel gennaio 1979.
Nel film alcuni episodi sono ricostruiti in modo molto fedele a come andarono nella realtà: per esempio il racconto del sequestro e dei successivi omicidi degli atleti di Monaco, oppure delle dinamiche delle uccisioni, da parte del gruppo di Avner, dei terroristi responsabili del massacro. Altri elementi invece si discostano dai fatti reali: primo fra tutti il fatto che nel film si fa credere che tutti gli omicidi dei terroristi palestinesi siano stati eseguiti dal commando di Avner, mentre in realtà nelle uccisioni furono coinvolte diverse altre persone incaricate dal Mossad. Allo stesso modo, le informazioni sui bersagli da trovare e uccidere erano frutto del lavoro di molti agenti del Mossad, e non di un unico informatore. Inoltre, la fine dell’operazione “Ira di Dio” non fu determinata dal crollo nervoso degli ultimi due agenti, ma dall’“affare di Lillehammer”, che nel film non viene raccontato. Nella cittadina norvegese gli inviati del servizio segreto israeliano uccisero il cameriere marocchino Ahmed Bouchiki, che avevano erroneamente identificato come Salameh (a cui era incredibilmente somigliante): in seguito all’arresto di uno degli agenti locali di copertura, gran parte della rete spionistica del Mossad venne distrutta.