Tre attacchi in due giorni negli Stati Uniti
Cosa sappiamo delle bombe a New York e nel New Jersey, e dell'attacco in Minnesota rivendicato dallo Stato Islamico
Sabato sera intorno alle 20.30 una bomba rudimentale è esplosa a New York, nel quartiere di Chelsea, a Manhattan, ferendo in modo non grave 29 persone; tre ore dopo, poco distante, una seconda bomba contenuta in una pentola a pressione è stata trovata e rimossa dalla polizia. Questi due sono stati gli episodi più raccontati delle ultime ore ma poche ore prima della bomba a New York, un ordigno artigianale contenuto in un tubo di metallo era esploso in New Jersey, a Seaside Park, senza causare feriti, e domenica pomeriggio un uomo ha ferito otto persone con un coltello in un centro commerciale di St. Cloud, in Minnesota. Lunedì mattina intorno all’una, infine, una bomba è esplosa a Elizabeth, in New Jersey, mentre la polizia cercava di disinnescarla usando un robot controllato a distanza. Lunedì l’FBI ha prima diffuso la foto e l’identità di un uomo ricercato per il suo sospetto coinvolgimento nell’esplosione di New York e del New Jersey, poi lo ha trovato e arrestato: si chiama Ahmad Khan Rahami, ha 28 anni, è cittadino statunitense di origine afghana.
Ahmad Khan Rahami is wanted in connection with Chelsea, NYC bombing. Please call 1-800-577-TIPS or 1-800-GIVE-TIP. pic.twitter.com/iBZ6t78T6d
— Archive: Governor Andrew Cuomo (@NYGovCuomo) September 19, 2016
L’attacco in Minnesota, che si è concluso con la morte dell’assalitore, è stato rivendicato invece dallo Stato Islamico (o ISIS). Su tutti gli attacchi sono in corso le indagini: non è chiaro se siano collegati tra loro ma sembrano esserci somiglianze almeno tra le due bombe del New Jersey e le due di New York. Come ha scritto NBC, al momento la preoccupazione della polizia è che ci possa essere una cellula terroristica attiva nella zona di New York e del New Jersey. Per quanto riguarda le rivendicazioni, bisogna tenere presente che normalmente lo Stato Islamico non rivendica un attentato finché il suo autore è ancora vivo o ricercato dalla polizia.
Le bombe a New York
La prima è esplosa sabato sera intorno alle 20.30 ora locale all’incrocio della 23esima strada con la Settima Avenue, nel quartiere di Chelsea, a Manhattan. L’esplosione è stata piuttosto violenta e ha ferito 29 persone, che domenica sono però state tutte dimesse dall’ospedale e non sono in condizioni preoccupanti. La bomba si trovava in un bidone dell’immondizia, secondo la polizia era un ordigno rudimentale. La seconda bomba è stata trovata poche ore dopo a quattro isolati di distanza, sulla 27esima strada: l’esplosivo era contenuto in una pentola a pressione piena di chiodi e bulloni, collegata a un telefono cellulare e avvolta in un sacchetto di plastica; la polizia ha rimosso la bomba trasferendola in un’area sicura dove è stata fatta esplodere.
https://twitter.com/NYCityAlerts/status/777365213914001409?ref_src=twsrc%5Etfw
Domenica la polizia ha confermato che le due bombe di New York erano state fabbricate in modo simile: erano entrambe contenute in pentole a pressione ed erano riempite di detriti metallici per amplificare i danni dell’esplosione. L’FBI ha confermato domenica di aver fermato un’auto nell’ambito delle indagini sulle due esplosioni, ma di non aver ancora formalmente accusato nessuno. Secondo alcune fonti di polizia sentite dal New York Times, nell’auto fermata si trovavano cinque persone, la maggior parte delle quali appartenenti alla stessa famiglia, che sono state trasferite in un ufficio dell’FBI per essere interrogate. Il New York Post, un tabloid spesso poco affidabile ma con molte fonti nella polizia, ha scritto che nel sacchetto che conteneva la seconda bomba è stata trovata anche una lettera scritta “parzialmente” in arabo. La notizia è stata ripresa molto dai giornali italiani, ma per ora non è stata confermata ufficialmente né dai maggiori giornali statunitensi. L’attacco a New York non è stato per ora rivendicato da nessuno.
