Degli italiani rapiti in Libia si sa ancora poco
Sembra siano ostaggi di criminali comuni, ma le ricerche sono rese più difficili dalla complicata situazione libica
Lunedì tre persone, due italiani e un canadese, sono stati rapiti a Ghat, una città nel sud-ovest della Libia. Nonostante i tentativi di individuare e contattare i rapitori, finora le ricerche non hanno portato a risultati positivi. Martedì il sindaco di Ghat ha detto che gli ostaggi erano stati portati poco distanti dal luogo del rapimento, ma non sono stati diffusi altri dettagli. Non si hanno nemmeno conferme sull’identità dei rapitori, anche se Hassan Osman Eissa, un membro del consiglio cittadino sentito da Associated Press, ha detto che sono criminali comuni conosciuti dalle autorità locali e che già in passato avevano compiuto furti di vario tipo.
Sembra quindi che le tre persone rapite non siano nelle mani di gruppi terroristi internazionali. La situazione rimane però molto complicata, visto il caos che sta attraversando la Libia e la difficoltà di trovare un unico interlocutore con cui parlare: la Stampa scrive per esempio che l’intelligence italiana sta lavorando insieme agli interlocutori istituzionali libici, ma alle ricerche stanno partecipando anche squadre di volontari armati che rifiutano la collaborazione con il governo di unità nazionale libico, quello riconosciuto dall’ONU e anche dall’Italia.
I due italiani rapiti si chiamano Danilo Calonego e Bruno Cacace, entrambi dipendenti di una società italiana che si occupa della manutenzione all’aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos. con sede a Mondovì, in provincia di Cuneo. Fiorenza Sarzanini ha scritto sul Corriere che la società non avrebbe informato il ministero degli Esteri italiano della sua presenza in Libia, nonostante le ripetute richieste del governo a tutte le aziende nazionali operanti in territorio libico. Sarzanini ha scritto: «L’irritazione del governo italiano dopo il sequestro di Danilo Calonego e Bruno Cacace filtra in maniera evidente, soprattutto tenendo conto che altri due dipendenti della stessa Conicos erano stati rapiti nel 2011 e dunque era chiaro quale fosse il livello del rischio». Repubblica ha aggiunto, citando fonti vicine all’azienda, che fino a due giorni fa i due italiani avevano una scorta armata – probabilmente una misura adottata dalla stessa azienda per cui lavoravano – poi tolta perché la zona di Ghat era ormai ritenuta sicura.
Ghat si trova nella regione del Fezzan, a pochi chilometri dal confine con l’Algeria. Non è generalmente ritenuta una zona ad alto rischio: la polizia libica dice che in quella zona non c’è lo Stato Islamico ma ci sono comunque diversi gruppi e milizie che competono tra loro.