Domani inizia lo sgombero del campo per migranti di Calais
Cioè "la giungla", uno dei più famosi d'Europa: come siamo arrivati a questo punto, e cosa capiterà ai 10mila che ci abitano
Il 24 ottobre comincerà lo sgombero del campo per migranti di Calais, la città sul lato francese del Canale della Manica dove migliaia di migranti si fermano in cerca di un passaggio per arrivare nel Regno Unito. Nel campo, comunemente chiamato “la giungla”, vivono più o meno 10.100 persone tra cui quasi 1.300 minorenni non accompagnati da un adulto. Il campo, che non è organizzato o appoggiato dal governo francese, esiste in varie forme dalla fine degli anni Novanta ed era già stato parzialmente sgomberato tra febbraio e marzo 2016. Il ministero dell’Interno francese ha detto di aver pensato alla futura sistemazione di 7.500 persone che vivono nel campo in altre zone della Francia e ha promesso che saranno ospitate in condizioni dignitose nel periodo necessario per esaminare le loro richieste d’asilo. Oggi sono stati distribuiti ai migranti dei volantini scritti in diverse lingue in cui è spiegato come si svolgeranno le procedure di sgombero, e ci sono stati alcuni scontri fra autorità e i migranti che non sono d’accordo con il trasferimento. Le associazioni di volontariato che lavorano nel campo hanno dato a tutti i migranti valigie di seconda mano per trasportare i propri averi.
Quello del campo di Calais è una delle situazioni più note che riguardano i migranti che entrano in Europa, oltre che uno dei motivi per cui viene criticata l’amministrazione francese di François Hollande. La decisione di sgomberare Calais a pochi mesi dalle elezioni politiche è stata infatti giudicata strumentale dal punto di vista politico, anche perché è probabile che finché non cambierà qualcosa nelle leggi sull’immigrazione centinaia di persone continueranno ad affollare Calais e il suo porto, o a rimanere semplicemente nelle vicinanze.
Cosa succederà ai migranti
Domani 60 pullman da 50 posti arriveranno nel campo per portare via tremila persone e condurle in diversi centri di accoglienza in tutta la Francia (fatta eccezione per la Corsica e l’Île-de-France, la regione in cui si trova Parigi); altri 90 pullman faranno lo stesso il 25 e il 26 ottobre, 45 ogni giorno. I migranti dovranno raccogliersi in uno capannone di tremila metri quadrati adiacente al campo e saranno divisi in quattro gruppi in base alla loro situazione: minorenni non accompagnati, adulti soli, famiglie e persone vulnerabili, tra cui alcune con problemi psicologici e psichiatrici e altre con invalidità di vario tipo. I migranti potranno scegliere tra due destinazioni e in base alla loro scelta riceveranno un braccialetto di un certo colore. Poi saranno divisi in un secondo spazio in cui saranno allestite sei tende da 50 posti ciascuna: non appena una delle tende sarà piena arriverà un pullman per caricarne gli occupanti.
Il capannone che sarà usato per smistare i migranti (FRANCOIS LO PRESTI/AFP/Getty Images)
Sapendo che il campo sarebbe stato sgomberato, alcuni migranti se ne sono già andati, anche se secondo le associazioni che hanno lavorato nel campo è difficile che si allontanino dalla zona di Calais, dato che il loro obiettivo resta comunque raggiungere il Regno Unito. Secondo l’associazione L’Auberge des Migrants circa 2.000 persone non vorranno andarsene. Non si sa se le autorità abbiano un piano per evitare che si formi una nuova “giungla”. Durante lo smantellamento del campo saranno presenti circa 1.250 poliziotti che con tutta probabilità arresteranno i migranti che rifiuteranno di essere portati nei centri di accoglienza. Dal 25 ottobre un’azienda di pulizie comincerà a lavorare nel campo per smantellare le baracche in cui attualmente vivono i migranti.
In previsione dello sgombero del campo, ci sono stati degli scontri tra i migranti e la polizia. Il 22 ottobre un gruppo di 50 migranti ha gettato delle pietre contro i poliziotti che hanno reagito usando manganelli e gas fumogeni.
Alcuni dei migranti che si sono scontrati con la polizia francese il 22 ottobre 2016 (Christopher Furlong/Getty Images)
La questione dei minorenni non accompagnati
Al momento i minorenni non accompagnati nel campo di Calais sono 1.291, per la maggior parte adolescenti che dicono di avere dei parenti nel Regno Unito. Ci sono anche centinaia di ragazzini con meno di 10 anni. Questo gruppo di persone rimarrà a Calais fino a quando le loro richieste di riunificazione famigliare saranno esaminate dal British Home Office: saranno ospitati in dei container riconvertiti ad abitazioni che il governo francese aveva allestito a Calais a marzo. Dall’inizio del 2016 a due giorni fa circa 70 minorenni sono potuti andare nel Regno Unito e altri 300 dovrebbero essere trasferiti a breve. Il ministero dell’Interno britannico ha detto che per i minori non accompagnati che non hanno parenti nel paese sarà adottata una speciale procedura di registrazione; le ragazze e i minori di 13 anni hanno la precedenza. I minorenni che invece resteranno in Francia saranno portati in centri speciali riservati agli adolescenti per non dover vivere con gli adulti.
