L’economia delle cene di coppia
L'autarchia, dove ognuno fa per sé, o il comunismo alimentare totale? Strategie possibili per la prossima volta che andrete in due al ristorante
di Megan McArdle – Bloomberg
I consulenti matrimoniali raccontano spesso di come le coppie decidano di sposarsi senza aver prima discusso delle questioni fondamentali che possono rafforzare o affossare il loro matrimonio, come finanze, figli o religione. Vorrei aggiungere alla lista un altro importante punto che viene poco discusso: le cene al ristorante. Rimango sempre stupita nello scoprire quante coppie tra quelle che conosco non abbiano mai affrontato questo argomento fondamentale prima di sposarsi, ma anche come molte di loro non abbiano ancora sviluppato una strategia condivisa dopo 10 o 20 anni passati insieme. È una cosa folle. In questo modo si sottopone il proprio rapporto a uno stress superfluo e probabilmente l’esperienza della cena finisce per essere ben al di sotto dello standard ottimale: si sprecano così tempo e soldi e si perde l’opportunità di un pasto delizioso. Come potrebbe dire un economista romantico a un brindisi di matrimonio, le coppie hanno la possibilità di raggiungere insieme una curva di utilità più alta.
Ci sono quattro strategie che una coppia può adottare al ristorante, che possono essere illustrate anche in termini economici. Provarle al di fuori della vostra coppia è una decisione tra voi e il vostro dio.
1. Autarchia
Un paese si dice autarchico quando non fa importazioni né esportazioni, e produce autonomamente tutto ciò che consuma. Al ristorante, significa che ogni persona all’interno della coppia decide in modo indipendente cosa mangiare, senza ricevere suggerimenti dall’altra, e consuma poi da sola quello che ha ordinato. Chiunque provi ad afferrare una di quelle patatine dall’aspetto delizioso sarà pugnalato alla mano con la forchetta. Se il matrimonio è solido, la pugnalata sarà seguita da delle scuse: «Mi dispiace, ti avevo scambiato per un tenero granchio».
Un economista vi direbbe che l’autarchia è una cosa terribile, perché si perdono i vantaggi del commercio. Quando mangiate solo quello che avete ordinato avete opzioni limitate. Anche il piatto più delizioso subisce un calo del guadagno marginale: certo, il primo morso di una costata fa venire l’acquolina in bocca; il ventesimo è ancora buono, ma probabilmente non ve lo godrete come il primo, perché vi sarete abituati al gusto della costata. Dall’altra parte del tavolo, nel frattempo, c’è una sogliola dall’aspetto delizioso. Anche se preferite la costata alla sogliola (d’altra parte, per chi non è così?), probabilmente preferireste il primo boccone del pesce rispetto al 20esimo della costata, e per il vostro partner amante della sogliola potrebbe essere la stessa cosa. Stare attaccati in modo circospetto al proprio piatto vuol dire godersi la cena meno di quanto si potrebbe.
Per chi va bene questa strategia: per le persone che seguono diete strampalate, quelle con allergie alimentari mortali e per chi ha già contattato l’avvocato divorzista ma non ha ancora consegnato la documentazione necessaria.
2. Produzione individuale e commercio
Seguendo questo modello, entrambe le persone ordinano quello che vogliono, permettendo all’altra di fare qualche assaggio dal proprio piatto in cambio della stesso trattamento. È il modo in cui funziona l’economia globale, e a cena è una scelta decisamente migliore dell’autarchia. Si abbandonano i guadagni marginali e si sposta la coppia verso una curva di utili più alta.
Questa strategia fa perdere comunque qualche vantaggio. Mettiamo il caso che per il vostro partner la scelta tra crocchette di pollo fritto e le patate al cartoccio sia indifferente. Sarebbe una cosa incomprensibile, dal momento che le patate al cartoccio sono chiaramente superiori alla crocchette di pollo. Lasciando però da parte le vostre pessime scelte in fatto di partner e concentrandosi sull’economia, se il vostro compagno è davvero indeciso e voi lo lasciate scegliere senza dire niente, c’è il 50 per cento di possibilità che vi ritroviate nella situazione di dover assaggiare dell’inutile pollo fritto male invece di mangiare delle squisite patate cotte al forno al punto giusto, magari accompagnate da formaggio fuso e panna acida.
Per chi va bene questa strategia: per chi è al primo appuntamento e non vuole sembrare insistente e per le persone che non riescono a decidere che film guardare su Netflix senza tre ore di trattative.
