• Mondo
  • Venerdì 21 ottobre 2016

Le battaglie per Mosul

Sono ancora tante, intorno alla città, in attesa di un attacco maggiore: gli aggiornamenti di Adriano Sofri

(BULENT KILIC/AFP/Getty Images)
(BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

L’Unità ha pubblicato un nuovo reportage di Adriano Sofri da Erbil, la città irachena a un’ora da Mosul: quest’ultima è controllata dallo Stato Islamico (o ISIS) e da giorni è obiettivo di una avanzata considerata fondamentale per la sconfitta dello Stato Islamico in Iraq. Da circa una settimana Sofri si trova assieme ad alcune truppe dei peshmerga, le milizie del Kurdistan iracheno, che si stanno occupando di riconquistare alcuni paesi nella periferia di Mosul.

La battaglia per Mosul – sono ancora tante battaglie. Ieri all’alba, dopo che gli aerei della coalizione avevano compiuto i loro raid, una nuova offensiva curda è stata lanciata a nord di Mosul, entro il territorio già largamente cristiano che comprende le cittadine di Bashiqa e Bertella. L’iniziativa è dei peshmerga del Pdk, che hanno base soprattutto a Erbil e Dohuk. Uno dei loro comandanti è Sirwan Barzani, nipote del presidente Masoud: le tribù dinastiche curde hanno infatti almeno questo risvolto, che parecchi dei loro rampolli stanno in campo senza imboscarsi. Questo ulteriore protagonismo dei peshmerga forse è un segno delle difficoltà maggiori incontrate dai militari iracheni, o forse era nei piani.

Fra i curdi non è raro trovare una suscettibilità offesa nei confronti dei cristiani, cui si addebita una scarsa riconoscenza e una condiscendenza verso i curdi, e all’opposto un’inveterata soggezione agli arabi. Sentimento che annoto senza poterne valutare la fondatezza e la diffusione.

La base turca
Bashiqa, avrete letto nei giorni scorsi, è anche la cittadina occupata dall’Isis nel cui territorio il governo turco ha insediato una propria consistente base militare, sostenendo di averne ricevuto l’autorizzazione, anzi la richiesta, dal governo di Erbil, per addestrare truppe curde.

Il proposito turco è un altro, quello di assicurarsi voce e armamenti in capitolo sull’assetto futuro di Mosul e di ravvivare la memoria del vilayet ottomano. Durissima è, almeno a parole, l’opposizio – ne del governo di Baghdad, che ha sul collo il fiato, piuttosto rovente, delle masse sciite di Sadr City mobilitate da Moqtada al Sadr contro il sacrilegio dell’invasione turca.

(Continua a leggere sul sito dell’Unità)