Una grande vittoria per i pangolini
È stata decisa la totale messa al bando del commercio di questi animali molto pucciosi e molto cacciati dai bracconieri
I pangolini sono gli unici mammiferi ad avere il corpo ricoperto di squame, ma hanno anche un altro primato meno entusiasmante: sono i mammiferi più commerciati illegalmente al mondo, condizione che ha contribuito a renderli animali ad alto rischio di estinzione in natura. Per preservare le 8 specie di pangolini ancora esistenti, la settimana scorsa gli stati membri della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) hanno stabilito la messa al bando del commercio di pangolini in tutto il mondo. La decisione è stata assunta alla riunione della CITES in corso a Johannesburg, in Sudafrica, e sarà ratificata ufficialmente nei prossimi giorni, entro la fine del meeting prevista per il 5 ottobre. L’esito della votazione è stato accolto tra gli applausi e la soddisfazione di molti delegati, anche se alcuni paesi asiatici dove più alto è il numero di pangolini cacciati si sono astenuti.
Si stima che negli ultimi dieci anni siano stati uccisi almeno un milione di pangolini, nella maggior parte dei casi nel corso di battute di caccia di frodo. Le loro carni sono ritenute particolarmente pregiate nella cucina di alcune province della Cina e del Vietnam, mentre le scaglie sono utilizzate nella medicina tradizionale di alcuni paesi asiatici. La continua caccia di pangolini ha portato a una riduzione della loro popolazione in Asia, spingendo i cacciatori di frodo a concentrare le loro attività in Africa, dove ci sono più esemplari.
Infografica: Riccardo Pravettoni
I pangolini ricordano esteticamente i formichieri, per questo sono noti anche con il nome di “formichieri squamosi”, e il loro genere comprende otto specie, quattro delle quali sono asiatiche. Il loro corpo è protetto da una fitta serie di squame che forma una corazza, mentre addome, buona parte del capo e delle zampe sono scoperti. A seconda della specie, un pangolino adulto misura tra i 30 e 100 centimetri, la lunga coda è prensile e contribuisce a far mantenere l’equilibrio, controbilanciando il peso della corazza. I pangolini si nutrono principalmente di formiche e termiti, con una lunga lingua che si insinua facilmente nei formicai e nei termitai per estrarre le loro prede.
Quando si sentono minacciati, i pangolini restano immobili e si appallottolano su loro stessi, in modo da esporre ai predatori la corazza e di proteggere le parti non ricoperte dalle scaglie. È una buona soluzione contro i denti affilati e gli artigli dei predatori, mentre si rivela pressoché inutile con i cacciatori di frodo, che con le loro armi riescono a ucciderli facilmente, sterminando intere colonie in poche ore. E bastano le notizie degli ultimi anni sul sequestro di interi carichi di pangolini per farsi un’idea dell’estensione del problema: nel 2015, per esempio, il governo dell’Indonesia ha confiscato un carico di migliaia di pangolini, uccisi e messi nei congelatori da un gruppo di bracconieri; nel 2013 una nave cinese ha fatto naufragio sulle coste delle Filippine e si è scoperto in seguito che trasportava 10 tonnellate di pangolini. Lo scorso giugno, due spedizioni provenienti dall’Africa sono state fermate a Hong Kong: trasportavano 11 tonnellate di squame di pangolino.
Il governo dell’Indonesia è stato l’unico a votare contro la mozione approvata la settimana scorsa dalla CITES, mentre la Cina si è astenuta. Le nuove regole fanno rientrare i pangolini nell’Appendice 1 dei documenti sulla protezione della fauna dell’organizzazione, vincolando i governi ad adottare leggi e politiche più severe per sanzionare e fermare la caccia di frodo. Decisioni di questo tipo da parte della CITES sono importanti per assicurare una maggiore protezione delle specie in pericolo, ma c’è qualche scetticismo circa la capacità dei singoli governi di arginare il problema, soprattutto nei paesi dove il consumo di pangolini continua a essere molto alto. La messa totale al bando consentirà comunque di monitorare meglio la situazione a livello internazionale, intervenendo se necessario con richiami e sanzioni nei confronti dei governi che non rispettano l’accordo.