L’inarrestabile George Weah
Uno dei giocatori più potenti, veloci e dominanti degli anni Novanta: non vinse molto ma le sue corse con il Milan sono ancora impressionanti
George Weah nacque il primo ottobre del 1966, cinquant’anni fa, in una delle baraccopoli più povere e violente di Monrovia, la capitale della Liberia. Fu cresciuto da sua nonna e per sua stessa ammissione furono la severità e i suoi insegnamenti a tenerlo alla larga dalla violenza, diversamente dai suoi coetanei. A partire dall’adolescenza, Weah iniziò a sviluppare un fisico atletico, alto e robusto, particolarmente predisposto per lo sport. A tredici anni cominciò a giocare a calcio con delle piccole squadre locali di Monrovia e contemporaneamente ottenne un impiego come tecnico dei centralini alla Liberians Telecommunications. Questo gli permise di continuare a giocare a calcio e allo stesso tempo di aiutare economicamente sua nonna. Fino all’età di ventuno anni rimase in Liberia e non smise mai di giocare a calcio, anche perché era di gran lunga il giocatore più forte del paese: talmente forte che fu direttamente l’allora presidente liberiano Samuel Kanyon Doe a nominarlo capitano della nazionale.
A ventuno anni firmò il suo primo contratto professionistico con il Tonnerre Yaoundé, squadra camerunense, e lì rimase una sola stagione, perché venne notato dagli osservatori del Monaco allenato da Arsene Wenger. Nel 1988 si trasferì quindi in Europa e ci mise un po’ di tempo ad adattarsi, perché lo stile di vita francese era molto diverso da quello a cui era abituato in Africa. Weah ha sempre sostenuto che Arsene Wenger fu la persona che più lo aiutò ad adattarsi e a migliorare come calciatore. Già nel 1989 vinse il premio come miglior giocatore africano dell’anno e nelle stagioni successive contribuì a portare il Monaco ai vertici del campionato francese. Nel 1992, quando ormai era considerato uno degli attaccanti più forti d’Europa, il Milan tentò di portarlo in Italia una prima volta, perché aveva bisogno di sostituire Marco Van Basten. Weah però si era stabilito in Francia con la moglie Clar, da cui aveva già avuto due figli, e quindi accettò la ricca offerta del Paris Saint-Germain. A Parigi rimase tre stagioni, vinse un campionato, tre coppe nazionali e segnò una trentina di gol in circa novanta partite complessive, compreso questo — incredibile per la velocità dei suoi movimenti e per il controllo palla — contro il Bayern Monaco nella Champions League 1994/1995, edizione di cui fu capocannoniere.
Al termine di quella stagione il Milan si ripresentò in Francia e fece al PSG un’offerta di sette milioni di euro, che bastò ad acquistarlo (anche perché gli mancavano solamente dodici mesi di contratto con la squadra). Con il Milan Weah segnò meno rispetto alle sue annate a Monaco e a Parigi ma aumentò significativamente la qualità dei suoi gol e del suo gioco di squadra. Fra il 1994 e il 1996 fu probabilmente il centravanti migliore al mondo, uno dei primi completi in quel ruolo: a una gran tecnica riusciva a unire velocità, senso del gol e una potenza fisica senza eguali. Nel 1995 divenne il primo giocatore africano a vincere un Pallone d’Oro, ed è tuttora l’unico. Si può dire che come attaccante anticipò l’evoluzione del ruolo, e la sempre maggiore centralità che assunse negli anni successivi la fisicità nei centravanti.
Nel 1995, contro la Lazio, e nel 1996, a San Siro contro l’Hellas Verona, Weah fece due fra i gol più belli mai realizzati nel campionato italiano, entrambi segnati grazie ad una netta superiorità atletica che in quegli anni non aveva confronti nei difensori italiani ed europei.
Nel 2000 il Milan lo cedette in prestito al Chelsea, e nei due anni successivi giocò qualche partita con Manchester City, Olympique Marsiglia e Al-Jazira. Si ritirò nel 2002, a 36 anni. Tre anni dopo si candidò alla presidenza della Liberia, venendo però sconfitto al ballottaggio. Da allora fa prevalentemente politica e nel 2014 è stato eletto al Senato liberiano, dopo avere ottenuto il 78 per cento dei voti nel suo collegio.