Le due bombe in New Jersey
La prima delle due bombe è esplosa sabato mattina intorno alle 9.30 a Seaside Park, in New Jersey: si trovava in un cestino dell’immondizia lungo il tracciato di una gara di corsa di beneficenza, ma non ha causato feriti. Nel cestino dell’immondizia, ha detto la polizia, erano presenti anche altre bombe collegate tra loro che non sono però esplose: si trattava di ordigni rudimentali, contenuti in tubi di metallo. La seconda bomba, invece, è esplosa lunedì mattina vicino alla stazione della città di Elizabeth intorno all’una, mentre un robot della polizia stava cercando di disinnescarla: l’area era già stata evacuata e messa in sicurezza dopo la segnalazione di due passanti che avevano visto “tubi e fili” in un cestino della spazzatura. Anche la seconda esplosione non ha causato feriti o danni significativi. La bomba era contenuta in uno zaino insieme ad altri 4 apparecchi esplosivi artigianali simili a quelli trovati a Seaside Park, che non sono però esplosi.
#BREAKING video shows moment bomb robot accidentally detonated device found @ Elizabeth NJ train station. @PIX11News pic.twitter.com/xfO97F2ebm
— Anthony DiLorenzo (@ADiLorenzoTV) September 19, 2016
Il governatore del New Jersey Chris Christie, domenica, ha detto che non ci sono altri modi di definire la bomba di Seaside Park se non “terrorismo”, spiegando comunque che le indagini erano ancora in corso e non erano stati fatti arresti. Le indagini sulle esplosioni di New York e del New Jersey verranno condotte dall’FBI, che ha portato tutti i resti delle bombe nel suo centro di Quantico, in Virginia.
L’attacco in Minnesota
Sabato sera un uomo vestito con la divisa di una società privata di sicurezza ha ferito con un coltello otto persone in un centro commerciale di St. Cloud, città a circa cento chilometri da Minneapolis, la capitale del Minnesota. L’uomo, che prima di attaccare aveva fatto qualche riferimento ad Allah e aveva chiesto a una persona se fosse di fede musulmana, è stato ucciso poco dopo da un poliziotto fuori servizio che si trovava per caso sul posto.
Domenica pomeriggio Amaq, l’agenzia semi-ufficiale dello Stato Islamico, ha rivendicato l’attacco, che per ora è l’unico di quelli avvenuti in questo fine settimana ad essere stato rivendicato. Amaq ha rivendicato l’attacco usando una formula particolare: ha definito l’assalitore un “soldato dello Stato Islamico” che ha compiuto l’attacco “rispondendo alla chiamata” fatta dai leader dell’ISIS per colpire gli stati che stanno bombardando le milizie dello Stato Islamico in Siria e Iraq. Questo tipo di rivendicazione è stato usato in passato in occasione di attacchi compiuti da “lupi solitari”, cioè che non sono stati organizzati direttamente dalla leadership dell’organizzazione.
L’FBI ha chiamato l’attacco di St. Cloud un “potenziale atto di terrorismo” e il capo della polizia locale William Blair Anderson ha detto domenica di non aver ancora elementi che potessero suggerire legami diretti dell’assalitore con il terrorismo internazionale. Secondo lo Star Tribune, un giornale di Minneapolis, l’attentatore si chiamava Dahir A. Adan, aveva 22 anni, era nato in Kenya ma era cresciuto negli Stati Uniti. Dahir Adan stava per cominciare il suo terzo anno come studente alla St. Cloud State University.
Gli attacchi sono collegati?
Per il momento non ci sono grandi elementi che suggeriscano che gli attacchi in Minnesota, New Jersey e New York siano collegati tra loro, e a parte la rivendicazione dello Stato Islamico per l’attacco in Minnesota non sono state fatte altre rivendicazioni. La polizia e le istituzioni sono state tutte molto caute nel parlare degli attacchi a New York e in New Jersey, cercando di non trarre conclusioni affrettate e sforzandosi di non parlare di terrorismo internazionale (de Blasio, per esempio, ha detto che non si possono escludere “motivazioni personali” per gli attacchi di New York). Scrive il New York Times, tuttavia, che dopo le prime indagini sembra che la polizia abbia almeno parzialmente cambiato idea sulla possibilità che ci siano legami tra le bombe di New York e del New Jersey, anche se non sono state fatte dichiarazioni pubbliche a questo proposito.