Cosa si dice di “Westworld”
È la nuova serie di HBO su un parco tematico western pieno di robot con sembianze umane, in cui le cose iniziano ad andare storte: se ne parla molto bene
Westworld è una nuova serie tv di HBO, il network americano che produce tra le altre cose Game of Thrones: il primo episodio è andato in onda con molte aspettative negli Stati Uniti domenica 2 ottobre, e in Italia nella notte tra lunedì e martedì, doppiato, su Sky Atlantic. Parla di un parco tematico western americano in cui vivono dei robot con sembianze umane, il cui unico scopo è quello di intrattenere i visitatori: le cose però, ovviamente, cominciano ad andare storto. Westworld è ispirata a un film dello scrittore e regista americano Michael Crichton del 1973, e se ne parla molto e piuttosto bene, per una serie di motivi: innanzitutto perché è una nuova serie di HBO, che solitamente vuole dire una serie molto bella. Poi, a quanto scrivono i critici che ne hanno già visto qualche puntata, è la cosa più vicina a Game of Thrones attualmente in televisione: ha anche un budget simile, intorno ai 100 milioni di dollari per una stagione secondo l’Hollywood Reporter. Mary McNamara, una delle più stimate critiche televisive americane, che ha vinto il Pulitzer nel 2015, ha scritto sul Los Angeles Times che sarà una serie “rivoluzionaria”.
Gli episodi di Westworld andranno in onda negli Stati Uniti la domenica sera, e in Italia il lunedì su Sky Atlantic: da lunedì 10 ottobre cominceranno in prima serata, doppiati, mentre alle 3 di notte sarà trasmesso quello successivo, in lingua originale e sottotitolato.
Daccapo, cos’è
Il film a cui si ispira fu il primo diretto da Crichton, che è uno dei più famosi autori di thriller della seconda metà del Novecento, e ha scritto tra gli altri Jurassic Park, Congo e Andromeda, ed è stato l’ideatore della serie E.R. – Medici in prima linea. Il film di Crichton uscì nel 1973, e i protagonisti erano Yul Brynner, Richard Benjamin e James Brolin (il padre di Josh). Fu uno dei primi film ad avere una post-produzione digitale, con la quale vennero pixelate alcune scene per simulare il punto di vista di un robot. Ebbe un grande successo di critica e di pubblico: fu il più redditizio della casa MGM quell’anno.
Westworld è ambientata in un futuro non molto lontano, in un parco a tema western abitato dagli “ospiti”, cioè robot con sembianze umane che fanno una vita apparentemente simile a quella di chi viveva nell’Ovest degli Stati Uniti a metà Ottocento. Gli ospiti servono come intrattenimento per i visitatori del parco, il cui biglietto è molto caro: i visitatori possono fare quello che vogliono, anche compiere violenze sugli ospiti, che non possono provare dolore. Nel primo episodio si vede però che nel parco cominciano a succedere cose strane dopo un nuovo aggiornamento nel “sistema operativo” degli ospiti: alcuni androidi cominciano a comportarsi in modo violento e imprevedibile, e ad avere comportamenti che, teoricamente, non dovrebbero poter avere. E le cose sfuggono presto di mano.
La prima stagione di Westeworld è fatta di dieci episodi, che durano circa un’ora. Il primo dura invece un po’ di più, ed è costato da solo circa 25 milioni di dollari: per capirci poco meno di quant’è costato l’ultimo film di Woody Allen, Café Society. Il creatore della serie è Jonathan Nolan, il fratello minore di Christopher: Jonathan Nolan è quello che ha scritto il soggetto di Memento, uno dei primi e più apprezzati film del fratello. Ma ha anche co-scritto la sceneggiatura di praticamente tutti i film di Christopher Nolan, da Prestige agli ultimi due della trilogia di Batman a Interstellar. Per la televisione ha scritto diversi episodi di Person of Interest. Nolan ha diretto il primo e l’ultimo episodio della prima stagione, ed è stato produttore esecutivo della serie insieme tra gli altri a J.J. Abrams. Per la serie, HBO ha dovuto pagare una cifra che non si sa con esattezza (ma che si stima essere molto alta) alla casa Warner Bros., che detiene i diritti di Westworld, con la quale ha diviso i costi di produzione.
La colonna sonora di Westworld è del compositore tedesco iraniano Ramin Djawadi, che forse non conoscete ma è quello che ha scritto la colonna sonora di Game of Thrones (compresa quella lì): infatti quella che accompagna la sigla di Westworld ci assomiglia, ed è piaciuta molto.
La protagonista principale di Westworld è Evan Rachel Wood, che ha 29 anni e ha recitato in film come Down the Valley, The Wrestler e Le Idi di Marzo. Gli altri sono Thandie Newton, famosa soprattutto per Mission Impossible: II e Crash, e Jeffrey Wright, che forse avete già visto in Basquiat, in Boardwalk Empire o nei film di Hunger Games. Anthony Hopkins interpreta il personaggio eccentrico del direttore creativo del parco, mentre Ed Harris, un famoso attore da ruolo-del-cattivo che ha recitato tra gli altri in The Abyss, Apollo 13 e A History of Violence, interpreta un pistolero misterioso.
Cosa se ne dice
McNamara ha descritto Westworld come un «grandioso affresco a più strati di azione e inattesa analisi psicologica, reso ipnotico dai creatori Jonathan Nolan e Lisa Joy. (…) Non è solo gran televisione, è una televisione intensa, che fa pensare e che intrattiene, anche se esamina il lato più oscuro dell’intrattenimento». Wood è bravissima a interpretare la parte del robot che pian piano diventa sempre più umano, dice McNamara, mentre Nolan è bravo a ribaltare il concetto alla base della serie: se all’inizio parla di come i robot acquisiscono umanità, in realtà parla di come gli uomini hanno perso la propria. Come succede spesso nelle serie di HBO, c’è molto sesso e molta violenza, e fin dall’inizio ci sono delle scene molto forti, che mostrano anche uno stupro: ma secondo McNamara la violenza non è affatto gratuita, ma anzi è un invito a riflettere sul perché la consideriamo una forma di intrattenimento.
Sull’Hollywood Reporter Tim Goodman ha raccontato che la produzione ha avuto una lunga pausa lo scorso gennaio, perché gli sceneggiatori hanno dovuto fermarsi per sistemare e approfondire bene tutta la «mitologia che traina la serie», che si è rivelata più complessa, probabilmente, di quanto pensassero Nolan e Joy (che sono sposati): guardando i primi episodi, scrive Goodman, si capisce bene quanto possa essere stato complicato tenere insieme tutte le questioni aperte e le possibilità legate al mondo immaginario in cui è ambientata la serie. Il fatto che la parte iniziale della serie non sveli subito cosa sta succedendo ai robot, e che il loro comportamento non sia molto chiaro, secondo Goodman è uno dei punti di forza della serie, perché invita lo spettatore ad andare avanti, lasciando aperte molte possibilità. Per lo stesso motivo, all’inizio ha un ruolo un po’ secondario anche il personaggio di Hopkins, che però diventerà probabilmente uno dei più importanti. Le cose su cui la serie è più interessante sono secondo Goodman le grandi questioni etiche che solleva: vengono però presentate pian piano, dopo aver catturato l’attenzione dello spettatore con scene d’azione e aver spiegato come funziona il parco.
Su Variety, Maureen Ryan ha scritto di avere apprezzato molto le scene che mostrano i paesaggi dell’Ovest degli Stati Uniti e le scenografie che riproducono il vecchio West, ma al contrario di Goodman non ha apprezzato l’apparente confusione dei primi episodi, che secondo lei peggiorano il ritmo e la tensione della serie. Le idee che la serie propone sull’intelligenza artificiale, dice, sono prese da film come Blade Runner e Matrix, che però le comunicavano meglio. Anche la violenza mostrata, secondo Ryan, è allo stesso tempo disturbante e convenzionale, e non serve a parlare dei grandi temi che vorrebbe affrontare la serie. Ryan dice anche che Westworld ha un problema con la rappresentazione delle donne, che sono personaggi secondari o dipendenti dagli uomini – come nel caso del personaggio di Wood – e spesso subiscono violenze. «Gli spettatori che vogliono solo vedere prostitute nude e sparatorie fiche saranno soddisfatti da quello che troveranno sullo schermo. Come la maggior parte dei visitatori del parco, qualcuno parteciperà felicemente a quello che viene offerto, senza pensare molto al suo prezzo».
La stroncatura di Variety è comunque un caso piuttosto isolato tra le recensioni che Westworld ha ricevuto negli Stati Uniti, tutte piuttosto entusiaste. Vulture ha scritto ad esempio che è più ricca e sfaccettata di Game of Thrones, e che è perfetta per l’epoca in cui viviamo, così piena di serie e di discussioni sulle serie. Anche Vulture consiglia di andare avanti con gli episodi per apprezzare tutta la complessità di Westworld, e dice che «ci sono grandi momenti di televisione, ma anche riflessioni sull’atto di guardare la televisione».