Perché i cellulari non si bloccano da soli in auto?
Migliaia di persone muoiono ogni anno in incidenti stradali per guida distratta: dove non arrivano i divieti potrebbe arrivare la tecnologia
Nel 2015 in Italia ci sono stati più di 170mila incidenti stradali, che hanno causato la morte di oltre 3.400 persone e il ferimento di 246mila, con un costo sociale stimato dal ministero dei Trasporti intorno ai 17,5 miliardi di euro. La maggior parte degli incidenti è stata causata dal mancato rispetto del codice della strada, a partire dalla violazione dei limiti di velocità e dall’utilizzo di cellulari alla guida, la cosiddetta “guida distratta”. Stabilire con certezza quanti incidenti stradali siano stati causati dall’uso degli smartphone mentre si guida è molto difficile, ma un dato dell’ISTAT aiuta comunque a comprendere l’estensione del fenomeno: rispetto al 2014, nel 2015 c’è stato un aumento del 20 per cento delle sanzioni da parte della Polizia Stradale per “l’uso improprio di telefoni cellulari” a bordo dei veicoli. Dati simili sono stati registrati in altri paesi europei e le cose non vanno meglio negli Stati Uniti, dove si discute da tempo sull’opportunità di introdurre nuove soluzioni tecnologiche per rendere inutilizzabili i cellulari mentre si sta guidando.
La causa in Texas
Il tema è stato risollevato di recente dal New York Times con un lungo articolo in cui viene analizzato lo scarso interesse, da parte dei produttori e degli operatori, ad applicare nuovi sistemi per ridurre il fenomeno della guida distratta, intervenendo sul modo in cui funzionano gli smartphone e le reti cellulari. Il tema è tornato di attualità in seguito a una causa avviata in Texas contro Apple, accusata di non avere fatto abbastanza per disincentivare l’uso dei suoi iPhone mentre si sta guidando. La vicenda è legata a un incidente stradale avvenuto su un’autostrada texana nel 2013: una donna stava guidando sul suo pick-up e intanto controllava gli ultimi messaggi arrivati sul suo iPhone, senza accorgersi di avere davanti un veicolo contro cui andò a sbattere, causando la morte di due persone e la paralisi di un bambino.
La donna fu condannata a cinque anni di carcere da scontare in libertà vigilata, ma ora le famiglie delle vittime hanno deciso di proseguire facendo causa ad Apple. La tesi dei loro avvocati è che Apple sapeva che i suoi telefoni potevano essere utilizzati per inviare messaggi anche mentre si sta guidando, e di non avere impedito che ciò avvenisse. La maggior parte degli esperti legali consultati sul caso concorda sul fatto che la causa non andrà da nessuna parte e, ad agosto, un giudice ha già dato un primo parere negativo anche perché è impossibile provare con certezza che sia stato un iPhone la causa dell’incidente.
Il brevetto di Apple
Le prove raccolte per organizzare la causa hanno comunque dimostrato che Apple e altre aziende ragionano da tempo sull’opportunità di ideare qualche sistema, su base obbligatoria o facoltativa, per limitare l’uso degli smartphone mentre si sta guidando. Apple fece domanda per il riconoscimento di un brevetto di questo tipo già nel 2008, ottenendo la sua registrazione nel 2014. Come avviene spesso, il brevetto è abbastanza vago e parla di una tecnologia per “escludere” chi sta guidando, usando sensori e altre soluzioni per consentire al sistema operativo degli iPhone di capire se il telefono sia in uso da una persona al volante. In caso positivo, le funzionalità del telefono sarebbero ridotte, escludendo per esempio la possibilità di ricevere e scrivere messaggi. Apple stessa riconosce l’importanza di questa soluzione nella descrizione del brevetto: “L’invio di SMS mentre si guida è diventato così diffuso da mettere in dubbio la capacità delle autorità di riuscire a limitare il fenomeno. Gli adolescenti sono consapevoli del rischio di scrivere SMS mentre si sta guidando, ma questa non è una motivazione sufficiente per loro per smettere di farlo”.
