Le cose lasciate a Calais dai migranti
Orti, chitarre, pennarelli, giochi e libri, tra le cose abbandonate durante lo sgombero del grande campo profughi in Francia
L’evacuazione del campo per migranti ufficioso di Calais, conosciuto come “la giungla”, era iniziata lunedì e si è conclusa ufficialmente ieri: ha riguardato quasi 5.600 persone che sono state registrate e poi trasferite in altre zone della Francia. Tante di queste persone hanno lasciato o dimenticato nelle tende e nelle roulotte in cui vivevano oggetti personali che raccontano una parte della loro vita nel campo, che è considerato da anni un simbolo della crisi dei migranti. Ci sono piccoli orticelli e giardini con fiori, libri, dizionari, quaderni, pennarelli, chitarre e vestiti dimenticati stesi ad asciugare.
Già ieri gli operai hanno cominciato con lo smantellamento delle costruzioni e la raccolta dei rifiuti e da oggi nel campo ci sono più mezzi, per accelerare le operazioni per la demolizione delle strutture rimanenti e completarle entro lunedì.
Ieri sera la prefetta del dipartimento del Passo di Calais, Fabienne Buccio, aveva detto che le operazioni di sgombero erano finite e che non c’erano più persone nel campo. In realtà secondo alcuni volontari e giornalisti, circa 100 persone hanno dormito ancora nel campo, tra cui almeno 68 minori non accompagnati. Secondo Buccio sono persone arrivate da altre parti della Francia: ha detto che i 68 minori verranno spostati in altri centri in Francia, ma che da Calais non partiranno più autobus per i centri di accoglienza.
L’evacuazione del campo di Calais ha riguardato ufficialmente 5.596 persone. Prima dell’inizio delle operazioni il ministero degli Interni aveva parlato però di 6.486 uomini, donne e minori presenti nella “giungla”: questo significa che molto probabilmente centinaia di persone non sono state coinvolte nei trasferimenti organizzati dal governo. Lo sgombero del campo di Calais era cominciato lunedì: il campo ospitava dai 6.400 agli 8.000 migranti, soprattutto provenienti dall’Afghanistan, dal Sudan e dall’Eritrea. Vivevano in baracche e in mezzo al fango, la maggior parte in attesa di un modo per entrare nel Regno Unito. Il campo di Calais, che non è organizzato o appoggiato dal governo francese, esiste in varie forme dalla fine degli anni Novanta.