Le ultime sul Sole 24 Ore
La crisi del giornale continua, mentre magistratura e CONSOB sospettano che bilanci e dati di vendita siano stati truccati
Questa settimana i giornalisti del Sole 24 Ore hanno definito il momento che sta vivendo il quotidiano come “il più drammatico” della sua storia. Sulla situazione del giornale ora indagano la magistratura e la CONSOB, con il sospetto che in passato il bilancio e i dati delle vendite siano stati truccati. La società editrice che pubblica il giornale ha perso quasi 50 milioni di euro solo nei primi sei mesi del 2016 e sta attraversando un grave momento di agitazione, con metà del consiglio d’amministrazione che si è dimesso e uno nuovo che dovrà essere nominato entro il prossimo novembre. Per sopravvivere il giornale avrà bisogno di un ingente aumento di capitale da parte dei suoi soci. L’azionista di maggioranza della società che edita il Sole 24 Ore è Confindustria, la principale organizzazione italiana che rappresenta imprenditori e imprese.
La crisi del Sole 24 Ore dura oramai da diversi anni, ma è stata resa nota pubblicamente soltanto all’inizio di ottobre, quando uno scontro all’interno del consiglio d’amministrazione ha portato alle dimissioni di gran parte dei consiglieri. A lasciare il consiglio sono stati i membri del CDA più vicini alla vecchia dirigenza dell’ex presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a cui lo scorso maggio è succeduto Vincenzo Boccia.
Lunedì Confindustria ha presentato la lista dei nuovi consiglieri d’amministrazione, che dovranno essere eletti all’assemblea degli azionisti del prossimo novembre. Tra i nomi proposti non c’è quello dell’attuale amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, nominato dall’ex presidente Squinzi. Con la sua relazione, presentata a fine settembre, Del Torchio ha portato alla luce la grave situazione dei conti del giornale. Il presidente di confindustria Boccia ha detto che non è ancora stato deciso se Del Torchio sarà confermato nel suo ruolo o se invece sarà sostituito. Il consiglio d’amministrazione in carica ha anche confermato la fiducia all’attuale direttore, Roberto Napoletano, che è stato sfiduciato invece dal 74,4 per cento dei giornalisti della redazione.
Nel frattempo la procura di Milano ha aperto un’inchiesta sul giornale, per il momento senza indagati. L’ipotesi di reato è falso in bilancio; l’indagine è guidata dal pubblico ministero Fabio De Pasquale. Mercoledì scorso la sede del giornale ha subito un’ispezione da parte della CONSOB, l’autorità garante della borsa italiana (il Sole 24 Ore è quotato in borsa). L’indagine è nata da un esposto molto dettagliato presentato da Nicola Borzi, un giornalista del Sole 24 Ore.
Nel suo esposto Borzi ripercorre la vicenda di DI Source LTD, una società britannica che gestisce parte degli abbonamenti digitali del Sole 24 Ore. In una conversazione con Borzi, un dipendente di DI Source ha ammesso che la società gestisce un pacchetto di abbonamenti digitali per conto del Sole 24 Ore, ma non ha voluto specificarne la quantità. Il sospetto che emerge dal documento è che il management della società abbia utilizzato la società inglese per gonfiare il numero di abbonamenti digitali sottoscritti.
Ad alimentare il sospetto contribuisce il fatto che, secondo i dati rilevati da ADS (la società con sede a Milano che si occupa di raccogliere i dati di vendita dei giornali), il numero di abbonamenti digitali che il Sole 24 Ore vende a “pacchetto” – cioè non a singoli abbonati ma a società che poi a loro volta li distribuiscono ai singoli – è del tutto sproporzionato alla media italiana e negli anni scorsi aveva fatto celebrare come unico e ammirevole il successo del Sole 24 Ore nei ricavi digitali. Nel marzo del 2016 questi “abbonamenti digitali multipli” erano 109.500, contro i poco meno di seimila del Corriere e i duemila di Repubblica. Dal mese successivo, aprile 2016, ADS ha deciso di non diffondere più i numeri degli “abbonamenti digitali multipli” in attesa di cambiare il regolamento per la gestione di questo tipo di dato, di cui non è chiara la genesi e l’effettivo valore: la questione era stata resa pubblica da una denuncia dell’editore Condé Nast indirizzata verso un proprio concorrente internazionale, ma le indagini avevano messo in rilievo come anomala soprattutto la condizione del Sole 24 Ore, sulla quale esistevano da tempo irritazioni dei quotidiani concorrenti.
Non è la prima volta che i manager del Sole 24 Ore sono sospettati di aver utilizzato scorciatoie per mostrare un alto numero di abbonamenti, ma se le accuse fossero confermate questo sarebbe il caso più grave. Da diversi anni il Sole 24 Ore offre ai suoi clienti la possibilità di aver un abbonamento digitale con un piccolo sovrapprezzo rispetto a quello cartaceo. Questo ha permesso al giornale di raccogliere fino a 50 mila abbonamenti “in abbinamento” digitale più cartaceo. Questi abbonamenti aumentano il dato sulle copie vendute ma fanno incassare al giornale una frazione del prezzo totale di un vero e proprio nuovo abbonamento. Tra gli altri grandi giornali, Repubblica non ha mai percorso questa strada, mentre lo hanno fatto Stampa e Corriere della Sera (che oggi vendono circa 20 mila copie in abbinamento).
La crisi del Sole 24 Ore si è svolta negli ultimi anni in un clima di scarsa attenzione da parte del resto della stampa italiana ma anche di indulgenze interne nei confronti dei problemi contestati oggi, e anzi in queste settimane di difficoltà viene molto citata l’ambiziosa e sfarzosa celebrazione dei 150 anni del giornale alla Scala di Milano, nel maggio scorso, alla presenza di tutti i più autorevoli ospiti nel mondo dell’editoria e della politica, fino al presidente della Repubblica. Per rispondere alle accuse di aver contribuito a sua volta a mantenere il silenzio sulla situazione del giornale e di avere avallato a suo tempo le gestioni che ora contesta, il comitato di redazione del Sole 24 Ore (l’organo di rappresentanza sindacale dei giornalisti), ha iniziato a pubblicare i discorsi tenuti dai suoi rappresentanti all’assemblea degli azionisti nel corso degli ultimi anni. E intanto ha annunciato “l’interruzione dei rapporti con il direttore”.