Secondo le regole europee, i migranti devono fare richiesta di asilo nel primo paese dell’Unione in cui arrivano, ma le richieste dei minori devono essere automaticamente trasferite verso quei paesi dove risiedono i loro parenti. Alcune leggi del Regno Unito impongono al governo di trasferire nel paese anche i minori non accompagnati che si trovano in situazione di rischio.
Nel Regno Unito ci sono state molte critiche al governo e al British Home Office riguardo la situazione dei minorenni di Calais. Secondo alcuni il processo di accoglienza è troppo lungo: in media occorrono 10 ore di lavoro da parte di un esperto legale per verificare la situazione di un singolo ragazzo. Alcuni parlamentari conservatori hanno chiesto di introdurre dei controlli medici per accertare l’età dei minorenni tramite una radiografia dentale: i volontari che lavorano nel campo si sono molto lamentati di questa richiesta e delle accuse, basate sull’aspetto dei ragazzi arrivati nel Regno Unito, che tra loro ci fossero anche maggiorenni che fingono di non esserlo.
Thursday's Daily Mail:
Give 'child migrants' age tests, says Straw#tomorrowspaperstoday #bbcpapers pic.twitter.com/dqcexlndxQ— Nick Sutton (@suttonnick) October 19, 2016
La storia del campo di Calais
Gruppi di migranti che vorrebbero raggiungere il Regno Unito vivono a Calais, o nei dintorni, dalla fine degli anni Novanta, a seguito della guerra in Kosovo. Calais è il punto francese più vicino alle coste del Regno Unito: il Canale della Manica è lungo solo 35 chilometri davanti a questa città, in cui si trova anche l’accesso dell’Eurotunnel, che permette ad automobili, camion e treni di arrivare direttamente nel Regno Unito. Il confine francese e quello dello Spazio Schengen per la libera circolazione delle persone attraversa il Canale. I primi richiedenti asilo arrivarono a Calais il 1998 e il 1999 e furono ospitati in un capannone adibito a rifugio a Sangatte, una località vicina a Calais e in particolare all’entrata dell’Eurotunnel. Circa 60mila persone passarono da questo centro, che fu molto criticato dal Regno Unito, che lo vedeva come una riserva di immigrati clandestini.
Nel dicembre 2002 su iniziativa dell’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, il centro di Sangatte fu chiuso, e nel febbraio 2003 la Francia e il Regno Unito firmarono il trattato bilaterale di Le Touquet che stabilisce che le forze dell’ordine di entrambi i paesi possano effettuare controlli frontalieri sia a Calais, sul lato francese del Canale della Manica, sia a Dover, sul lato inglese. Si trattava chiaramente di un accordo sbilanciato in favore del Regno Unito, da cui però la Francia ha ottenuto un aiuto nella gestione del flusso migratorio. Con lo smantellamento del centro di Sangatte i migranti presenti nella zona si spostarono in vari posti, in parte in una zona vicina al porto, il primo luogo a essere chiamato “giungla di Calais”. Nel settembre 2009 questo accampamento fu smantellato.
(La vita dei migranti a Calais negli anni)
Con lo sgombero della prima “giungla” i migranti intenzionati ad andare nel Regno Unito attraverso il porto o sui camion diretti nel paese attraverso l’Eurotunnel si organizzarono in sistemazioni di fortuna nel centro di Calais o vicino alle grandi strade. Nel gennaio del 2015, per far fronte all’aumento dei migranti e per cercare di farli vivere in condizioni sanitarie accettabili, il comune di Calais aprì il Centre Jules-Ferry, dove i migranti potevano ricevere accoglienza e pasti durante il giorno. Lì vicino, lungo l’autostrada, il comune mise a disposizione dei migranti anche un terreno grande 180mila metri quadrati, senza sanitari né acqua corrente: i migranti presenti in città furono costretti a spostarsi in quella zona che formò la “giungla” degli ultimi anni.
Nel gennaio del 2016 il governo francese aprì un centro di accoglienza provvisorio, fatto con dei container, all’interno del campo: può ospitare 1.100 persone al coperto. Dopo l’allestimento del centro la polizia sgomberò una prima parte della “giungla”, quella più vicina all’autostrada. A febbraio smantellò un’altra grossa parte del campo, nella zona sud. Il 2 settembre 2016 il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ha promesso di smantellare completamente il campo e di creare nuovi posti per i migranti in centri appositi in altre zone della Francia. Molti comuni che dovranno ospitare queste persone si sono già lamentati perché i posti non sono sufficienti. Intanto il 20 settembre sono cominciati i lavori per costruire un muro, alto quattro metri, per impedire alle persone di raggiungere la strada che porta al porto di Calais.
Il muro alto 4 metri in costruzione lungo la strada che porta al porto di Calais, il 21 ottobre 2016 (DENIS CHARLET/AFP/Getty Images)