La seconda notte di proteste a Charlotte
Il governatore della North Carolina ha dichiarato lo stato di emergenza, un manifestante è gravemente ferito e ci sono stati furti e violenze in città
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 21 settembre (in Italia erano le prime ore di giovedì 22), il governatore della North Carolina, il Repubblicano Pat McCrory, ha dichiarato lo stato di emergenza per le proteste nella città di Charlotte, che hanno portato a momenti di forte tensione e a numerosi scontri con la polizia. I manifestanti – per lo più appartenenti alla comunità nera della città – hanno iniziato a protestare martedì scorso dopo l’uccisione da parte della polizia di Keith Lamont Scott, un uomo nero di 43 anni. Accusano la polizia di usare metodi violenti e spicci contro i neri e chiedono al sindaco della città di diffondere il video dell’uccisione di Scott, che dimostrerebbe la reazione eccessiva e ingiustificata dell’agente Brentley Vinson, nero di 26 anni da un paio di anni nella polizia.
Nelle proteste delle ultime ore un manifestante è rimasto gravemente ferito, secondo la polizia in seguito a una lite con un’altra persona che stava partecipando alle manifestazioni. Inizialmente era circolata la notizia che fosse morto, ma in seguito la polizia ha smentito dicendo che l’uomo si trova in ospedale e che ha riportato alcune ferite piuttosto profonde. Non è ancora chiaro quali siano state le cause della lite. Almeno altre quattro persone sono rimaste ferite lievemente negli scontri.
Oltre a marciare per le strade, i manifestanti hanno mostrato cartelli chiedendo giustizia per Scott e la diffusione del video sulla sua morte. Il sindaco Jennifer Roberts ha detto che guarderà il video, ma ha poi aggiunto di non avere ancora deciso se diffonderlo. Il capo della polizia di Charlotte Kerr Putney ha detto comunque che il video non è una prova significativa e che concorda con la ricostruzione della polizia.
Le proteste tra mercoledì e giovedì sono state nel complesso piuttosto violente. Alcuni manifestanti hanno lanciato diversi oggetti contro la polizia, compresi alcuni vasi di terracotta dell’arredo urbano, nel quartiere finanziario della città. Altri hanno rotto le vetrine di alcuni negozi e locali, danneggiando gli interni e compiendo qualche furto. Gli agenti hanno risposto con il lancio di fumogeni e hanno marciato lentamente contro i manifestanti, cercando di fermarli e di disperderli. Le due parti hanno perso e riguadagnato terreno per diverse ore nella notte, poi sono aumentati gli scontri con il lancio da parte dei manifestanti di bottiglie di vetro, almeno una molotov e altri oggetti. La polizia ha risposto sparando alcuni colpi a salve che ha fatto temporaneamente disperdere parte dei manifestanti.
La polizia di Charlotte sostiene comunque di avere seguito le procedure nel caso di Scott, ucciso mentre gli agenti erano alla ricerca di un altro uomo. È stato visto uscire dalla sua automobile con un’arma in mano, poi è tornato a bordo, nonostante avesse già ricevuto dalla polizia la richiesta di lasciare a terra l’arma; mentre stava uscendo nuovamente dal veicolo, la polizia è intervenuta sparando nella sua direzione, perché “rappresentava una concreta minaccia”. Secondo la figlia di Scott, le cose sono andate diversamente: Scott stava leggendo un libro in attesa dell’arrivo dello scuolabus con a bordo suo figlio. Il video della sua uccisione potrebbe chiarire diversi aspetti del caso.
La vicenda di Charlotte si inserisce nella lunga serie di violenze e uccisioni di neri da parte della polizia in diverse città degli Stati Uniti. Gli agenti sono accusati di usare metodi violenti nei confronti dei neri, e di essere più indulgenti con i bianchi in molte occasioni. In altre città degli Stati Uniti sono stati organizzati sit-in e manifestazioni in segno di solidarietà con Charlotte.