Il Regno Unito farà appello all’articolo 50 del Trattato di Lisbona entro marzo
Lo ha detto il primo ministro Theresa May: è il primo passo per uscire dall'Unione Europea, dopo Brexit
Domenica 2 ottobre il primo ministro britannico Theresa May, del partito conservatore, ha detto che il Regno Unito farà appello all’articolo 50 del Trattato di Lisbona, per uscire dall’Unione Europea, entro la fine del marzo 2017. May ha comunicato la sua decisione in alcune interviste ai giornali britannici, prima del suo discorso alla conferenza del partito conservatore che si sta tenendo in questi giorni a Birmingham. Negli ultimi mesi, dopo Brexit, il referendum con il quale i cittadini del Regno Unito hanno deciso di uscire dall’UE, si era discusso a lungo di quando sarebbero state avviate ufficialmente le trattative per definire l’uscita dall’UE: i leader conservatori a favore del Leave avevano detto che non c’era fretta, mentre le istituzioni europee avevano chiesto che le trattative cominciassero il prima possibile.
Theresa May è diventata leader del partito conservatore, e quindi anche primo ministro britannico, lo scorso luglio: durante la campagna per il referendum, Theresa May era contraria all’uscita dalla UE, e dopo la sua nomina non era stato subito chiaro che idee avesse sui tempi in cui attuare Brexit. Nel suo ultimo discorso, May ha però ripetuto le parole “sovranità” e “indipendenza”, ha parlato di “una visione ambiziosa per la Gran Bretagna, dopo Brexit” e di un “piano ottimista” per avere “un nuovo ruolo nel mondo”.
– Cosa dice l’articolo 50 del Trattato di Lisbona
– Come si esce dall’Unione Europea, in pratica?
L’articolo 50 del Trattato di Lisbona stabilisce un limite di due anni affinché il Consiglio europeo e il paese che vuole lasciare l’Unione trovino un accordo sui trattati da approvare per regolare i loro nuovi rapporti. La scadenza è dunque prevista per la primavera del 2019. In questo spazio di tempo, il paese che vuole uscire dovrà continuare a rispettare i regolamenti europei, ma non parteciperà più al processo decisionale dell’Unione. L’articolo prevede che, al termine dei due anni, il Consiglio europeo formuli una proposta di accordo con un voto a maggioranza dei suoi membri. Il paese che vuole uscire, a quel punto, avrà la possibilità di accettare o respingere la proposta.
Si tratterà ora di capire quale tipo di Brexit sarà scelta durante i negoziati. Parte dei sostenitori del Leave (e parte del partito conservatore di cui May fa parte) spinge per un’uscita netta che metterebbe fine al libero ingresso delle persone nel Regno Unito al prezzo di un’uscita anche dal mercato unico europeo. Tra loro c’è ad esempio Boris Johnson. Altri vorrebbero invece una Brexit più leggera che prevede di rimanere nel mercato unico e quindi anche di permettere la libera circolazione delle persone. Tra le due promesse contraddittorie fatte durante la campagna referendaria dal Leave (controllo dell’immigrazione e accesso al mercato unico) May non avrebbe ancora deciso, scegliendo di non accentuare le divisioni interne al partito dei Conservatori, ma limitandosi per ora a parlare di un “Great Repeal Bill” (una Legge per la Grande Abrogazione) che servirà a cancellare l’European Communities Act del 1972, attraverso il quale il Regno Unito recepì la legislazione comunitaria.