Su internet è quasi tutto blu
Perché nei siti che usiamo di più il blu è presente più di ogni altro colore
di Caitlin Dewey – The Washington Post
Non so su che sito abbiate impostato l’homepage del vostro browser, ma sono pronta a scommettere: qualsiasi sia il sito e chiunque voi siate, c’è del blu. È la prima cosa di cui si è accorto il graphic designer Paul Hebert quando di recente ha iniziato a esaminare la gamma di colori dei siti più importanti al mondo. Nei dieci siti più popolari a livello globale, infatti, le sfumature di blu e turchese superano gli altri colori di due volte. Ovviamente si tratta di un campione piccolo – nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, su internet si stima ci siano 4,7 miliardi di pagine – ma sufficiente per spingere la versione americana di Wired a nominare il blu «il colore più popolare di internet» e a confermare una vecchia osservazione che circola nel mondo del web design. Su internet, è tutto blu: ci sono homepage e finestre blu. Il blu è il colore di Facebook, Reddit, Twitter, Tumblr, LinkedIn, Microsoft, WordPress, Pandora, del sito della Casa Bianca e anche del Post, tra gli altri.
Per dire di quanto ormai ci è familiare questa cosa: riuscite a riconoscere quale sfumatura di blu usa ognuno dei siti qui sotto? Per avere la risposta, basta evidenziare il testo in bianco in ogni didascalia, cliccando dentro la foto.
La domanda è: perché? Come siamo arrivati al dominio del blu che Herbert è riuscito a quantificare e che molte altre persone hanno osservato? Non esiste un’autorità centralizzata di web design che imponga cose di queste tipo.
Mark Zuckerberg ha detto di aver scelto il blu per Facebook perché ha un daltonismo con insensibilità al rosso e al verde. Google ha raccontato che il blu era il colore che funzionava meglio nei test di tipo A/B. La ragione fondamentale potrebbe essere che il web design, come l’arte, imita la vita, e nella vita reale preferiamo il blu. Ci sono diverse prove che lo fanno pensare, abbastanza da chiedersi perché i coraggiosi progettisti di Yelp, Instagram e Snapchat abbiano optato per un colore diverso. Ripetuti sondaggi a livello globale hanno scoperto che il blu è il colore che più spesso sia uomini che donne preferiscono, più o meno indipendentemente dal loro paese. Sia in laboratorio che nei test A/B, i soggetti associano il blu a un senso di fiducia e affidabilità, il che potrebbe spiegare perché il blu è una presenza fissa in molti dei tasti “log-in” e “acquista” dei siti su internet.
In uno studio del 2011, alcuni ricercatori della Loyola University Chicago e della University of Massachusetts Amherst hanno chiesto a 279 studenti di guardare i diversi loghi di un’azienda fittizia – identici l’uno con l’altro a eccezione del colore, che variava – per poi esprimere la loro percezione dell’azienda. L’azienda con il logo bianco è stata vista come sincera, il logo rosso è stato associato all’entusiasmo, mentre l’azienda con il logo blu è stata giudicata di gran lunga la più competente. Capire il motivo per cui facciamo queste associazioni è ovviamente un po’ più complicato ed è oggetto di teorie diverse. Se da una parte c’è indubbiamente una componente culturale (una cosa che Herbert ha in programma di esplorare in futuro), alcuni scienziati credono che ci sia anche una «preferenza naturale e universale per il blu» che può essere spiegata dagli uomini delle caverne, dalla ricerca del cibo e dall’evoluzione dei ricettori dei colori dell’occhio.
Indipendentemente da quali siano le spiegazioni esatte, il blu è ormai così diffuso da essere probabilmente diventato difficile da respingere. Anche i “nuovi” colori di moda su internet tendono a essere versioni e sfumature di blu. Quando devono progettare un nuovo sito e si guardano intorno in cerca di un’ispirazione, i web designer vengono inevitabilmente sommersi da una marea di blu. Il blu si rinforza e replica se stesso: ormai è tardi per vedere il viola, il grigio o il verdognolo dominare internet. Personalmente, la cosa non mi dispiace: il blu è un bel colore. Ma non è strano che il profeta più acuto del futuro del web design siano stati gli Eiffel 65?
© 2016 – The Washington Post