Le novità su Paola Muraro
Il Corriere della Sera oggi racconta delle cose che – se confermate – aggraverebbero la posizione dell'attuale assessore all'Ambiente di Roma
Sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi c’è un articolo che ha a che fare con Paola Muraro, assessore all’Ambiente del comune di Roma e responsabile della gestione dei rifiuti della giunta di Virginia Raggi. Da mesi Muraro è oggetto di molte discussioni per via di un’inchiesta giudiziaria sul suo lavoro risalente a quando era consulente del comune di Roma, e di polemiche successive per il modo in cui Raggi ha gestito la notizia della stessa inchiesta. Il Corriere ha raccontato alcune novità sull’intera storia, mentre la situazione per la giunta Raggi continua a essere abbastanza precaria: mercoledì si è dimesso dal suo incarico anche Stefano Fermante, ragioniere generale del comune di Roma.
Dall’inizio, in breve
I principali giornali italiani cominciarono a parlare di Paola Muraro a fine luglio, collegandola a un’indagine dei Carabinieri relativa ad alcune presunte truffe avvenute nella gestione dei rifiuti di AMA, la società municipalizzata del comune di Roma che si occupa della rimozione della spazzatura in città. Prima di diventare assessore all’Ambiente della giunta Raggi, infatti, Muraro era stata per dodici anni consulente di AMA. Negli stessi giorni il PD cominciò a chiedere le dimissioni di Muraro dalla giunta Raggi, perché – diceva il PD – la procura di Roma aveva avviato un’indagine che riguardava alcuni impianti per il trattamento di rifiuti che l’assessore era tenuta a controllare quando lavorava come consulente. Alcuni giornalisti chiesero a Muraro se lei avesse ricevuto comunicazione da parte della procura di essere direttamente sotto indagine. Muraro rispose di no.
Il 3 settembre diversi giornali tornarono sulla storia. Confermarono i sospetti che erano circolati un mese prima e dissero che Muraro risultava indagata per abuso d’ufficio e violazioni ambientali nell’ambito del suo incarico come consulente di AMA. Secondo le ricostruzioni che vennero fatte in quei giorni, Muraro era indagata dal 21 aprile e lo aveva scoperto il 18 luglio, grazie a una sua richiesta di accesso agli atti. Pochi giorni dopo, Muraro e Raggi furono ascoltate dalla commissione parlamentare sulla cosiddetta “Ecomafia”. Entrambe spiegarono che Muraro aveva saputo di essere indagata non tramite un avviso di garanzia – cioè una comunicazione da parte della procura – ma con una richiesta di accesso agli atti, cioè un atto compiuto di sua iniziativa: «Ho solo detto che non ho mai ricevuto avvisi di garanzia, che è la verità», spiegò Muraro. Questo voleva dire che quando i giornali le chiesero delle indagini a fine di luglio, Muraro sapeva già che la procura stava indagando su di lei.
Le novità
Oggi il Corriere della Sera dice che i filoni di indagine su Muraro sono diventati due: il primo ha a che fare con il sospetto traffico illecito di rifiuti, il secondo riguarda invece l’abuso d’ufficio per le consulenze all’AMA. Paola Muraro, secondo quanto scrivono oggi i principali giornali, è indagata per abuso di ufficio con la persona che la assunse all’AMA, l’ex direttore generale della municipalizzata Giovanni Fiscon, che è anche uno dei principali imputati nel processo di “Mafia Capitale” a causa dei suoi rapporti con Salvatore Buzzi (Fiscon è stato arrestato nel dicembre del 2014).
Il Corriere dice che il pubblico ministero Alberto Galanti e il procuratore aggiunto Paolo Ielo (che indagano sugli illeciti ambientali, ma anche sulle procedure che hanno assegnato a Muraro le consulenze) hanno recuperato trenta telefonate che facevano parte dell’inchiesta “Mafia Capitale”, ma che non erano state trascritte perché considerate irrilevanti per quella indagine. Ora, invece, sono state prese in considerazione e, insieme alle verifiche degli atti sequestrati presso l’AMA, chiarirebbero meglio il ruolo di Muraro all’interno di quella stessa municipalizzata e i suoi rapporti con Fiscon nella gestione del sistema rifiuti in quegli anni. Il sospetto è che Muraro non fosse una semplice esperta «esterna» ma una dirigente favorita da Fiscon: confermerebbero dunque l’ipotesi di un abuso d’ufficio. Va precisato che, secondo quanto scrivono i giornali, le telefonate non contengono le prove di altri reati, ma sono comunque state considerate rilevanti per capire il ruolo di Muraro in tutta questa storia.
Analizzando le delibere si è scoperto che Muraro fu scelta nonostante all’interno di AMA ci fosse chi poteva ricoprire il suo stesso incarico. Il decreto legislativo del 30 marzo 2001, il numero 165, che si occupa dei dipendenti nelle amministrazioni pubbliche, all’articolo 6 dice che «per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali ad esperti di provata competenza, determinando preventivamente durata, luogo, oggetto e compenso della collaborazione». In base alla legge doveva dunque essere favorito un consulente interno piuttosto che uno esterno, come Muraro.
Non solo: il sospetto è che Muraro non fosse una semplice consulente, come previsto dagli accordi firmati, ma una dirigente che aveva la delega alla gestione dei quattro “Centri per il trattamento meccanico e biologico dei rifiuti” o “TMB”. Due sono di AMA (Rocca Cencia e via Salaria), gli altri (Malagrotta) di un consorzio che fa capo all’imprenditore Manlio Cerroni, arrestato nel gennaio del 2014. L’accusa è che Muraro abbia favorito la falsificazione dei risultati per quanto riguarda sia la quantità sia la qualità del materiale trattato. E questo per favorire le aziende di Manlio Cerroni accettando, scrive il Corriere, «che gli impianti di AMA lavorassero a regime più basso di quanto era invece possibile e consentendo così alle ditte private di poter smaltire il resto della spazzatura».
C’è poi la questione dell’accordo fatto da Fiscon per farsi assistere nei processi proprio da Muraro, in qualità di consulente. Questo accordo sarebbe illecito perché sarebbe stata AMA a pagare la consulenza di Muraro nonostante il contratto nazionale preveda che le consulenze possano essere pagate dall’azienda pubblica solo nel caso in cui si tratti di difendersi da un reato compiuto nell’esercizio delle funzioni, quindi senza il dolo.
Che cosa succederà ora non è chiaro. Il Corriere dice che «è possibile che l’assessore venga convocata al termine di queste verifiche e che anche Fiscon sia chiamato per l’interrogatorio. Ma non è escluso che si decida invece di sollecitare direttamente il giudizio, ritenendo che il quadro sia sufficiente a svolgere un processo con rito immediato. E in questo caso si dovrà vedere quali decisioni prenderà la sindaca Virginia Raggi».