Come è morta Amelia Earhart?
Alcuni sostengono di poter dimostrare che la grande aviatrice avrebbe passato i suoi ultimi giorni su un'isola deserta nel Pacifico
di Cleve R. Wootson Jr. – The Washington Post
Durante i difficili anni della Grande Depressione, negli Stati Uniti le imprese di Amelia Earhart furono uno spiraglio di luce. Earhart infranse le barriere di genere portando a termine voli in solitaria che la maggior parte dei piloti uomini non era riuscita a fare e girò gli Stati Uniti per parlare di legittimazione delle donne e del futuro glorioso dei viaggi aerei. Poi Earhart svanì nel nulla. La sua misteriosa scomparsa sull’Oceano Pacifico nel 1937 tormenta storici e alimenta teorie del complotto da decenni. Earhart fu dichiarata morta dopo che il governo americano concluse che doveva essersi schiantata da qualche parte nel Pacifico, e che il suo aereo era affondato sul fondo del mare mentre cercava di diventare la prima donna a fare il giro del mondo in aereo. Di recente, però, è ripresa a circolare una teoria alternativa che prova a spiegare cosa successe a Earhart e al suo navigatore, Fred Noonan.
Secondo Ric Gillespie, direttore dell’International Group for Historic Aircraft Recovery (TIGHAR), Earhart avrebbe passato i suoi ultimi giorni come naufraga su un’isola deserta nel Pacifico. Gillespie crede che dopo essersi ritrovata bloccata sull’isola dopo un atterraggio di fortuna, per quasi una settimana Earhart abbia usato la radio danneggiata dell’aereo per chiamare i soccorsi, prima che la marea trascinasse il suo aereo in mare. Gillespie, che è un pilota e un investigatore di incidenti aerei, ha fatto 11 spedizioni sull’isola di Nikumaroro, nell’Oceano Pacifico occidentale, e ora sta cercando di mettere insieme i soldi per organizzarne una dodicesima per sostenere la sua teoria e magari trovare l’aereo di Earhart. Il mese scorso ha postato su YouTube un video per presentare la “teoria Nikumaroro” e di recente ha scritto su Twitter: «Nuova ricerca, nuove prove, nuova comprensione». Gillespie ha però anche detto: «Verifichiamo questa ipotesi da 28 anni… questa presunta nuova teoria è in realtà la più vecchia di tutte», per poi aggiungere: «Abbiamo trovato una quantità incredibile di elementi che sostengono questa teoria».
Tra questi elementi ci sono i segnali radio inviati da Earhart per cercare aiuto, che secondo gli investigatori molto probabilmente furono diffusi da un’area vicino a Nikumaroro, ha raccontato Gillespie. Inoltre una spedizione britannica del 1937, in esplorazione sull’isola per valutare la possibilità di insediamenti umani, fece una foto a quella che secondo Gillespie è una parte del carrello d’atterraggio dell’aereo di Earhart, che spunta dagli scogli. «Su un’isola disabitata non dovrebbe spuntare niente dall’acqua», ha detto Gillespie, secondo cui un’altra prova sarebbe rappresentata dal fatto che la radio dell’aereo di Earhart non avrebbe potuto funzionare se fosse stata in acqua come si sospettava. Dopo il presunto schianto, invece, Earhart inviò segnali radio per quasi una settimana. «Earhart fece un atterraggio relativamente sicuro sull’isola di Nikumaroro e continuò a mandare richieste di soccorso via radio per sei giorni», dice Gillespie nel suo video su YouTube. «Ci sono 47 messaggi che sono stati ascoltati da operatori radio professionisti che sembrano essere credibili».
Nel 1928 Earhart divenne la prima donna ad aver attraversato in volo da sola l’Oceano Atlantico. Nove anni dopo provò a fare il giro della Terra in aereo, incontrando però delle difficoltà sull’Oceano Pacifico. Alcune persone pensano che il Lockheed Model 10 Electra di Earhart abbia esaurito il carburante e sia precipitato nel Pacifico. Altre sostengono che lei e Noonan, il suo navigatore, furono catturati dai giapponesi, che li avevano scambiati per delle spie. Ma secondo Gillespie, Earhart e Noonan riuscirono ad atterrare, feriti ma ancora vivi. Stando alla sua teoria, i due stavano cercando di fare rifornimento sull’isola di Howland, a metà strada tra le Hawaii e l’Australia. I forti venti, però, li mandarono fuori rotta e il cielo coperto ostacolò la navigazione notturna. Secondo Gillespie quando il serbatoio dell’aereo si svuotò, Earhart e Noonan avvistarono sull’isola Nikumaroro – che all’epoca si chiamava isola di Gardner – una zona dove atterrare a circa 643 chilometri a sud di Howland. L’atollo corallino ha un’ampia scogliera che rimane asciutta con la bassa marea, creando una specie di pista di atterraggio. Secondo Gillespie l’atterraggio fu difficile, ma Earhart e Noonan sopravvissero.
