Due navi di aiuti proveranno a raggiungere Gaza
Sono partite mercoledì da Barcellona, a bordo ci sono solo donne (tra cui un premio Nobel per la Pace) e dovrebbero arrivare a destinazione a inizio ottobre
Un gruppo di attiviste internazionali – solo donne – è partito mercoledì dal porto di Barcellona, in Spagna, per raggiungere Gaza, con l’obiettivo di portare aiuti umanitari rompendo il blocco imposto da Israele. Le attiviste viaggeranno su due navi – Amal e Zaytouna – ciascuna con 11 donne a bordo e il loro arrivo a Gaza è previsto per inizio ottobre. A bordo ci sono anche personalità pubbliche, tra cui Malin Björk, europarlamentare svedese di sinistra, Mairead Corrigan, pacifista britannica e premio Nobel per la pace nel 1976 e Rosana Pastor, deputata del partito politico spagnolo Podemos. Alla partenza delle navi dal porto di Barcellona era presente anche la sindaca della città, Ada Colau, del partito Barcelona en Comú (collegato a Podemos). La missione – chiamata “Mujeres Rumbo a Gaza” – ha una pagina Facebook sulla quale verranno pubblicati le novità e gli aggiornamenti.
Un video di presentazione della missione pubblicato sul sito di “Mujeres Rumbo a Gaza”
Zohar Chamberlain Regel, una portavoce dell’iniziativa, ha spiegato che la flotilla sta trasportando cibo e medicine da distribuire agli abitanti di Gaza, ma «principalmente stiamo portando un messaggio di pace e solidarietà, perché pensiamo che gli abitanti di Gaza vogliano questo prima di tutto il resto». L’esito della missione non è scontato, visti gli episodi passati simili. L’ultima volta che la flotilla “Mujeres Rumbo a Gaza” tentò di avvicinarsi a Gaza, nel 2015, fu fermata dalla marina israeliana, che la dirottò verso il porto israeliano di Ashdod. L’incidente più grave e noto si verificò però nel 2010, quanto una flotilla turca cercò di rompere il blocco imposto da Israele per raggiungere la Striscia: un commando di soldati israeliani si fece calare a bordo della nave da un elicottero militare e uccise 10 attivisti. L’episodio causò una grossa crisi nei rapporti diplomatici tra la Turchia e Israele; le relazioni tra i due paesi hanno cominciato a ristabilizzarsi solo quando nel 2013 il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è scusato con Recep Tayyip Erdoğan (allora primo ministro turco, oggi presidente).
La Striscia di Gaza è un’area separata dal resto degli altri territori palestinesi più grandi ed è quindi una cosa diversa dalla Cisgiordania, che fa parte della regione storico-geografica della Palestina. Israele ha occupato la Striscia di Gaza per quasi 40 anni, dalla fine degli anni Sessanta fino al 2005, con modalità simili a quelle applicate in Cisgiordania. A decidere di andarsene dalla Striscia fu l’allora primo ministro Ariel Sharon, un ex militare e politico di destra noto per essere stato molto duro con i palestinesi. Il governo della Striscia fu lasciato all’Autorità Palestinese, sotto il controllo dei moderati di Fatah, organizzazione politica fondata alla fine degli anni Cinquanta e con sede a Ramallah, in Cisgiordania. Dal 2007 a controllare la Striscia è però Hamas, che dopo avere vinto le elezioni locali ha cacciato Fatah con la forza: da allora Israele ha imposto un blocco – un embargo – molto serrato nei confronti della Striscia di Gaza. L’obiettivo israeliano è verificare che non siano portati a Gaza materiali e sistemi necessari per montare e utilizzare i razzi che i gruppi armati lanciano verso il suo territorio: spesso con questo criterio vengono bloccati anche materiali che si prestano a usi civili, come per esempio quelli edili.