Come diventare un po’ estoni
L'Estonia consente di ottenere una "residenza digitale" con facilità a chi voglia sfruttare servizi e facilitazioni fiscali del paese
Ottenere la residenza in Estonia è abbastanza semplice: basta pagare una tassa di 100 euro, compilare un modulo inserendo i propri recapiti e dati anagrafici e aspettare da uno a tre mesi perché la polizia faccia i controlli e la richiesta sia approvata. Però è una “residenza digitale”, ovvero una formula originale creata dall’Estonia per offrire servizi e business a cittadini stranieri semplificando alcune pratiche. Chiunque può ottenerla e per ritirare la carta d’identità digitale basta andare all’ambasciata estone nel proprio paese: dà diritto a tutti i servizi digitali di cui godono i cittadini estoni, si possono firmare contratti e documenti online, gestire un conto in banca o aprire una società. Il programma di e-Residence del governo estone, l’unico di questo tipo, è iniziato a dicembre 2014, ma ultimamente se ne sta parlando di nuovo per via degli aumenti di richieste che ci si aspetta possa avere in seguito al caso dei Panama papers e agli esiti del referendum su Brexit.
Il programma per la residenza digitale è stato aperto al pubblico il 4 dicembre 2014, dopo la sua approvazione in parlamento. Inizialmente, l’obiettivo del governo era quello di semplificare la vita a chi aveva già interessi e affari in Estonia; poi, viste le potenzialità del progetto e la necessità del paese di crescere a livello economico – l’Estonia ha avviato da molti anni un’estesissima serie di progetti di innovazione tecnologica, che a un certo punto ne suggerirono persino il soprannome E-stonia -, si decise di aprire a tutti la possibilità di registrarsi. Oggi chiunque può avere la residenza digitale e può fondare e amministrare una società online, gestire il suo conto in una banca estone (che però va aperto di persona), firmare documenti con firma digitale e pagare le tasse, sempre online. La carta d’identità digitale non può però essere utilizzata come documento di riconoscimento: non dà diritto alla cittadinanza, alla residenza fisica o fiscale, né il diritto a viaggiare o entrare in Estonia e Unione Europea.
Dal 2014 a oggi ci sono stati 12 mila iscritti al programma (per ora lontano dall’obiettivo di raggiungere i 10 milioni di iscritti entro il 2025) e secondo il direttore del programma Kaspar Korjus, il 60% di loro lo ha fatto per ragioni d’impresa. Proprio per questo, dopo il referendum su Brexit, se ne è tornato a parlare. Nelle due settimane successive all’esito del referendum che porterà il Regno Unito a uscire dall’Unione Europea, il numero di registrazioni al programma da parte di cittadini britannici è decuplicato (parliamo comunque di 616 persone). Dice Korjus che l’interesse verso il programma è soprattutto di coloro che hanno necessità di continuare a fare affari all’interno del mercato unico europeo e di utilizzare l’euro come moneta di scambio.
Inoltre, il sistema fiscale estone è ritenuto particolarmente vantaggioso per le imprese, anche se chi apre un’azienda con la residenza digitale dovrà continuare a pagare la parte di tasse anche nel paese in cui vive e produce reddito. Secondo Korjus anche lo scandalo dei Panama Papers, che ha complicato le gestioni illegali dei redditi in “paradisi fiscali”, rappresenta un’opportunità per il programma, che consente facilitazioni fiscali lecite all’interno dell’Unione Europea.