Il Canton Ticino vuole che i lavoratori svizzeri abbiano la precedenza sugli stranieri
È stato deciso con un referendum, che però difficilmente avrà conseguenze immediate: non è la prima volta che vengono votate misure del genere
Il 58 per cento dei cittadini del Canton Ticino, in Svizzera, ha votato in favore di un referendum di iniziativa popolare per dare la precedenza ai residenti nel paese nell’assegnazione dei posti di lavoro. In Svizzera un’iniziativa popolare è un sistema che i cittadini possono usare per chiedere delle modifiche della Costituzione federale o delle costituzioni cantonali: con il referendum del 25 settembre i residenti del Canton Ticino hanno approvato un’iniziativa che modificherà la Costituzione del Ticino, se approvata dal Gran Consiglio – cioè una specie di piccolo parlamento – del Ticino. L’iniziativa si chiama “Prima i nostri” e ha chiesto che nel “mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio”, cioè gli svizzeri o gli stranieri che vivono e pagano le tasse in Svizzera. In Ticino i lavoratori stranieri sono per la maggior parte italiani, residenti nelle province di Como e Varese, in Lombardia. L’iniziativa era promossa dal partito della destra nazionalista Unione Democratica di Centro (UDC) – che esiste in tutta la Svizzera – e dalla Lega dei Ticinesi, un altro partito di destra locale.
Nonostante la vittoria del sì non è chiaro se ci saranno davvero ripercussioni sul mercato del lavoro, dato che le leggi riguardanti sul lavoro sono teoricamente materia esclusiva del governo federale svizzero, quindi dell’Assemblea Federale che ha sede nella capitale Berna, spiega il Corriere della sera. Secondo il Corriere del Ticino il governo del cantone intende costruire un gruppo di lavoro per provare a integrare i risultati del referendum nella Costituzione cantonale, ma ha già detto che sarà complicato farli quadrare con le leggi federali.
L’approvazione dell’iniziativa è considerato comunque un segnale importante sul tema dell’integrazione e del lavoro. Non è la prima volta che in Svizzera viene votato un referendum molto severo sui lavoratori stranieri. I sostenitori di “Prima i nostri” per esempio chiedono ora che il governo applichi quanto già chiesto da un’altra iniziativa, in questo caso federale, votata nel 2014: “Contro l’immigrazione di massa”. Il 9 febbraio 2014 la maggioranza degli svizzeri votò in favore di questa iniziativa per limitare il numero di immigrati e lavoratori stranieri in Svizzera, e dell’iniziativa fu tenuto conto nella riscrittura dell’articolo 121a della Costituzione federale. Sia “Prima i nostri” sia “Contro l’immigrazione di massa” sono iniziative in direzione contraria all’Accordo di libera circolazione delle persone che la Svizzera ha stretto nel 2002 con l’Unione Europea.
La principale ragione per cui i ticinesi si oppongono ai lavoratori italiani non ha tanto a che fare con la disoccupazione, dato che il tasso di disoccupazione del Ticino è solo del 3,1 per cento, ma piuttosto è legata all’abbassamento dei salari, dovuto alla maggiore concorrenza sul mercato del lavoro. A Lugano, la più grande città della Svizzera italiana, il 60,4 per cento dei votanti si sono detti favorevoli all’iniziativa, mentre a Bellinzona, il centro abitato più lontano dal confine con l’Italia e quindi meno influenzato dalla presenza dei lavoratori cosiddetti “frontalieri”, i sì sono stati il 51 per cento.
L’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi ha chiesto che la Commissione europea prenda provvedimenti contro la Svizzera nel caso in cui avvenissero discriminazioni nei confronti dei lavoratori italiani. Si è votato anche per un’altra iniziativa, chiamata “Basta con il dumping salariale in Ticino” che chiedeva più misure di controllo sugli stipendi ed era promossa dal partito di sinistra Movimento per il Socialismo (MPS): è stata bocciata dal 52,4 per cento dei votanti ticinesi; il 45 per cento ha votato in favore e il 2,6 per cento si è astenuto.
Oggi gli svizzeri hanno votato anche per tre referendum federali: uno sull’iniziativa ecologista “Per un’economia verde”, uno sulla proposta dell’Unione sindacale svizzera (USS) che chiede un aumento del 10 per cento delle pensioni, e uno che riguarda la sorveglianza statale dei cittadini. Solo l’ultimo è stato approvato dai cittadini, con il 65,5 per cento di sì.