Ora i soldati di Assad hanno attaccato Aleppo via terra
Senza ottenere molto, almeno finora, ma intanto hanno bombardato altri due ospedali nella zona controllata dai ribelli
Martedì le forze militari che sostengono il presidente siriano Bashar al Assad hanno attaccato via terra alcune delle zone orientali di Aleppo, la città settentrionale della Siria diventata il simbolo della violenta guerra che si sta combattendo tra governo e ribelli. L’offensiva militare è stata annunciata dal governo di Assad per riconquistare la parte orientale di Aleppo, che dal 2012 è sotto il controllo di diversi gruppi ribelli. L’operazione annunciata martedì è stata anticipata da quattro giorni di bombardamenti con un’intensità mai vista prima, compiuti dagli aerei russi e siriani e definiti dall’Occidente e dall’ONU “crimini di guerra”.
La televisione statale siriana ha detto che le forze fedeli al regime – che comprendono quello che rimane dell’esercito di Assad e migliaia di miliziani stranieri che fanno capo alle Guardie della Rivoluzione iraniane (l’Iran è alleato di Assad) – hanno conquistato il quartiere di Farafra, vicino alla cittadella medievale di Aleppo. Tuttavia diversi account sui social media legati a combattenti dell’opposizione hanno detto che il governo sta esagerando la portata dei suoi successi, per propaganda. Il New York Times ha scritto che negli ultimi anni i ribelli hanno fortificato i quartieri orientali della città, rendendo una qualsiasi operazione militare di terra nemica molto lunga e complicata. Finora, inoltre, le forze di Assad non hanno dimostrato grande abilità a conquistare rapidamente delle ampie porzioni di territorio, nonostante il sostegno aereo della Russia.
Mercoledì mattina, ha scritto la giornalista Liz Sly sul Washington Post, i bombardamenti russi e di Assad hanno colpito i due ospedali più grandi di Aleppo, uno dei quali è anche l’unico ospedale di Aleppo orientale con un centro traumatologico. Le due strutture non sono state danneggiate irrimediabilmente e dovrebbero tornare in funzione presto, ma la loro temporanea chiusura aggraverà una situazione già vicina al collasso. Adam Sahloul, della Syrian American Medical Society (un’organizzazione no-profit che rappresenta migliaia di medici siriano-americani e che fornisce assistenza umanitaria nelle aree della Siria controllate dai ribelli), ha detto che nella parte orientale di Aleppo sono rimasti otto ospedali funzionanti su una popolazione stimata dall’ONU di 275mila persone. Basse Ayoub, un residente di Aleppo, ha raccontato al New York Times: «Ogni giorno è peggio del precedente. Ogni giorno lascio la mia casa sapendo che potrei non tornare. Tutti qui stiamo facendo la stessa cosa. Stiamo vivendo giorno per giorno».
Nelle ultime tre settimane e mezzo Aleppo è rimasta completamente accerchiata dalle truppe che sostengono Assad. I rifornimenti di cibo e medicine sono stati interrotti e il rischio è che molto presto finiscano tutte le scorte. Gli aiuti umanitari che sarebbero dovuti arrivare durante la tregua firmata da Stati Uniti e Russia – e collassata dopo solo una settimana – non sono mai arrivati e uno dei pochi convogli che avevano ricevuto l’autorizzazione dal governo siriano per avvicinarsi alle zone di Aleppo è stato bombardato dalle forze che sostengono Assad. Finora nella guerra in Siria – iniziata nel 2011 con le proteste contro il regime di Assad – sono state uccise 500mila persone, metà dell’intera popolazione siriana ha dovuto lasciare le proprie case e quasi 5 milioni di persone hanno lasciato il paese.