Non è chiaro se Apple abbia dato seguito alla sua idea sperimentandola nella pratica: soprattutto in campo tecnologico, molte aziende registrano migliaia di brevetti ancora prima di avere avviato le loro ricerche, per assicurasi di arrivare prima della concorrenza o di poter contestare tecnologie simili fatte con la stessa idea da qualcun altro, inconsapevole del brevetto. Negli Stati Uniti gli stessi operatori telefonici hanno ideato sistemi per arginare la guida distratta a causa dei cellulari, con applicazioni che per esempio sospendono la ricezione degli SMS fino a quando non vengono disattivate. Altri propongono di aggiungere una funzione simile alla modalità aereo, quella che disattiva tutte le antenne degli smartphone, sui sistemi operativi come iOS (Apple) e Android (Google) per fare in modo che il dispositivo faccia il telefono e basta: niente messaggi, niente applicazioni salvo quella del navigatore e notifiche azzerate a parte la suoneria per le chiamate in entrata.
Ding
Soluzioni di questo tipo hanno il problema di fare comunque affidamento sulla responsabilità di chi sta guidando, e molti mettono in dubbio che la soluzione possa essere un’opzione in più sul proprio telefono, da attivare prima di premere l’acceleratore. La presenza di una modalità guida, che magari viene proposta dallo stesso telefono quando si sale a bordo grazie al fatto di riconoscere la connessione Bluetooth dell’auto, sarebbe comunque meglio di niente. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno confermato scientificamente quanto sapevamo da tempo: per molte persone una notifica sullo smartphone è irresistibile, un “ding” cui non si può fare a meno e che va subito indagato. Uno studio commissionato dall’operatore AT&T – da prendere un po’ con le molle – ha rilevato che le notifiche e la conseguente visualizzazione dei contenuti coi sono legate portano a un aumento di dopamina, un neurotrasmettitore implicato nei meccanismi di stimolazione e ricompensa nel cervello. Resistere non è sempre semplice e anche le persone meglio intenzionate e disciplinate al volante finiscono per trasgredire, mettendo a rischio la loro vita e quella di chi hanno intorno.
Limiti e concorrenza
Divieti previsti dalla legge e applicazioni opzionali non sono evidentemente sufficienti per ridurre il problema, e i produttori di cellulari sono i primi a saperlo, ma anche i meno interessati a fare il passo successivo ideando limitatori che blocchino i loro dispositivi quando si guida. Dato che non c’è un obbligo di legge di questo tipo, nessuno se la sente di essere il primo a introdurre un sistema che blocchi i cellulari di chi guida con il rischio di perdere clienti in un settore altamente competitivo. Prendiamo i due principali produttori di smartphone al mondo: se Apple decidesse di introdurre un limitatore sui suoi iPhone, molti potrebbero decidere di passare a Samsung quando devono acquistare un nuovo telefono. Uno stallo di questo tipo potrebbe essere superato solo nel caso di un accordo tra produttori e operatori telefonici, tramite un consorzio o sotto la spinta di iniziative governative negli Stati Uniti e comunitarie nell’Unione Europea.
Un’iniziativa comune sarebbe inoltre l’unica vera spinta per trovare una soluzione tecnologica affidabile per fare in modo che i limitatori funzionino davvero. Al momento un sistema a prova di errore non esiste, anche se alcune piccole società ci lavorano da tempo. La statunitense Cellcontrol, per esempio, ha ideato un dispositivo che si tiene sul cruscotto dell’automobile, con sensori che rilevano la presenza di un cellulare sul sedile del guidatore, che blocca alcune funzioni dello smartphone, per esempio la possibilità di ricevere e inviare SMS. Il problema è che non sempre il dispositivo funziona a dovere e talvolta blocca anche i telefoni dei passeggeri.
14 metri
L’uso del cellulare è solo uno dei numerosi fattori che possono causare una distrazione alla guida. Cambiare stazione dell’autoradio, cambiare impostazioni del navigatore, cercare gli occhiali da sole in un portaoggetti, mangiare un panino o accendersi una sigaretta possono costituire distrazioni sufficienti per causare un incidente stradale. Chi telefona o usa il cellulare ha un rischio quattro volte superiore di causare un incidente rispetto a chi al volante guida e non fa altro. In un secondo di distrazione mentre si viaggia a 50 chilometri orari si percorrono 14 metri, sufficienti per molti imprevisti. E ne basta uno.