Il Torino più forte degli ultimi anni?
La squadra italiana che in estate ha cambiato più di tutte è quarta in classifica, e ha ancora margini di miglioramento
Quella in corso non è una buona stagione, per molte squadre di calcio che questa estate hanno deciso di reinventarsi. In Premier League, la squadra che ha cambiato di più è stata il Manchester United: ha assunto José Mourinho e comprato Paul Pogba e Zlatan Ibrahimović, lasciandosi dietro i due anni di calcio traballante e acquisti di giovani promesse di Louis Van Gaal. Per ora la scelta non sta pagando: il Manchester United è settimo in classifica e sta giocando un calcio tutt’altro che indimenticabile. In Italia, l’Inter ha esonerato Roberto Mancini e assunto Frank de Boer, che ha allenato l’Ajax più spregiudicato delle ultime stagioni, con cui ha anche vinto quattro volte il campionato olandese: dopo una campagna acquisti grandiosa, al momento è undicesima in campionato e ultima nel mini-girone di Europa League. In Serie A c’è solo una squadra che ha cambiato più dell’Inter, e che al contrario di Inter e Manchester United – per citare i due esempi forse più familiari – sta andando alla grande: il Torino.
Nel posticipo dell’ottava giornata di Serie A il Torino ha battuto il Palermo in trasferta per 4-1. È la sua terza vittoria consecutiva in campionato, ed è anche la terza partita in cui segna più di due gol. Oggi il Torino è quarto a due punti dalla Roma seconda in classifica – che ha battuto poco meno di un mese fa, giocando praticamente alla pari – e se Andrea Belotti non avesse sbagliato il rigore calciato all’ultimo minuto della prima partita contro il Milan, il Torino sarebbe da solo al terzo posto in classifica. Non è l’unico aspetto positivo della stagione: nel Torino giocano sei giocatori che sono nel giro della Nazionale o lo sono stati di recente: fra cui proprio Belotti, considerato uno degli attaccanti italiani più promettenti degli ultimi anni.
Adem Ljajic : 1/2.pic.twitter.com/83WCxFiwYC
— Quentin Smsn (@quentin_samson) October 17, 2016
Il primo gol di Adem Ljajić contro il Palermo
In estate il Torino ha ceduto, nell’ordine: l’allenatore che guidava la squadra da cinque anni e che l’ha portata dalla Serie B all’Europa League, Giampiero Ventura; il capitano della squadra, Kamil Glik; due fra i più forti difensori della Serie A, Bruno Peres e Nikola Maksimović; il centravanti della Nazionale italiana Ciro Immobile. Al posto di Ventura è arrivato Siniša Mihajlović, reduce dall’esonero al Milan, che ha smantellato l’assetto tattico degli ultimi anni sostituendo il collaudato 3-5-2 con il 4-3-3. Il Torino si è mosso molto sul mercato, ottenendo probabilmente il massimo con il budget limitato di cui poteva disporre, finanziato soprattutto dalle cessioni importanti. Ieri sera contro il Palermo hanno giocato titolari sette giocatori acquistati in estate: ma è stata soprattutto la prima volta che il Torino ha potuto schierare la formazione-tipo, che a causa di diversi infortuni quest’anno non si era ancora vista.
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La forza del Torino degli anni scorsi stava soprattutto nel sistema di gioco collaudatissimo e nella bravura di Ventura ad individuare o adattare giocatori funzionali al suo modulo: è successo ad esempio con Bruno Peres nel ruolo di terzino senza compiti difensivi, con Alessio Cerci da seconda punta o ancora con Giuseppe Vives da regista (un giocatore dalle caratteristiche tecniche apparentemente mediocri e diventato titolare in Serie A a 33 anni). La differenza col Torino di Mihajlović sta soprattutto nel fatto che il livello individuale dei giocatori si è alzato: quello di quest’anno è probabilmente il Torino con la rosa più forte degli ultimi anni.
In uno dei trasferimenti più bizzarri dell’estate, in porta è arrivato Joe Hart, il portiere titolare della nazionale inglese, che nel nuovo Manchester City di Pep Guardiola era diventato il terzo portiere. Hart non è un portiere fenomenale, ma è abituato a giocare ai massimi livelli del calcio internazionale e non stonerebbe nella formazione titolare di nessuna squadra di livello europeo. In difesa sono arrivati due difensori esperti e non troppo anziani come Leandro Castan e Luca Rossettini, abituati a giocare con la difesa a quattro. Il Torino aveva già in rosa il sostituto naturale di Bruno Peres: è Davide Zappacosta, che due stagioni fa aveva fatto un gran campionato con l’Atalanta finendo anche nel giro della Nazionale. A sinistra è rientrato dal prestito al Cagliari Antonino Barreca, che ha 21 anni e che secondo Mihajlović «può diventare il miglior terzino sinistro italiano» (da giocatore Mihajlović è stato fra i migliori esterni al mondo). A centrocampo a Daniele Baselli e Marco Benassi – che hanno rispettivamente 24 e 22 anni e sono fra i più promettenti nel loro ruolo – si è aggiunto Mirko Valdifiori, un ottimo regista. In attacco, la cessione di Ciro Immobile ha lasciato spazio a Belotti, che in nove partite stagionali ha già segnato sei gol. Ai suoi lati giocano Iago Falque e Adem Ljajić, due promesse non mantenute del calcio mondiale, che però davanti a loro hanno ancora qualche anno di carriera ad alto livello.
Dal punto di vista tattico Mihajlović non ha inventato nulla di particolare: ha “solamente” messo ogni giocatore al posto giusto, e forse aumentato il dinamismo della squadra (una caratteristica che le squadre di Ventura non hanno mai avuto). Per ora ne è venuto fuori un calcio poco spettacolare ma molto efficace, simile a quello della Sampdoria allenata proprio da Mihajlović due stagioni fa.
Non è ancora chiaro dove possa arrivare questo Torino: la stagione è appena iniziata, e come tutte le squadre di metà classifica le alternative alla squadra titolare sono poche e di livello inferiore. Molto dipenderà anche da quanto riusciranno a essere costanti i giovani giocatori della rosa come Benassi, Barreca e Baselli. Nelle prossime settimane si capirà qualcosa di più: il Torino giocherà le prossime tre partite di Serie A contro Lazio, Inter e Udinese.