In Montenegro hanno vinto i soliti
Alle elezioni parlamentari il partito filo-occidentale ha ottenuto una netta maggioranza, ma le opposizioni dicono che il voto non è stato regolare
Ieri si sono tenute le elezioni parlamentari in Montenegro, un piccolo paese della penisola balcanica: si votava per rinnovare il Parlamento, formato da un’unica camera di 81 seggi. Le elezioni sono state vinte dal partito principale della coalizione di governo, il Partito Democratico dei Socialisti (di centrosinistra e filo-occidentale), che praticamente governa da quando esiste il Montenegro: secondo i primi risultati parziali, ha ottenuto il 41 per cento dei voti, pari a 36 seggi. I partiti di opposizione filo-russi e diverse associazioni hanno però denunciato alcune irregolarità nel voto, e non è chiaro se riconosceranno i risultati ufficiali una volta che verranno annunciati (saranno probabilmente diffusi fra qualche giorno).
La fine della campagna elettorale è stata molto movimentata: il giorno prima delle elezioni, le autorità montenegrine avevano arrestato un gruppo di 20 paramilitari serbi che secondo loro voleva rapire il primo ministro Milo Đukanović e fare una specie di colpo di stato. Domenica sera il Partito Democratico dei Socialisti aveva comunque annunciato di aver vinto e di voler avviare i negoziati con alcuni partiti più piccoli ed “etnici” – come ad esempio il partito filo-albanese e quello filo-croato – per formare una maggioranza di governo.
BBC scrive che Đukanovic ha presentato le elezioni come una specie di referendum sul futuro del paese: il suo governo è considerato filo-europeo – nel 2012 il Montenegro ha aperto i negoziati per entrare nell’Unione Europea, e fra pochi mesi entrerà nella NATO – e scarsamente nazionalista, mentre i partiti di opposizione sono legati variamente alla Serbia o alla Russia. Il Montenegro, che è diventato un paese indipendente dopo la sua separazione dai serbi nel 2006, ha diversi legami storici ed economici con Russia e Serbia, e negli ultimi anni è anche diventato una meta turistica molto popolare fra i russi. A causa dei suoi porti nel Mediterraneo, inoltre, è un paese di grande importanza per la Russia. È per questo che il governo russo ha visto come una “provocazione” la decisione di Đukanovic di entrare nella NATO. Reuters scrive che, nonostante la netta vittoria alle elezioni, il Partito Democratico dei Socialisti di Đukanovic è uscito “indebolito”: non ha ottenuto i voti per formare un governo da solo, e le polemiche delle opposizioni hanno in qualche modo delegittimato la vittoria (in queste ore è prevista la diffusione di un report sulla regolarità delle elezioni scritto dagli osservatori dell’OCSE).
Đukanović è al centro della vita politica del Montenegro dal 1990: è stato quattro volte primo ministro, una volta presidente della Repubblica e per due volte si è ritirato dalla politica per poi ritornarci pochi mesi dopo. Le opposizioni lo accusano fra le altre cose di avere fatto poco per migliorare la complicata situazione economica del paese, che ha un tasso di disoccupazione intorno al 18 per cento (la media europea è all’8,6 per cento).
Poi ci sono le accuse di irregolarità a queste elezioni: la procura generale montenegrina ha detto di avere arrestato 20 persone che all’inizio di ottobre avevano formato una sorta di “organizzazione” che aveva l’obiettivo di entrare in Montenegro dalla Serbia con una grossa quantità di armi e di tentare un attacco dopo l’annuncio dei risultati ufficiali. Fra le 20 persone arrestate c’è anche Bratislav Dikić, ex capo della gendarmeria serba. Andrija Mandić, capo del principale partito filo-serbo in Montenegro, ha definito l’arresto del gruppo paramilitare un’operazione di “propaganda”. Balkan Insight, un sito di news indipendente che si occupa di Balcani, ha scritto che secondo varie associazioni che osservano l’andamento delle procedure di voto ci sono state diverse irregolarità durante il voto in decine di seggi, mentre Associated Press ha scritto che domenica per alcune ore le autorità montenegrine hanno reso inutilizzabili diversi servizi di messaggistica istantanea come Whatsapp e Viber, spiegando che qualcuno li stava utilizzando per scopi illeciti.
Non è chiaro se Đukanović riuscirà davvero a formare un governo, e quanto sarà solido: mettendo insieme i voti dei suoi alleati storici, il Partito Democratico dei Socialisti potrebbe ottenere 42 o 43 voti, e quindi avere una maggioranza molto labile.