A San Marino si discute di aborto
Da quelle parti è illegale: ora il Parlamento locale ha approvato tre istanze sulla depenalizzazione, in alcuni casi particolari
Martedì 20 settembre il Consiglio Grande e Generale di San Marino, cioè il Parlamento, ha approvato tre delle cinque Istanze d’Arengo sulla depenalizzazione dell’aborto in alcuni casi particolari. Le Istanze d’Arengo sono una delle tre forme di democrazia diretta previste dall’ordinamento della Repubblica di San Marino e corrispondono a quelle che in Italia sono le proposte di legge di iniziativa popolare.
Il Consiglio ha anche approvato l’ordine del giorno del Movimento dei Democratici di Centro, partito di ispirazione cattolica, che impegna il governo ad aggiornare la normativa attuale in materia di aborto partendo però dal presupposto della «tutela della vita dal suo inizio» e a «modificare la normativa per dare maggior sostengno alla madre in gravidanza corrispondendo una assegno di mantenimento in assenza di mezzi economici». L’approvazione delle istanze non significa ancora che la depenalizzazione dell’aborto in alcuni casi speciali sia diventata legge: l’aborto nella Repubblica di San Marino è illegale, punito con il carcere e con pene che possono arrivare fino a 3 anni. La situazione è complicata dal fatto che il prossimo 20 novembre a San Marino ci saranno le elezioni e questo potrebbe ritardare ulteriormente la discussione.
Gli articoli 153 e 154 del codice penale di San Marino condannano alla prigione ogni donna che sceglie di interrompere la gravidanza, ma anche ogni persona che la aiuta o che esegue materialmente l’aborto. Le donne che vogliono abortire possono semplicemente superare i confini della Repubblica ed entrare in Italia. Poiché poi è garantito l’anonimato, perseguire una donna che ha abortito fuori da San Marino è molto complicato. L’unico caso in cui l’aborto non viene considerato reato è quando c’è un reale pericolo di vita della donna e sono dunque concessi permessi per il principio di necessità: nella legge non sono però previste esplicite eccezioni. San Marino resta dunque uno dei paesi europei – con la Città del Vaticano, il Lussemburgo, l’Irlanda e Malta – in cui abortire non è consentito o è molto complicato.
Nella riunione del Consiglio Grande e Generale sono passate tre delle cinque Istanze d’Arengo grazie ai voti favorevoli dei socialisti e dei democratici. Sono stati contrari i Democratici di Centro (DC), Alleanza Popolare e l’Unione per la Repubblica, partito di ispirazione cristiano democratica. La prima istanza, approvata con 29 voti favorevoli e 23 contrari, chiede la depenalizzazione dell’aborto in caso di gravi rischi di salute per la donna. La seconda, passata con 28 voti favorevoli e 25 contrari, ammette l’interruzione di gravidanza per le donne vittima di violenza sessuale e la terza (27 sì e 25 no) vuole la depenalizzazione in caso di rischi di gravi patologie e malformazioni per il feto. Non sono state approvate le istanze sulle minorenni e sulle donne che si trovano in condizioni di emarginazione e disagio sociale.
Dopo i voti, le associazioni cattoliche e le diocesi locali – che nelle scorse settimane avevano lanciato una campagna anti-abortista – hanno diffuso un comunicato nel quale dicono di aver «accolto con vivo rammarico l’accoglimento di tre istanze. La speranza era di celebrare un salto in avanti verso una forma di civiltà più alta e più rispettosa della identità di San Marino, piuttosto che l’omologazione a modelli imposti da altri Stati. Questo risultato ci spinge con ancora maggiore determinazione per una presenza costante e attiva nel dibattito pubblico in San Marino, al fine di portare un contributo teso a riaffermare la dignità e l’inviolabilità della vita dal concepimento fino al suo termine, per la promozione di una cultura della vita alternativa alla cultura dello scarto».