Perché si discute del PIL
Secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, un organo indipendente, le stime di quanto crescerà il PIL nel 2017 sono troppo ottimistiche
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ha sostenuto che le stime del governo sulla crescita del PIL italiano nel 2017 sono troppo alte. Non è la prima volta che accade: l’UPB ha ripetuto le sue critiche in una lettera che è stata letta al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan durante la sua audizione alla commissione Finanze della Camera. Padoan stava presentando ai deputati la Nota di aggiornamento al DEF, il documento dentro cui il governo ha presentato la sua stima di crescita per il 2017: più 1 per cento.
L’UPB è un ufficio entrato in funzione nel 2014 e presieduto da un consiglio formato da tre persone, nominate dai presidenti di Camera e Senato, che ne scelgono i componenti da una rosa di dieci nomi votati con maggioranza di due terzi dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato. L’attuale presidente è Giuseppe Pisauro, economista dell’università La Sapienza di Roma e redattore del sito LaVoce.info. Lo scopo dell’UPB è “svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee”. È la prima volta che l’UPB critica con forza le stime di un governo.
Per molti centri studi indipendenti, la crescita stimata dal governo è ambiziosa. Da una parte il Fondo Monetario Internazionale prevede per l’Italia una crescita poco sopra l’1 per cento, dall’altra il centro studi di Confindustria ha fatto una previsione particolarmente pessimistica, più 0,5 per cento. La scorsa settimana avevano espresso dei dubbi anche la Banca d’Italia e la Corte dei conti. Infine è arrivato anche l’UPB, che ha definito la stima di crescita per il 2017 un «eccesso di ottimismo».
Nel corso della sua audizione, Padoan ha confermato la stima dell’1 per cento e ha ricordato, come ha fatto anche l’UPB nella sua lettera, che il governo non è obbligato a modificarla sulla base delle indicazioni ricevute. Padoan ha definito la differenza tra le stime dell’UPB e quelle del governo «uno scarto contenuto, che a noi sembra non significativo». Secondo il governo la maggiore crescita deriverà dal fatto che nella Legge di stabilità, che sarà presentata questo fine settimana, sono contenute delle norme che serviranno ad eliminare un aumento automatico dell’IVA (si tratta della famosa “clausola di salvaguardia”, un aumento di imposte che scatta in presenza di determinate condizioni).
Un’altra spinta alla crescita dovrebbe derivare dall’aumento del commercio internazionale, della domanda interna e degli investimenti, compresi quelli nel settore delle costruzioni, che secondo il governo dovrebbe fare un vero e proprio balzo, passando da una crescita dello 0,6 per cento nel 2016 a 2,9 per cento nel 2017, nonostante sia uno dei settori che si sono ripresi meno dalla crisi. Si tratta di previsioni che lasciano abbastanza scettici molti esperti. Mario Seminerio, analista finanziario e blogger economico, ha scritto in questi giorni: «Come possa esservi crescita delle costruzioni, dato il quadro congiunturale di questo paese, resta un mistero».
Le previsioni di crescita sono molto importanti per decidere come e quanto spendere del bilancio pubblico. Un’alta crescita significa maggiori entrate fiscali e quindi maggior possibilità di spesa per il governo. In una situazione di crescita stagnante e mancanza di risorse, prevedere un’alta crescita è uno dei modi che hanno i governi di aumentare i loro margini di spesa per l’anno successivo. Ma se la stima è eccessivamente lontana dalla realtà, il governo rischia di dover modificare il proprio programma di spesa nel corso dell’anno.
Non sarebbe la prima volta che i governi italiani sbagliano le previsioni di crescita. Secondo uno studio della CGIL, nel periodo 2008-2014, i vari governi che si sono succeduti in carica (Prodi-Berlusconi-Monti-Letta) avevano stimato una crescita del 5,4 per cento, che in realtà si è rivelata essere del -8,9 per cento.