C’è una nuova coalizione per le intelligenze artificiali
L'hanno fondata Google, Facebook, Amazon, Microsoft e IBM per rendere più trasparenti (e meno inquietanti) i loro piani sui software che pensano da soli
Facebook, Google, Amazon, Microsoft e IBM hanno fondato la “Partnership on AI”, una organizzazione senza scopo di lucro per rendere più trasparenti e comprensibili a tutti i loro lavori di ricerca sulle intelligenze artificiali (AI), settore in pieno sviluppo e sul quale ci sono grandi aspettative per le sue future evoluzioni. All’iniziativa partecipano gruppi di ricerca, esperti informatici e docenti universitari che si occupano di AI, sotto la direzione di Eric Horvitz del Microsoft Research e di Mustafa Suleyman, cofondatore di DeepMind, la divisione di Google dedicata alle intelligenze artificiali e di cui si è parlato molto prima dell’estate, quando uno dei suoi sistemi ha battuto il campione mondiale di GO, un gioco da tavola cinese molto complicato. Al momento l’unica grande società tecnologica assente dall’organizzazione è Apple, che sta valutando comunque l’opportunità di aderire in futuro.
Soprattutto per via dei racconti e dei film di fantascienza, le intelligenze artificiali nell’immaginario di molti sono legate a futuri dispostici e piuttosto inquietanti, dove l’umanità finisce assoggettata alla mente insuperabile di un computer. L’esperienza di tutti i giorni ci dice però che le cose stanno diversamente e che siamo ancora molto lontani da un software in grado di agire autonomamente, imitando il funzionamento del pensiero umano. Tuttavia, grazie alle crescenti capacità di calcolo dei processori e alla disponibilità di enormi quantità di dati, messi a disposizione dalle reti e dal modo in cui ogni persona vi accede, negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli progressi nel campo delle AI. Non esiste un computer che sa pensare e fare tutte le cose che fanno gli umani, certo, ma esistono e sono già utilizzate intelligenze artificiali specializzate in grado di eseguire compiti in determinati settori, elaborando modelli matematici per esempio per il meteo, o per fare funzionare i bot nelle chat di Messenger o nel nuovo Allo di Google.
In previsione di un’ulteriore diffusione e disponibilità di tante AI diverse tra loro, le principali aziende tecnologiche del mondo hanno pensato che una coalizione possa aiutarle a coordinare meglio la loro comunicazione, rendendo meno inquietante la prospettiva di software che sapranno fare sempre più cose, e con alti livelli di autonomia. Gli obiettivi della Partnership on AI sono due. Il primo è fare conoscere meglio al grande pubblico i principi e i sistemi che fanno funzionare le intelligenze artificiali, in vista del loro impiego in ambiti che lo riguardano direttamente in tempi brevi, come la guida autonoma dei veicoli. Il secondo punto è più politico e di immagine: dimostrare che le aziende protagoniste di questi cambiamenti collaborano tra loro per decidere codici di autoregolamentazione, anche sul piano etico, coinvolgendo filosofi ed esperti in ambito legale.
Nel corso di una conferenza stampa, Horvitz ha detto: «Il motivo per cui siamo tutti al lavoro sulle AI è perché crediamo con convinzione nelle loro capacità di trasformare il nostro mondo. L’impatto positivo delle AI dipenderà non solo dalla qualità dei nostri algoritmi, ma anche da quanto se ne discuterà pubblicamente, per assicurare che le AI siano comprese e che possano portare benefici al maggior numero possibile di persone». Alla coalizione potranno aderire anche aziende più piccole, a patto che condividano gli impegni assunti dalle società fondatrici.
Almeno per ora, Partnership on AI non intende avviare sistemi di lobby presso il governo degli Stati Uniti, lasciando l’onere alle singole società. Dal punto di vista legislativo, infatti, le AI pongono moltissimi temi che dovranno essere affrontati: dalla tutela della privacy degli utenti, i cui dati vengono usati in forma aggregata per migliorare gli algoritmi dei software, alle regole che riguardano gli impieghi delle intelligenze artificiali in vari settori, da quello dei trasporti a quello della sanità. I responsabili dell’iniziativa hanno inoltre annunciato di avere già avviato i primi contatti con OpenAI, l’organizzazione senza scopo di lucro che ha Elon Musk tra i suoi principali finanziatori, nata proprio per assicurare uno sviluppo libero e accessibile a tutti delle intelligenze artificiali.