3. Diritti alla proprietà individuale con commercio delle opzioni
Qui ci stiamo spostando verso un’economia pianificata in modo più centralizzato. Il menù viene consultato individualmente e successivamente ognuna delle due parti dichiara le sue preferenze. Se queste preferenze sono particolarmente forti, si procede grossomodo come nella strategia precedente. Ma nel caso in cui invece venga espressa indecisione, si aprono le contrattazioni: «Se prendi la zuppa di vongole, io ordino i crostini ai funghi e poi dividiamo». Il commercio delle opzioni di solito, ma non sempre, è limitato agli antipasti. Si può rifiutare qualsiasi proposta e suggerire un’alternativa: «E se invece facessimo che prendo io la zuppa di vongole e tu il timballo?». È anche possibile che entrambe le parti decidano a malincuore che non è possibile fare contrattazioni, tornando alle loro scelte originali.
Ben fatto! State iniziando a cogliere i grandiosi vantaggi della contrattazione. Il coordinamento e la cooperazione vi hanno permesso di accordarvi su scelte che migliorano l’utilità di entrambi. Tuttavia, devo rivelarvi che probabilmente non state ancora ottenendo il massimo dai soldi spesi per la vostra cena. Quasi sicuramente, state dedicando la maggior parte dei vostri sforzi agli antipasti o alla condivisione dei dolci, che rappresentano la parte più piccola della vostra spesa, del vostro tempo e del vostro pasto. Se non volete limitarvi a migliorare il vostro guadagno, ma decidete di massimizzarlo, allora dovrete investire di più sul coordinamento.
Per chi va bene questa strategia: per le persone i cui gusti in fatto di cibo hanno intersezioni limitate e per chi non ha ancora finito di leggere questo articolo.
4. Comunismo alimentare totale
Un’economia di stampo comunista è una pessima idea. Applicare il comunismo a una cena al ristorante, invece, è davvero la fine del mondo. È il picco massimo raggiungibile da una cena, quando tutte le barriere crollano, le ordinazioni sono pianificate in modo centralizzato, e i vantaggi sono equamente distribuiti. Capirete che siete arrivati a questo punto felice quando inizierete a dire al cameriere: «Metta pure i piatti dove vuole: dividiamo tutto». Stiamo senza dubbio parlando di una tecnica avanzata, che richiede una conoscenza piuttosto intima del vostro partner e una buona dose di generosità. Ogni coppia dovrà elaborare la propria strategia precisa, ma questo è grossomodo quello che succede a me.
Viene dedicato qualche momento alla lettura individuale del menù, dando un occhio sia alle vostre preferenze che a quelle che sapete ha il vostro partner (se sul menù c’è la pancetta non ho bisogno di chiedere a mio marito se vuole ordinarla, e lo stesso vale per lui per quanto riguarda me e i funghi). Ognuna delle parti compone un elenco mentale delle cose che vorrebbe provare. A ciascuna delle due è concesso un piatto a cui non vuole proprio rinunciare, che possono diventare due in situazioni straordinarie, come la contemporanea presenza di guanciale e involtini di cervo nello stesso menù che contiene anche la zuppa di pesce che il vostro partner muore dalla voglia di provare. La lista può continuare quanto volete, purché teniate presente che non è detto che otteniate tutto quello che proponete.
Una volta stilati gli elenchi, una delle due parti comincia a dichiarare i piatti a cui è interessata, mentre l’altra fa presente quelli che assolutamente non vuole mangiare e aggiunge tutti i piatti che erano sulla sua lista ma non in quella del partner. Si torna quindi alla prima persona, che propone un menù, solitamente composto da piatti presenti su entrambi gli elenchi con eventualmente delle sostituzioni se, per esempio, i piatti che avete proposto sono tutti dei primi. L’altra parte può accettare o proporre modifiche, e il processo continua finché non viene concordato un menù. A questo punto… Buon appetito! Di norma i piatti vengono divisi in modo rigorosamente equo, ma un buon compagno di tavola starà attento a fare in modo che l’altra persona abbia una porzione più grande del piatto che ama particolarmente.
Può sembrare un processo piuttosto complicato, ed è probabile che sia così la prima volta. Ma arrivati al 15esimo tentativo, passerete in rassegna il menù alla velocità della luce, perché avrete già una buona idea di cosa probabilmente vorrà il vostro partner, e stilerete il vostro elenco di conseguenza. Alla fine vi renderete conto di aver ordinato più velocemente di una coppia che segue una qualsiasi delle strategie precedenti. Com’è possibile con tutte quelle contrattazioni? Il motivo è che in realtà non dovrete più passare dalla fase delle scelta interiore tra i diversi piatti che vorreste ordinare. Quando si possono scegliere, al massimo, un solo antipasto e un primo, si tende a dedicare un sacco di tempo alla decisione. Quando però le scelte raddoppiano, si dimezza l’agonia del dover decidere tra pasta e pesce. Aumentano anche le possibili combinazioni: potreste ordinare un primo e quattro antipasti, se sono la cosa del menù che vi ispira di più.
Per chi va bene questa strategia: per gli esseri umani che mangiano.
© 2016 – Bloomberg