«Scusate se siamo morti nelle vostre mani»
Lo ha scritto Ilaria Cucchi rispondendo ai sindacati dei poliziotti dopo la nuova perizia sulla morte di suo fratello Stefano
Da martedì si parla di una nuova perizia medico-legale sulla morte di Stefano Cucchi, l’uomo trovato morto il 22 ottobre del 2009 in una stanza all’interno del reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni. I periti nominati dalla giudice Elvira Tamburelli hanno affermato che quella di Cucchi potrebbe essere stata una «morte improvvisa e inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale». Per questo nelle ultime ore sono circolati online moltissimi commenti offesi e indignati. La perizia però conferma anche le lesioni alla colonna vertebrale, indizio che aggiunge credibilità alla tesi per cui Cucchi sia stato picchiato, e per questo la sorella Ilaria Cucchi ha scritto che «con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale».
Franco Maccari, segretario generale del Coisp Sindacato di polizia, prendendo per buona solo la tesi prevalente della perizia ha detto che «Cucchi non è morto per un presunto pestaggio» e che negli anni c’è stata «una vergognosa montatura mediatico-giudiziaria che è servita a gettare fango su tutte le forze dell’ordine». Ilaria Cucchi – la sorella di Stefano, da anni molto attiva nella sua difesa – ha scritto su Facebook: «Se prima lo avevo solo intuito adesso so quanto sia diverso e più difficile trovarsi ad affrontare processi contro i carabinieri piuttosto che contro chiunque altro». Sotto al messaggio di Ilaria Cucchi ci sono tre foto: una è del fratello Stefano, le altre due sono di Riccardo Magherini e Davide Bifolco, altri due ragazzi morti per vicende che riguardano in qualche modo la polizia.
Oggi nonostante sia stato riconosciuto il violentissimo pestaggio, le gravi lesioni subite da Stefano e le multiple fratture alla colonna vertebrale, i sindacati di polizia intervengono per l’ennesima volta su terreni che non competono loro e ci dicono di chiedere scusa.
E allora chiediamo tutti scusa.
Scusate se siamo morti nelle vostre mani.
E perdonateci se abbiamo l’ardire di chiedere verità e giustizia.
Da anni si parla della morte di Cucchi e della catena di abusi e illegalità solo parzialmente ricostruita che l’hanno preceduta. Nel giugno del 2016, durante il processo di appello-bis, l’accusa ha chiesto di condannare per omicidio colposo i cinque medici. Un mese dopo i medici sono stati nuovamente assolti. La recente perizia fa però parte di una nuova indagine, iniziata nel dicembre 2015 e separata dagli altri processi su quelle vicende. Secondo la nuova indagine della procura di Roma, Stefano Cucchi fu picchiato dai carabinieri e ci fu una «strategia scientifica per ostacolare la corretta ricostruzione dei fatti».
La perizia è stata fatta dai professori Francesco Introna (dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari) e Franco Dammacco (dell’Università di Bari), e dai medici Cosma Andreula e Vincenzo D’Angelo. Il prossimo 18 ottobre ci sarà l’udienza per l’incidente probatorio per decidere dunque se acquisire la perizia come prova. Per i periti quella di Stefano Cucchi potrebbe essere stata una «morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici». E questa sarebbe l’ipotesi «dotata di maggiore forza ed attendibilità». L’altra ipotesi, quella delle fratture subite da Cucchi, sarebbe meno attendibile come causa diretta di morte ma ha trovato comunque delle conferme: sebbene i periti indichino l’epilessia come ipotesi prevalente dicono anche che «allo stato attuale non è possibile formulare alcuna causa di morte».