Basandosi sulle presunte chiamate radio di Earhart, che sono state studiate dal TIGHAR (Gillespie e sua moglie sono gli unici membri retribuiti del gruppo, che ha sede in Pennsylvania, anche se Gillespie sostiene di avere una squadra di esperti e oltre mille membri), le sue ferite furono lievi mentre quelle di Noonan furono più gravi. L’aereo aveva ancora carburante – non sufficiente per spostarsi, ma abbastanza per alimentare la batteria dell’aereo e far funzionare la radio – ha detto Gillespie, che insieme ad altri membri del TIGHAR ha studiato quanto carburante potesse trasportare, per poi calcolare quanto ne avesse consumato prima delle chiamate di Earhart.
«Era da qualche parte a chiedere aiuto», ha detto Gillespie, aggiungendo che gli operatori radio con cui ha parlato – e altri ancora citati in alcuni rapporti – erano certi di aver ascoltato la voce di Earhart. «Riconoscono la sua voce. Non hanno dubbi». Gillespie cita come prova un’intervista fatta a Betty Clank, una radioamatrice della Florida che ha detto di avere sentito Earhart e che è stata messa in contatto con il TIGHAR. «Non ha sentito solo una donna che chiedeva aiuto: c’era anche un uomo con lei e sembrava impazzito», ha raccontato Gillespie. «L’uomo stava afferrando il microfono. Aveva l’aria di essere una chiamata di emergenza».
Il video di oltre mezz’ora su YouTube mostra quanto approfondita sia stata la ricerca sull’ultimo volo di Earhart fatta dal TIGHAR. Ci sono mappe topografiche del fondale marino intorno a Nikumaroro, dettagli dei percorsi dei segnali radio, e addirittura calcoli della velocità aerea e del consumo di carburante. I membri del TIGHAR credono di aver trovato altre prove degli ultimi giorni di Earhart durante le loro spedizioni. Il Times ha scritto:
Il gruppo di Gillespie ha trovato strumenti improvvisati, resti di scarpe e rottami di un aereo, oltre a pezzi di un coltello tascabile, resti di cosmetici e frammenti ossei. Gillespie ha raccontato che degli operatori radio affidabili hanno riconosciuto la voce debole di Earhart in un messaggio circa sei ore dopo la sua scomparsa. Diceva di essere ferita, ma meno gravemente di Noonan.
Anche una casalinga texana sentì le richieste d’aiuto di Earhart su una radio a onde corte. In Florida un ragazzo annotò su un quaderno la chiamata di soccorso «molto confusa» sentita alla radio, che forse faceva riferimento a un naufragio sull’isola.
Il TIGHAR ha pubblicato le conclusioni sulla scomparsa di Earhart sul suo sito. «Earhart (e forse Noonan) sono sopravvissuti come naufraghi sull’atollo senz’acqua per un po’ di tempo, ricavando acqua potabile dalle piogge», si legge sul sito. «Catturavano e cucinavano piccoli pesci, uccelli marini, tartarughe e vongole. Amelia morì in un accampamento di fortuna nell’estremità a sudest dell’isola. La sorte di Noonan è sconosciuta». Il TIGHAR sostiene che il loro aereo sia stato trasportato nel Pacifico dall’acqua. Gillespie ha detto che durante una precedente spedizione il gruppo aveva trovato pezzi di quello che sembra essere il suo aereo. «Quello che rimane dell’Electra ora è nelle acque profonde a largo dell’estremità occidentale dell’isola», ha detto.
La teoria di Gillespie, però, ha anche dei critici. «Ogni anno o due il TIGHAR se ne esce fuori con informazioni come queste. Fateci vedere le prove per favore!» si legge in un tweet. Elgen Long, un reduce della Marina americana esperto del caso della scomparsa di Earhart, ha scritto un libro in cui sostiene che il suo aereo si sarebbe schiantato nel Pacifico per poi affondare. Long ha detto al National Geographic che il pezzo di metallo ritrovato su Nikumaroro veniva da un altro tipo di aereo. Nel 2014 Long aveva criticato Gillespie, dicendo a Justin Wm. Moyer del Washington Post che: «Non convincerai mai le persone che credono fermamente in una cosa del fatto che hanno torto. Con i fatti li si confonde e basta». Ma Gillespie, che ha definito Long «il santo patrono della teoria dello “schianto e affondamento”», ha detto al Washington Post che le scoperte scientifiche non sono mai state lineari. «È così che funziona la scienza. Si elabora un’ipotesi e si verifica se è sbagliata. Ai molti fallimenti si alterna qualche successo. Se si fanno le cose nel modo giusto si ottengono progressi… Capire le cose mi appassiona. Sono un investigatore, un detective nel profondo».
© 2016 – The Washington Post