I due “Magnifici sette”
Un confronto tra il film nei cinema da giovedì e quello del 1960, che a sua volta era ispirato a "I sette samurai" di Akira Kurosawa
Per qualcuno I magnifici sette è un nuovo film western con Chris Pratt, nei cinema da giovedì scorso; per qualcun altro è quel bel film western del 1960 (di John Sturges, con Eli Wallach, Steve McQueen e Charles Bronson); per altri ancora che hanno visto il primo, e sanno già che nei cinema c’è il secondo, è soprattutto un dilemma. Il nuovo I magnifici sette – diretto da Antoine Fuqua, il regista di Southpaw – L’ultima sfida, Shooter e Training Day – è al livello dell’altro, di cui è un remake? O comunque vale la pena vederlo, anche solo come interessante remake?
L’idea generale della maggior parte dei più importanti critici è che I magnifici sette non sia un brutto film. Quasi nessuno dice che è bellissimo e quasi nessuno dice che è al livello del primo, ma comunque ha cose interessanti: una buona regia, dei bravi attori e un soddisfacente western contemporaneo, che ormai ce ne sono pochi. Quindi polvere, saloon, cavalli, pistole, stivali, cappelli e tutte quelle cose da western, con qualche aggiunta di cose più da film-e-popcorn. Per vederlo non serve aver visto quello del 1960 (non è che sia pieno di citazioni che rischiereste di non capire) e le storie sono simili – con una grossa differenza nelle premesse – ma non uguali. È possibile che dopo averlo visto vi venga voglia di vedere o rivedere il primo, ma questa è un’altra storia. Per capire se vale la pena vederli, abbiamo messo insieme un po’ di cose sui due film: SENZA SPOILER.