Dopo Neuer, c’è Jan Oblak
È il ventiquattrenne sloveno dell'Atletico Madrid, probabilmente il prossimo portiere più forte del mondo
di Pietro Cabrio
Stabilire chi sia il portiere di calcio più forte in attività non è mai facile, per via di tutto quello che c’è da considerare; a meno che non ce ne sia uno visibilmente più forte degli altri, come lo è stato e probabilmente lo è ancora Manuel Neuer del Bayern Monaco, che da almeno quattro stagioni si distingue per le sue doti tecniche senza eguali e per la quantità di parate decisive e ad alto coefficiente di difficoltà. Oltre a Neuer, il cui rendimento ultimamente si è assestato su livelli più vicini alla “normalità” dopo tre annate ad altissimi livelli, nelle ultime stagioni il portiere che più è migliorato, fino ad arrivare a essere considerato uno dei migliori in circolazione, è uno sloveno molto meno famoso, Jan Oblak.
Pur avendo solo due milioni di abitanti, la Slovenia è uno di quei piccoli paesi che nel calcio riescono a ottenere spesso risultati superiori alle aspettative. Da anni infatti la nazionale slovena mette insieme una rosa di tutto rispetto, in grado di competere sia nelle qualificazioni ai Mondiali che nelle qualificazioni agli Europei. Questo perché ogni anno riesce a far crescere un discreto numero di buoni giocatori, che poi vanno a giocare soprattutto nella Serie A italiana e nella Bundesliga tedesca. In questo momento, per esempio, due dei dieci portieri più forti al mondo sono sloveni: uno è Samir Handanovic, portiere dell’Inter dal 2012, l’altro è Jan Oblak, titolare da tre anni nell’Atletico Madrid di Diego Simeone. Se Handanovic ha già superato i trent’anni, Oblak ne ha appena 24 e nonostante ciò, da tre anni difende la porta di una delle squadre più forti d’Europa. Diego Simeone, parlando di lui in una recente intervista, ha detto: «Oblak mi sorprende. È in crescita continua e porta grande tranquillità a tutta la squadra. È uno dei migliori portieri del mondo». Oblak non è ancora così noto, ma con ogni probabilità nei prossimi anni sarà uno dei portieri di cui sentiremo parlare più spesso.
Solitamente i primi dieci portieri più forti in circolazione giocano tutti per grandi club e per capire quale sia il migliore fra loro le principali cose di cui tener conto sono i gol subiti (e la media di gol subiti a partita), il numero di partite a porta inviolata, la frequenza degli errori, il numero di parate decisive e le abilità con la palla tra i piedi. Manuel Neuer eccelle praticamente in tutto, contribuendo a rendere il Bayern e la Germania due squadre a cui è veramente molto difficile segnare. Poco più di un anno fa in molti si chiedevano addirittura se fosse il caso di assegnargli il Pallone d’Oro, perché la sua abilità con la palla tra i piedi e il suo ruolo nelle azioni del Bayern e della Germania hanno rappresentato una sorta d’inizio di una nuova epoca per i portieri, a cui oggi viene richiesto sempre più insistentemente di saper dare il via alle azioni della squadra con la palla a terra e di essere quasi dei difensori aggiunti quando si tratta di far circolare la palla. Oblak, che ha sette anni in meno di Neuer, da tre anni si sta confermando come uno dei migliori portieri fra i pali, soprattutto per la sua grande reattività, per il numero limitato di errori e per il suo stile composto, dovuto a un ottimo senso della posizione, una delle caratteristiche più importanti e meno visibili per un portiere: se capisci dove metterti prima che l’avversario tiri, farai parate forse meno spettacolari ma sarai più efficace.
Da quando nel 2013 ha iniziato a giocare titolare con il Benfica, le statistiche di Oblak sono fra le migliori d’Europa e in costante crescita: non ha mai concluso un anno con più gol subiti rispetto al numero di partite giocate. Con il Benfica, nella stagione 2013/2014, giocò complessivamente ventisei incontri, tra campionato e coppe, e prese gol solamente in quattro partite, tenendo la propria porta inviolata in ben ventidue occasioni. L’anno dopo venne comprato dall’Atletico Madrid per 16 milioni di euro, cifra che lo fece diventare il portiere più pagato nella storia della Liga spagnola.
