La costante
Francesco Totti oggi compie quarant'anni e mentre si avvicina la fine della sua carriera, scrive Francesco Costa, la cosa più bella da vedere siamo noi intorno
Francesco Totti – il capitano della Roma, uno dei più forti giocatori italiani degli ultimi decenni e uno dei campioni del mondo del 2006 – compie oggi 40 anni. Con la Roma ha giocato più di 700 partite, segnando 250 gol in Serie A e alcune altre decine in altre competizioni, e ancora lo sta facendo nonostante alla sua età la grandissima parte dei suoi colleghi abbia smesso di giocare da un pezzo. Francesco Costa ha scritto su Undici di cosa è stato Totti e di cosa sarà, «ammesso che sia questa» l’ultima stagione di Totti, una «divinità pagana». Costa scrive che per un’intera generazione di tifosi Totti è stata l’unica costante delle loro vite: «la Roma continuerà a esistere anche senza Totti», ma c’è una differenza tra la Roma – e il calcio – “con e senza Francesco Totti“.
Viviamo in un mondo incasinato e cerchiamo continuamente di trovargli un ordine catalogando le cose, suddividendo il tempo, etichettandolo, e quindi ogni generazione ha un nome, ogni cosa vecchia ha un suo ritorno inesorabile e ogni cosa nuova è una svolta, un’ondata, un cambio di paradigma: l’inizio di un’era, la fine di un’era e poi ricominciare. Spesso va a finire che esageriamo, per venderci meglio a noi stessi o agli altri, e definiamo eccezionali cose che non lo sono: il più delle volte l’ondata non è un’ondata, la svolta non è la svolta, l’era che finisce non finisce o non è mai iniziata. Spesso però non vuol dire sempre: ogni tanto un’era finisce davvero. Nello sport, inteso nel senso più globale possibile, è quello che succederà quando Francesco Totti giocherà la sua ultima stagione da calciatore.
Uno dei problemi col racconto di Totti e della sua ultima stagione – ammesso che sia questa – è che il ricorso all’epica è inutile, non funziona, perché nel suo caso è cominciato subito: Totti è diventato immediatamente re di Roma, leader supremo, divinità pagana e uno di quelli come non ce ne sono altri, aiutato dalla fascia di capitano a 22 anni, dallo Scudetto a 25 e da una città che con lui e solo con lui si è limitata a compiere soltanto la prima parte del ciclo di esaltazione e distruzione a cui sottopone tutto quello con cui viene a contatto. Non c’è niente che non sia già stato scritto, non c’è opinione che non sia diventata luogo comune; e anche per questo la storia migliore sull’ultima stagione di Francesco Totti, quella che davvero varrà la pena di raccontare, non riguarderà lui ma quelli che gli stanno intorno.