La morte di Tiziana Cantone
Una trentunenne di Napoli si è uccisa dopo la pubblicazione online di video privati senza il suo consenso, che sono diventati meme, insulti e prese in giro
Aggiornamento del 15 settembre 2016, ore 15:00
L’agenzia di stampa ANSA, Il Mattino e altre testate segnalano che quattro persone risultano essere indagate per diffamazione, nella vicenda di Tiziana Cantone. Sarebbero state iscritte nel registro degli indagati lo scorso anno, in seguito a una denuncia presentata dalla stessa Cantone dopo la diffusione di alcuni video privati. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli, Fausto Zuccarelli, e dal sostituto procuratore Alessandro Milita, che nell’ottobre del 2015 avevano raccolto le prime testimonianze di Cantone.
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Tiziana Cantone, una donna di 31 anni originaria di Napoli, si è suicidata martedì 13 settembre, apparentemente per le conseguenze che aveva avuto sulla sua vita la pubblicazione e diffusione online – iniziata nella primavera del 2015 – di alcuni video privati che aveva girato durante rapporti sessuali con un uomo. Cantone, dopo essersi trasferita fuori dalla Campania per diverso tempo, da alcuni mesi viveva a Mugnano, poco fuori Napoli.
Della storia di Tiziana Cantone si era cominciato a parlare prima dell’estate del 2015, quando uno dei video che aveva girato (sei in tutto, secondo i giornali) e in cui la si vedeva fare del sesso orale con un uomo era circolato moltissimo online, su WhatsApp e su diversi siti di video porno. Il video era stato girato con il suo consenso dall’uomo che si vede nel video con lei (secondo Fanpage questa circostanza è riportata anche in successivi atti giudiziari) ed era stato poi diffuso online probabilmente da lui. Il video era diventato anche oggetto di parodie e scherzi: erano state aperte pagine su Facebook per parlarne, giravano dei meme e altri video di presa in giro di Cantone. Nel video, infatti, Cantone si vedeva bene in volto e in molti casi il suo nome veniva citato esplicitamente nel titolo.
Anche diversi giornali e siti online avevano raccontato la sua storia indicando il suo nome e cognome e diversi particolari del video, spesso trattando la storia come quella di un qualsiasi video-virale-del-momento. Molti articoli e pagine sono state cancellate o rimosse, ma se ne trova traccia facendo ricerche su Google. Il Fatto Quotidiano, per esempio, aveva parlato del video in un articolo del maggio 2015 scrivendo di “Magliette, video parodia e pagine facebook (sic) dedicate: lei Tiziana Cantone, il nuovo idolo del web”. Nell’articolo, il Fatto si chiedeva se si trattasse di “Rivendicazione di un amante o marketing di una futura pornostar?” e concludeva – dopo aver raccontato dei gadget sul film porno che si potevano comprare online – che “L’unica cosa certa è che al momento la ragazza è sulla cresta dell’onda” (ora il Fatto Quotidiano ha sostituito l’articolo con un editoriale di scuse del direttore Peter Gomez). Anche altri siti di news online avevano dato spazio alla storia del video di Cantone, raccontandone i dettagli o facendo ricerche per rintracciare il presunto fidanzato di lei (che nel video viene definito dall’uomo “cornuto”).
Sulle diverse pagine che si erano occupate del video, Cantone veniva spesso insultata e derisa. Oggi i giornali raccontano che per questo aveva deciso di lasciare il suo lavoro e la sua città, Casalnuovo di Napoli, per passare qualche mese in Toscana lontano da conoscenti, amici e altre persone che avrebbero potuto riconoscerla. Dopo la pubblicazione del video Cantone aveva sofferto di depressione e altri gravi disturbi emotivi, decidendo di tornare a Napoli solo recentemente ma spostandosi in una nuova casa a Mugnano. Secondo Fanpage, che cita alcuni passaggi della denuncia presentata contro chi aveva diffuso i video, Cantone aveva già tentato almeno una volta di uccidersi, soffriva di attacchi di panico e non usciva più di casa tranquillamente.
Nel frattempo aveva chiesto la rimozione da Internet delle diverse copie del suo video e delle pagine che ne parlavano su Facebook e altri social network, ottenendola a inizio settembre. Diversi giornali riportano che nella sentenza Cantone era stata obbligata a pagare le spese legali, perché sarebbe stata “consenziente”, aveva cioè accettato che venisse girato un video dei suoi rapporti sessuali. Il Messaggero riporta che la ragazza è stata condannata a pagare 3.645 euro a ciascuna delle società a cui aveva chiesto la rimozione del video: Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas. In tutto, i giornali scrivono che Cantone avrebbe dovuto pagare circa 20 mila euro di spese legali e scrivono che, secondo la madre, questa sarebbe stata una delle ragioni ad averla spinta al suicidio. Secondo il Corriere della Sera, oltre alle indagini ancora in corso sulla diffusione del video, ora la procura di Napoli ha aperto anche un’indagine per istigazione al suicidio.