Da dove è uscito il video di Trump
La storia dietro uno degli scoop più importanti di questa campagna elettorale americana, che NBC News si è fatta soffiare dal Washington Post
Il video del 2005 in cui il candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump fa commenti molto volgari e sessisti sulle donne è stato pubblicato dal Washington Post il 7 ottobre, quando in Italia erano le dieci di sera. Paul Farhi, media reporter del Washington Post, ha raccontato che il video avrebbe dovuto essere diffuso dal canale televisivo di notizie NBC News: Access Hollywood, il programma dedicato alle notizie di spettacolo per cui era stato realizzato il video, è prodotto da NBC. NBC News è stata però troppo lenta nel verificare le conseguenze legali della pubblicazione del video, e il Washington Post l’ha anticipata, dopo aver ricevuto il video da una fonte anonima. La pubblicazione del video – in cui Trump dice, tra le altre cose, che «quando sei famoso [le donne] te lo lasciano fare. Puoi fare quello che vuoi», e parla di afferrare le donne «dalla figa» – è stata probabilmente la notizia più importante e rilevante di quest’ultima parte della campagna elettorale presidenziale: le frasi pronunciate da Trump nel video hanno spinto molti politici Repubblicani a ritirare il loro sostegno al candidato, e qualcuno ha addirittura chiesto che si ritiri.
Il Washington Post ha spiegato che il video era stato scoperto già lunedì 3 ottobre, dopo che alcuni produttori di Access Hollywood si erano messi a setacciare i propri archivi per trovare vecchie interviste di Trump, dopo aver letto un articolo di Associated Press sui suoi commenti sessisti nei confronti delle concorrenti del reality show The Apprentice, prodotto sempre da NBC. Dopo aver trovato la registrazione del 2005, i produttori di Access Hollywood hanno informato la redazione di NBC News che ha deciso di diffondere il video solo dopo aver avuto il parere legale degli avvocati della rete televisiva. La redazione non era sicura delle conseguenze di trasmettere una registrazione accidentale – i microfoni non erano spenti, ma non c’era nessuno a riprendere Trump e Bush nel momento in cui le frasi sessiste furono pronunciate – di 11 anni prima. E in passato Trump aveva già minacciato di fare causa a NBC, quando il network televisivo si era rifiutato di trasmettere nel 2015 il concorso di Miss USA, di proprietà di Trump, dopo le sue prime dichiarazioni da candidato alla presidenza contro gli immigrati messicani.
Il 7 ottobre NBC News aveva già preparato il suo servizio sul video, e così Access Hollywood (che va in onda tutti i giorni), ma nessuno dei due programmi ne aveva programmato la trasmissione. A quel punto, alle 11 di sabato mattina, una persona rimasta anonima ha telefonato al giornalista del Washington Post David Fahrenthold (che sta facendo un gran lavoro sulla campagna elettorale, e che secondo qualcuno potrebbe vincere un premio Pulitzer per questo) chiedendogli: «Vuoi vedere un video di Trump che nessuno ha mai visto?».
La fonte anonima ha fatto avere una copia del video a Fahrenthold, e un caporedattore del Washington Post ha detto a Fahrenthold di pubblicare un articolo sul video dopo aver verificato che fosse autentico. Fahrenthold ha quindi chiamato sia NBC News che Access Hollywood per avere conferme. In cinque ore il Washington Post ha pubblicato l’articolo sul video, seguito, sette minuti dopo, dal servizio di NBC News che a quel punto sapeva di essere in ritardo. Un dirigente di NBC contattato dal Washington Post, rimasto a sua volta anonimo, ha detto al quotidiano che non si sa chi abbia fatto la soffiata ma che molte persone avevano avuto accesso al video del 2005 nel corso della settimana, tra cui impiegati di Access Hollywood, di NBC News e di altre divisioni di NBC. Il dirigente ha anche detto al Washington Post che non sono in programma delle indagini interne per capire chi sia stato a informare Fahrenthold.
L’articolo con il video è stato quello che ha ricevuto più visite contemporanee nella storia del sito del Washington Post: sono state più di 100mila, a un certo punto di venerdì. I server del giornale che si occupano di seguire le visite al sito sono addirittura crashati.