Ignazio Marino è stato assolto
Era accusato di peculato, falso e truffa, per cose relative soprattutto al suo periodo da sindaco di Roma, ma "il fatto non sussiste"
Ignazio Marino è stato assolto dall’accusa di peculato, truffa e falso perché il fatto non sussiste, nel processo per la storia della carta di credito di quando era sindaco di Roma. La procura aveva chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi.
Secondo la procura Marino aveva usato la carta di credito del comune per pagare, tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, 56 cene che erano private e non “incontri istituzionali”: per questo l’accusa di peculato. Il falso, invece, sarebbe stato commesso, come si legge nel capo di imputazione, per le «disposizioni impartite al personale affinché formasse dichiarazioni giustificative inserendo indicazioni non veritiere, tese ad accreditare la natura istituzionale dell’evento e apponendo in calce alle stesse la di lui firma». L’accusa di truffa si riferisce infine alla Onlus Imagine, fondata da Marino nel 2005: Marino avrebbe predisposto la certificazione di compensi per prestazioni mai avvenute, risparmiando circa 6 mila euro di contributi, tra il 2013 e il 2014.
Marino aveva dato le sue dimissioni da sindaco di Roma – che poi aveva ritirato ed era stato dunque sfiduciato dal consiglio comunale – nell’ottobre del 2015 dopo due anni di mandato apprezzato da alcuni e giudicato fallimentare da altri. In due anni aveva cambiato la giunta diverse volte dopo aver perso, per dimissioni spontanee o richieste, più della metà dei suoi assessori. Marino non era mai stato coinvolto direttamente nelle inchieste giudiziarie su “Mafia Capitale”, ma era stato criticato per una sua generale inadeguatezza e impopolarità, e anche per episodi nei quali c’entrava poco o con motivazioni pretestuose, come le improbabili polemiche sulla sua Panda, di cui si parlò tuttavia lungamente su molti giornali. A un certo punto era stato persino criticato dal Papa per la sua presenza negli Stati Uniti durante la sua visita. L’ultimo episodio, quello che poi aveva portato alle dimissioni, riguardava le accuse sulle spese sostenute con la carta di credito del Comune su cui la procura aveva avviato un’indagine. Lo scorso giugno Marino aveva chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato.