Il volo di Lauro de Bosis
La storia dello scrittore trentenne che 85 anni fa sorvolò Roma distribuendo 400mila volantini antifascisti, prima di precipitare in mare
Lauro de Bosis fu uno scrittore e intellettuale italiano che morì in un incidente dopo aver sorvolato Roma con un piccolo aereo per distribuire volantini antifascisti. Si ritiene che il 3 ottobre 1931 il suo aereo sia precipitato in mare, ma il suo corpo non è mai stato trovato. Aveva 30 anni. De Bosis era uno dei giovani intellettuali più in vista dell’epoca: scrisse poesie, insegnò italiano ad Harvard, fondò un movimento antifascista a cui aderirono diversi intellettuali. Nella sua carriera pubblicò un unico poema, Icaro. Morì poco dopo l’evento per cui è ricordato ancora oggi: un volo in solitaria da Marsiglia a Roma sulla quale distribuì circa 400mila volantini con suoi testi (che si possono leggere qui, da pagina 35 a 37). Repubblica ne ha raccontato la storia in occasione dell’85esimo anniversario della morte.
Lauro de Bosis aveva appena sette ore e mezzo di volo alle spalle quando si mise alla cloche di Pegaso, l’aereo da turismo comprato per il “volo su Roma” che rese immortale la sua memoria. Si era fatto passare per un uomo d’affari inglese di nome Morris e si era fatto dare qualche dritta da due piloti spiegando di dover andare da Marsiglia a Barcellona. Forse per questo chi aveva preparato il velivolo non aveva riempito fino all’orlo i serbatoi. Ed è stata forse la mancanza di carburante a far inabissare de Bosis nel mar Tirreno il 3 ottobre 1931. Non prima, tuttavia, di aver fatto piovere sulla capitale «migliaia e migliaia di volantini, incitanti alla rivolta morale contro il fascismo oppressore, che rappresentarono un durissimo colpo di immagine per il regime ».
Le parole sono del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a 85 anni da quell’impresa ha voluto ricordarla con un telegramma indirizzato al nipote, l’ambasciatore Alessandro Cortese de Bosis, e agli studenti del liceo Tasso di Roma, dove Lauro de Bosis aveva studiato, che oggi ricorderanno la figura del «giovane e stimato poeta che amava la vita e a cui la vita avrebbe riservato gioie e onori, se solo avesse accettato di conformarsi al pensiero dominante», sempre citando le parole di Mattarella.