Contro Nicolás Maduro
In Venezuela le opposizioni hanno protestato di nuovo contro il presidente: ci sono stati degli scontri, un poliziotto è morto
Decine di migliaia di persone hanno partecipato a diverse grandi manifestazioni anti-governative in Venezuela, per protestare contro la decisione della Commissione elettorale nazionale di sospendere il referendum che avrebbe potuto rimuovere dal potere il presidente Nicolás Maduro. Le proteste si sono concentrate nello stato di Miranda – sulla costa, a est della capitale Caracas – dove il governatore è il leader dell’opposizione Henrique Capriles. In tutto il Venezuela ci sono stati scontri: 120 manifestanti sono rimasti feriti e altri 147 sono stati arrestati. Il ministro degli Interni e della Giustizia venezuelano, Néstor Reverol, ha detto che nello stato di Miranda è stato ucciso un poliziotto e altri due sono rimasti feriti. Capriles ha indetto altre manifestazioni anti-governative per il 3 novembre, che però dovrebbero tenersi solo a Caracas.
Intanto il Parlamento venezuelano, controllato dalle opposizioni, ha votato per avviare un processo contro Maduro, accusato di avere violato la Costituzione. La richiesta del Parlamento, che difficilmente avrà qualche effetto concreto, si inserisce in una più ampia crisi politica in corso in Venezuela. Il governo ha detto di non riconoscere il Parlamento come “legittimo”, riprendendo una sentenza della Corte Suprema venezuelana, e Maduro ha accusato le opposizioni di avere legami con diversi stati stranieri, tra cui gli Stati Uniti. I militari per il momento stanno a guardare, anche se pubblicamente continuano a sostenere il governo socialista.
In Venezuela le proteste contro il governo vanno avanti da diversi mesi. La situazione economica del paese continua a essere disperata: mancano cibo e medicinali, l’inflazione è fuori controllo e lo stato non è più in grado di fornire i servizi basilari. Nelle ultime settimane le proteste contro il presidente Maduro, al potere dal 2013 dopo la morte di Hugo Chávez, si sono dirette contro la decisione di sospendere un referendum promosso dalle opposizioni che avrebbe potuto far finire in anticipo il mandato presidenziale di Maduro. La Commissione elettorale nazionale era stata incaricata di contare e autenticare le firme raccolte per il referendum: in caso di valutazione positiva, si sarebbe passati alla seconda fase della petizione, che prevedeva una ulteriore raccolta firme (questa volta molte di più: il 20 per cento degli aventi diritto al voto) che avrebbe permesso l’organizzazione del referendum vero e proprio. Le opposizioni hanno accusato la Commissione elettorale di avere temporeggiato, di modo da rallentare l’intero processo ed evitare che il referendum venisse indetto entro il 10 gennaio 2017: oltre quella data, il mandato presidenziale di Maduro entrerà nei suoi ultimi due anni e la legge prevede che sia il vicepresidente (che sta con Maduro) a proseguire l’attività del governo in caso di una vittoria delle opposizioni al referendum.