Dopo aver vinto campionato, coppa nazionale e coppa di lega in Portogallo, nei primi mesi a Madrid Oblak fece la riserva dello spagnolo Miguel Moyà e nella prima partita in cui fu schierato titolare, a settembre contro l’Olympiakos, subì tre gol e non fece immediatamente una grande impressione. Nella prima parte di stagione Moyà giocò una ventina di partite in campionato mentre Oblak solo dieci, e in sei di queste non subì gol. Poi Moyà s’infortunò, Oblak iniziò a giocare titolare e lo rimase anche dopo il ritorno di Moyà. Concluse la stagione con 21 presenze, 18 gol subiti e 11 partite a porta inviolata.
La scorsa stagione è stata probabilmente la migliore nella carriera di Oblak. In 51 presenze, fra campionato e coppe, ha subito 26 gol e in 32 incontri non ne ha subito nessuno. Certo, c’entra anche la forte difesa dell’Atletico Madrid, ma tenete conto che Oblak fra i cinque più importanti campionati europei è stato il miglior portiere insieme a Neuer per media di gol subiti a partita, con 0,47: il Bayern Monaco però ha concesso una media di 7,5 tiri a partita mentre l’Atletico 9,7.
Oblak è stato decisivo negli ottimi piazzamenti dell’Atletico Madrid e fondamentale in molte partite: per esempio nella semifinale di Champions League giocata contro il Bayern Monaco e vinta grazie ai gol segnati in trasferta. Nella partita di ritorno parò un rigore a Muller e fece nove parate decisive, il numero più alto di sempre per un portiere dell’Atletico in una partita di Champions League. Al termine della stagione è stato inserito insieme a Manuel Neuer nella squadra dell’anno della Champions League e ha vinto anche il trofeo Zamora, il premio annuale riservato al portiere della Liga che subisce meno gol in base alle partite giocate.
Oblak ha cominciato a giocare tra i professionisti con l’Olimpia Lubiana, squadra delle capitale slovena: lui abitava fuori città e per raggiungere i campi di allenamento dell’Olimpia era solito percorrere in bici almeno una ventina di chilometri al giorno. Nel 2010, dopo essere stato il portiere titolare dell’Olimpia a soli sedici anni, fu vicino a trasferirsi al Fulham, in Inghilterra, ma alla fine venne acquistato dal Benfica per poco meno di due milioni di euro. I successivi quattro anni li trascorse in prestito a quattro diverse squadre portoghesi. Nel 2013 disputò una buona stagione con il Rio Ave e il Benfica decise di richiamarlo definitivamente in prima squadra per fare da secondo al brasiliano Arthur: non ci impiegò nemmeno un anno per diventare titolare e per farsi notare dai più grandi club d’Europa, fra cui la Juventus.
Chi lo ha allenato lo considera un professionista esemplare. Di lui non si parla molto perché è un tipo riservato: concede poche interviste, parla poco e non è presente in nessun social network. Ai tempi dell’Olimpia Lubiana i suoi allenatori lo definirono ossessionato dall’allenamento, nonché solito a sottovalutarsi, nonostante fosse uno dei pochi giocatori sloveni a essere seguito dagli osservatori di importanti club europei. Secondo molti può ancora migliorare nel controllo della palla con i piedi e nei rigori, ma in quanto a posizionamento, riflessi, parate e reattività in questo momento può essere considerato alla pari di Neuer.
Ad ottobre era già il portiere con la miglior percentuale di parate nella Liga e al primo posto fra i portieri dei cinque principali campionati europei per numero di partite a porta inviolata, cinque su nove presenze, e per numero di gol subiti, quattro su nove. Aveva concesso 0,44 gol a partita, meno di Neuer (0,50) e meno di chiunque abbia giocato il suo stesso numero di partite. A 24 anni ha già grande esperienza nelle coppe europee, in due dei principali campionati europei, e in tutte le competizioni in cui ha giocato è sempre stato fra i migliori, se non il migliore.
Considerando che Manuel Neuer e Gianluigi Buffon hanno trenta e trentotto anni e gli unici coetanei con cui è in “competizione” sono Thibaut Courtois del Chelsea e David De Gea del Manchester United, se Oblak dovesse continuare ancora a migliorare le proprie prestazioni potrebbe diventare presto il portiere più forte al mondo.